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Arriva finalmente in Italia «God’S Not Dead», il film apologetico campione d’incassi
news
8 Febbraio 2016

Arriva finalmente in Italia «God’S Not Dead», il film apologetico campione d’incassi

di Marco Respinti

 

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«Dio è morto», diceva Friedrich Nietzsche. Ma immaginiamoci la faccia del filosofo a sentirsi rispondere «Non lo credo» dai Black Sabbath, i campioni del rock pesante “demoniaco” che nel 2013 hanno inciso God Is Dead?, e oggi persino da un film, il campione d’incassi God’s Not Dead.

Diretto da Harold Cronk, e interpretato da Kevin Sorbo (Hercules, Andromeda) e Shane Harper (High School Musical 2), God’s Not Dead è uscito negli Stati Uniti nel 2014 ma da noi arriva solo oggi. Merito della Dominus Production di Federica Picchi, la stessa che l’anno scorso ha vinto la scommessa con Cristiada (2012), la pellicola sui cristeros cattolici che negli anni 1920 si ribellarono alla persecuzione del governo social-massonico messicano.

God’s Not Dead mette in scena la sfida intellettuale tra una matricola universitaria, Josh Wheaton, e un professore di filosofia, Jeffrey Radisson, brillante, ateo, spocchioso e dispotico. Coerente fino al midollo, Radisson esige che i suoi studenti chiudano Dio in soffitta. Ma Josh non ci sta, e unico della sua classe, tiene testa al prof. a colpi di logica. Le sorprese non mancheranno.

Il film viaggia sulle note energiche e orecchiabili dei Newsboys, il gruppo pop-rock australiano che ne firma la colonna sonora e che si guadagna da vivere con la Christian Music senza vergognarsi; in Italia sono sconosciuti, ma fuori vendono come star, soprattutto tra i giovani. Nella pellicola appaiono anche Willie e Korie del clan Robertson, quello protagonista del famoso Duck Dynasty (trasmesso da Discovery Channel), il reality ambientato nelle paludi della Louisiana che ha fatto il giro del mondo e parecchio scalpore (fino alla censura) per le testi fondamentaliste e politicamente scorrette di una famiglia patriarcale che vive di Bibbia e caccia alle anatre.

Sì, da poi una pellicola così sarebbe impensabile. Ma negli Stati Uniti no. Film così ce ne sono, sono spesso di buona qualità e quando sono ben fatti guadagnano anche un mucchio di soldi. La ricetta del successo sta infatti negl’ingredienti.

Ma in Italia? Be’, il precedente del fortunatissimo Cristiada parla da solo. Snobbato dai grandi distributori nonostante un cast eccezionale (Andy García, Eva Longoria, Eduardo Verástegui Peter O’Toole) e relegato per anni in un cantuccio in attesa di passare definitivamente nel dimenticatoio, il film ha invece fatto sold out grazie al passaparola e al circolo virtuoso di gruppi e gruppetti di spettatori tanti forti da spuntarla anche nei multisala. Quali gruppi? Il mondo cattolico, che non è morto, che non tutto è “adulto” come diceva Romano Prodi intendendo “adulterato” e cha va pure al cinema. Non un potere forte, ma un potere reale.

God’s Not Dead prova allora a fare il bis. Il 25 febbraio sparerà il primo colpo in 26 città campione tra cui Milano (e Firenze, Genova, La Spezia, Cagliari, Bari, Messina; info e prenotazioni: www.godsnotdead.it). Poi entrerà nel circuito distributivo il 10 marzo. E la Dominus Production crede così tanto in questa “nicchia”, dove la nicchia è però una folla, da uscire subito con un altro titolo, Risen, storia, toccante, di una conversione con un occhio ai kolossal biblici di Hollywood, diretto da Kevin Reynolds e interpretato da Joseph Fiennes, Tom Felton e Maria Botto. Uscirà il 17 marzo in contemporanea con gli Stati Uniti.

Resta comunque tutta un’“americanata”? Sbagliato. Due dei più recenti film cristiani, anzi cattolici, maggiormente meritevoli vengono dalla Spagna. Un Dios prohibido, diretto nel 2012 da Pablo Moreno, narra la storia vera dei martiri claretiani di Barbastro, uccisi nel 1936 dagli anarco-comunisti durante la Guerra civile 1936-1939. E Bajo un manto de estrellas, diretto nello stesso anno da Óscar Parra de Carrizosa, racconta il sacrificio dei 19 domenicani del Convento de la Asunción de Calatrava di Almagro. Visto che quest’anno sono gli 80 anni della mattanza rossa di Spagna qualcuno potrebbe fare un pensierino anche da noi.

 

da Libero del 6 febbraio 2016

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