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12.12.2024

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Allarme dei vescovi africani: «Il Niger non sia una nuova Libia»
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14 Agosto 2023

Allarme dei vescovi africani: «Il Niger non sia una nuova Libia»

Attenzione a non innescare una «possibile seconda Libia». Lo hanno scritto nero su bianco in un comunicato i vescovi della Conferenza Episcopale di Burkina Faso-Niger, posti davanti alla possibilità di un’escalation di guerra nell’area africana del Sahel con il coinvolgimento della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) che si è attivata per fare pressioni sulla giunta militare che ha rovesciato il presidente del Niger Mohamed Bazoum il 26 luglio 2023.

Il 10 agosto, l’Ecowas ha ordinato «l’attivazione immediata» della sua forza di intervento, al fine di «ripristinare l’ordine costituzionale» in Niger e restaurare Mohamed Bazoum. Il presidente ivoriano Alassane Ouattara ha rincarato la dose aggiungendo che l’operazione dovrebbe iniziare «il prima possibile», pur lasciando la porta aperta a una soluzione pacifica della crisi. Anche se, per ora, sembra che si stia prendendo tempo.

«La storia dei popoli ci insegna che la violenza non risolve nessun problema, nemmeno quello che l’ha provocata», hanno dichiarato il 9 agosto i vescovi dell’Africa occidentale, opponendosi nettamente all’intervento militare in Niger. «Il terrorismo ha già un macabro tributo di vedove, orfani, sfollati, affamati, mutilati, ecc. La gente non si aspetta che le istituzioni regionali, africane e di altro tipo aumentino questo tributo». Come notavamo in apertura dell’articolo, i vescovi di Burkina Faso-Niger hanno richiamato, non a caso, ciò che è accaduto in Libia nel 2011, quando sull’onda della “Primavera araba”, la NATO guidata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito ha mosso guerra al regime del colonnello Gheddafi in Libia, alle prese con una ribellione. La caduta del regime ha portato alla disgregazione di questo Paese, con drammatiche ripercussioni per l’intero Sahel: i nazionalisti tuareg, tenuti fino a quel momento a bada da Gheddafi, sono entrati in guerra in Mali, i gruppi islamisti si sono infiltrati, mentre l’importante arsenale militare libico si è disperso nella regione. La Libia è una delle radici del caos attuale, e i vescovi non l’hanno dimenticato.

Chi sta soffiando sul tizzone africano dopo il putsch del 26 luglio in Niger? Due Paesi in particolare sembrano caldeggiare l’intervento dell’Ecowas. Innanzitutto, come accadde per la Libia, è la Francia, che peraltro ha 1.500 uomini di stanza in Niger, che certamente ha vissuto come una catastrofe il rovesciamento del presidente Mohamed Bazoum per una serie di interessi economici e strategici (su tutti le importazioni dell’uranio necessario al funzionamento delle sue centrali elettiche). Infatti, come temuto a Parigi, i nuovi padroni di Niamey si sono affrettati a denunciare gli accordi di difesa che legavano il loro paese alla Francia. Ma anche Washington teme molto l’influenza russa su un Paese, il Niger appunto, che è parte integrante e importante della sua proiezione africana e perché teme il dilatarsi dell’influenza russa sulla regione.

L’offensiva dell’Ecowas, se si realizzasse, dovrebbe quindi essere guidata dall’esercito della Nigeria, forte di 150.000 uomini, con il supporto di truppe dal Senegal, dal Benin e dalla Costa d’Avorio. È soprattutto Parigi che spinge per la prova muscolare, come fu appunto in Libia nel 2011, mentre Washington sembra meno convinta, almeno per ora. Nel frattempo Mali e Burkina Faso, al contrario, si sono detti pronti a difendere il Niger, con l’appoggio dell’Algeria (e della Russia).

La prospettiva di una guerra africana ad ampio spettro è dietro l’angolo, con aggravanti di conflitti religiosi perché una nuova guerra sarebbe un regalo per i jihadisti, contro i quali i paesi dell’ECOWAS sono già in guerra. In Niger i cristiani sono solo l’1% di una popolazione unanimemente islamica, in Nigeria, paese che guiderebbe l’offensiva Ecowas, nel nord, a maggioranza musulmana, dilaga la setta jihadista di Boko Haram che potrebbe sfruttare l’occasione per gettare ulteriormente nel caos il Paese.

Quello dei vescovi delle Conferenze Episcopali Unite dell’Africa Occidentale sembra davvero un allarme rosso: «insistiamo con la CEDEAO/ECOWAS e l’Unione Africana, per affermare che qualsiasi intervento militare in Niger in questo momento complicherebbe la situazione delle popolazioni del Niger e della sub-regione più di quanto porterebbe loro delle soluzioni». Speriamo non resti un grido nel deserto, altrimenti avremo un altro pezzo di quella terza guerra mondiale a pezzi di cui parla spesso Papa Francesco.

(Immagine: screenshot canale Youtube)

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