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Arezzo, prete nega la comunione a una fedele. E i parrocchiani lo difendono
NEWS 27 Dicembre 2023    di Paola Belletti

Arezzo, prete nega la comunione a una fedele. E i parrocchiani lo difendono

La Messa e la Comunione, in realtà, non sono cose che si prendono, e la chiesa in cui si decide di partecipare alla celebrazione eucaristica non dovrebbe sembrare un’opzione guidata dalle recensioni dei clienti. A leggere di questa vicenda sembra quasi si corra questo rischio. Protagonista una signora risentita per il trattamento che, in base al suo racconto, le avrebbe riservato Don Danilo, il celebrante che le ha negato di ricevere l’Eucarestia. E’ il 24 Dicembre e quella delle 9.00 è la prima messa della domenica; siamo ad Arezzo, presso la parrocchia di Gesù Cristo Divino Lavoratore e S. Egidio all’Orciolaia, di quelle chiese in cemento e mattoni che non candideremmo a modello di architettura sacra contemporanea.

Su Arezzo Notizie leggiamo di «attimi di tensione e fedeli in agitazione per quanto accaduto»  durante la celebrazione. La signora, che di solito frequenta la parrocchia del Duomo della città, aveva deciso «di prendere la messa di Natale alla chiesa di Sant’Egidio.» Così riferisce la fedele: «Quando sono entrata già ho notato un clima strano, la liturgia era iniziata da poco, ho ascoltato il Vangelo, ma non è stata fatta l’omelia – racconta L.A. – il parroco ha pronunciato qualche parola di polemica che ho appena colto. Intorno i presenti hanno rumoreggiato. Ma il fatto più grave è accaduto al momento dell’eucarestia. Tutti si sono messi in fila, io ero l’ultima, ma molti si lamentavano, c’era chi tornava via dicendo “ma che prete è questo?”».

Anche la signora si è accodata agli altri fedeli ma, arrivato il suo turno, racconta di come dapprima il sacerdote le abbia fatto togliere il cappello (e giustamente, commenta lei stessa); «poi mi ha detto, no a lei non gliela do l’eucarestia, perché è arrivata in ritardo alla messa». Sempre secondo la sua testimonianza avrebbe spiegato di essere entrata solo pochi minuti dopo l’inizio della celebrazione, ma questo argomento non avrebbe convinto il sacerdote. «Il parroco con fare rigido e polemico si è rifiutato di darmi l’ostia. Molti erano arrabbiati e lui si è praticamente messo a rispondergli polemizzando durante l’eucarestia, una cosa mai vista». Una volta terminata la celebrazione, i fedeli tra l’arrabbiato e il risentito si sarebbero radunati all’esterno, lamentando in molti di avere ricevuto lo stesso trattamento della signora. «Ci ha rovinato la giornata della Vigilia», hanno commentato i parrocchiani dell’Orciolaia che hanno raccontato anche di altri episodi poco includenti e dei quali sarebbe già stato informato il Vescovo.

Queste non sono però le sole voci raccolte tra i fedeli; ve ne sono altri che difendono il comportamento del sacerdote, sottolineando come eserciti con coraggio il suo prezioso ministero: «Don Danilo è veramente il custode dell’Eucaristia ed esercita questo suo ministero con forza e coraggio», così alcuni parrocchiani dell’Orciolaia scrivono in seguito alla vicenda del parroco che ha negato la comunione a una fedele lo scorso 24 dicembre (…). In base a quanto raccontano a non ricevere la comunione è stata soltanto la signora in questione che sarebbe entrata a metà messa filmando i vari momenti in cui don Danilo celebrava, quindi prima della comunione, per postarli poi su Facebook. Fino ad ora dalla Diocesi non è arrivata alcuna presa di posizione pubblica. Ciò che si può invece dire senza timore di sbagliare è che, al netto della vicenda specifica, la partecipazione all’Eucarestia non è un servizio che il sacerdote ha l’obbligo di erogare e fornire a chiunque lo pretenda.

Non è un burocrate che segue anonimi protocolli né il gestore di un franchising che deve offrire a chiunque si presenti la stessa esperienza d’acquisto. La Messa inoltre è un intero di tutte le sue parti, per questo Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica vanno vissute unitamente, come ci ricorda la Costituzione liturgica “Sacrosantum Concilum”: «Le due parti che costituiscono in certo modo la messa, cioè la liturgia della parola e la liturgia eucaristica, sono congiunte tra di loro così strettamente da formare un solo atto di culto. Perciò il sacro Concilio esorta caldamente i pastori d’anime ad istruire con cura i fedeli nella catechesi, perché partecipino a tutta la messa, specialmente la domenica e le feste di precetto».

Nella Redemptionis sacramentum al n. 83 si ricorda: «È compito dei pastori correggere con prudenza e fermezza», intendendo che una liturgia vissuta a metà, in parte, non completamente, non è una liturgia “piena”. Di sicuro serve un grande esercizio di accoglienza, quella vera e non la tanto inflazionata “inclusione”, che prevede conoscenza delle persone, di quanto il fatto possa essere ripetuto o occasionale, per capire se si tratti di un incidente di percorso o di reiterata negligenza. Così come occorre che la Chiesa, soprattutto nei suoi sacerdoti, continui ad educare tutti alla grandezza sconfinata a cui partecipiamo attraverso i Sacramenti, che non sono, appunto, “servizi offerti” da un’agenzia spirituale, ma Dio stesso che ci permette di entrare nella Sua vita (Fonte foto: Pexels.com).

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