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Amare la Francia
NEWS 30 Ottobre 2020    di Redazione

Amare la Francia

Per gentile concessione del direttore di France Catholique, Aymeric Pourbaix, pubblichiamo una nostra traduzione integrale dell’articolo “Aimer la France” che è stato pubblicato sul sito della rivista francese mercoledì 28 ottobre, prima della tragedia di Nizza.

La vittoria contro l’islam politico, afferma il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, sarà possibile solo «riaffermando la nostra cultura nazionale». Ascoltando colui che è stato ministro sotto diversi governi, diciamo a noi stessi che la consapevolezza sta emergendo nel nostro Paese. Questa lotta va condotta, precisa su Le Figaro, «amando la Francia (…), la sua lingua, la sua storia, la sua memoria, la sua cultura». Molto bene.

Sono parole che è bello sentire, dopo decenni di decostruzione di tutte le fondamenta della nostra civiltà, che ha provocato estremo senso di colpa e odio verso noi stessi e verso la Francia. Tuttavia, per guidare questa lotta, le parole non bastano più, ora è necessaria l’azione. Ed è la scuola che se ne occupa innanzitutto, come uno dei luoghi privilegiati per la trasmissione [della cultura] – dopo la famiglia. Ma questo non è per niente ovvio, a giudicare dall’attaccamento di tanti professori e intellettuali a questa laicità alla francese, questa astrazione che mette tutte le religioni sullo stesso piano e dove, va detto, resta un vecchio sfondo anticlericale.

Clodoveo non viene più insegnato

Il risultato, come sottolineato da un insegnante, è che Clodoveo non è più nel programma scolastico, anche se il suo battesimo a Reims è fondamentale. Segna il passaggio da una Gallia divisa in tribù barbare alla Francia e alla sua religione, anch’essa da considerarsi fondatrice: la fede definita al Concilio di Nicea-Costantinopoli, cattolica e romana, scelta da Clodoveo piuttosto che l’eresia ariana, per quanto dominante. Senza questa fede, tutte queste belle realtà – lingua, cultura, storia della Francia – a cui le migliori menti attualmente si rivolgono non avrebbero potuto raggiungere questo livello riconosciuto in tutto il mondo: basti pensare alle vetrate della Sainte-Chapelle, le cattedrali gotiche, la chiarezza della lingua francese, radicata nel cattolicesimo, come ricordato dal geografo Jean-Robert Pitte alla Sorbona, fondata da un cappellano di St. Louis molto prima dell’Illuminismo… Questo non rimuove l’oscurità, ma quale paese, quale civiltà non ne ha? Già nel 2002, il rapporto di Régis Debray insisteva sull’importanza di riconoscere e insegnare i fatti religiosi. Sarà poi ribadito, nel 2018, dallo stesso Emmanuel Macron, come base di conoscenza essenziale.

L’audacia, necessaria in questi tempi bui che stiamo vivendo, consisterebbe quindi nel riconoscere ufficialmente l’importanza di questo patrimonio e nell’insegnarlo concretamente. Non è facile? Ricordiamo che durante il Concordato, firmato il giorno dopo la Rivoluzione, nel 1801, che portò finalmente la pace religiosa e consentì la rinascita della Chiesa, Napoleone non fu sostenuto dal suo entourage – ex religiosi gallicani come Fouché e Talleyrand si sono opposti. Eppure è successo… Non è dunque vietato augurarsi e pregare, come fece Giovanni Paolo II nel 1980, perché si rinnovi “l’alleanza [della Francia] con la sapienza eterna”.


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