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Argentina, Battesimo con lesbo show in Cattedrale. Sicuri che questo voglia la «misericordia»?
NEWS 9 Aprile 2014    

Argentina, Battesimo con lesbo show in Cattedrale. Sicuri che questo voglia la «misericordia»?

Il vescovo di Cordoba, Carlos Ñáñez, si è lamentato in un’intervista all’agenzia Aci Prensa per il battage mediatico seguito al Battesimo (sabato scorso nella Cattedrale della città argentina) di Emma Azul, una bambina figlia biologica di tale  Soledad Ortiz, che un anno fa ha contratto un “matrimonio egualitario” con la sua compagnia lesbica.
Ñáñez ha detto di aver tenuto al corrente di questo caso – evidentemente ottenendone il nulla osta –  il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina del sacramenti, il cardenale Antonio Cañizares, e ha sottolineato che «il Battesimo è un diritto per ogni persona» e che «in questo la Chiesa si mostra come una madre misericordiosa e dalla braccia aperte».
 Il vescovo ha poi aggiunto che la promessa che devono fare i genitori e i padrini della bambina è quella di educarla nella fede cristiana. «In questo noi ci fidiamo della loro buona fede, non abbiamo l’assoluta certezza che da una parte rispettino questo impegno o che la loro vita sia in totale consonanza con i principi evangelici».
Capiamo che la situazione non è delle più semplici da trattare. Il Codice di diritto canonico dice però anche che: «Per battezzare lecitamente un bambino si esige: 1) che i genitori o almeno uno di essi o chi tiene legittimamente il loro posto, vi consentano; 2) che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori».
Ora, sulla fondata speranza che la piccola Emma sarà educata nella religione cattolica, pur non conoscendo i padrini, si può nutrire qualche ragionevole dubbio. Soprattutto guardando all’attenzione mediatica sul caso attivamente cercata dalle due madri con tanto di baci saffici in Cattedrale e di fronte alle telecamere.
Morale: la situazione non richiedeva forse ben altra prudenza e il differimento del sacramento? Ma soprattutto, non è che dietro la scusa della «misericordia» c’è qualche prete o vescovo che preferisce farsi pecora (del mondo) invece che pastore?