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Babbo Natale offusca Gesù Bambino? No se trasmettiamo la nostra fede
NEWS 3 Dicembre 2019    di Raffaella Frullone

Babbo Natale offusca Gesù Bambino? No se trasmettiamo la nostra fede

«La vera magia del Natale è vedere un desiderio compiuto e un bimbo sarà sempre grato ai genitori che gli avranno trasmesso questa magia». Parla Monika Grygiel, psichiatra, figlia di Stanislaw, storico amico di Karol Wojtyla, già docente al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, madre di un bimbo di nove anni e di una bimba di sei.

In un mondo sempre più secolarizzato, in cui Dio è un illustre sconosciuto e il Natale solo un’occasione per far festa, come fare in famiglia per mettere al centro la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo?

«I bambini vivono l’esperienza dei genitori, quindi se al centro della nostra esperienza del Natale c’è Gesù Cristo, così sarà anche per i figli. Ecco perché siamo chiamati innanzitutto a vivere a pieno noi sia la festa ma soprattutto l’attesa: il Natale comincia con l’Avvento, con l’attesa di Gesù. Ecco che allora qualunque gesto diventa importante, la preparazione del presepe, gli addobbi, una lettura particolare fatta insieme, il calendario dell’Avvento. Non può essere un fare forzato, dev’essere un’esperienza di fede condivisa».

Però c’è la annosa questione dei regali. Che i bambini attendono elettrizzati. A qualcuno li porta Babbo Natale, a qualcun altro Gesù Bambino, qualche genitore cerca di tenere le due cose insieme dicendo che Babbo Natale è l’aiutante di Gesù Bambino, ma molti piani si intrecciano e il rischio che la figura ingombrante di Babbo Natale offuschi il senso vero del Natale c’è…

«Nel mio Paese, in Polonia, i regali la notte di Natale li portava l’Angelo. Quando sono arrivata in Italia ho scoperto che qui li portava Gesù Bambino, ora nella maggior parte delle famiglie passa Babbo Natale, e io con i miei figli mi sono adeguata, in alcune zone d’Italia i regali li porta la Befana, ma io penso che per i bambini questa sia una cosa ininfluente, quello che conta è la magia. A me dispiace un po’ non aver potuto mantenere per i miei figli lo stesso identico Natale che ho vissuto io, ma allo stesso tempo è una grande sfida vedere che loro, pur essendo diversi da me, anche da me bambina, hanno lo stesso desiderio nel cuore. E cercare assieme, con l’esperienza della mia storia, le risposte, ora e per loro, a questo desiderio mi sembra bellissimo. Un ripetersi sempre nuovo e magico della stessa storia. Questa è la magia del Natale, avere qualcuno che capisce il desiderio del tuo cuore».

Ma non c’è il rischio che l’attenzione sui regali offuschi tutto il resto?

«Non è Babbo Natale che fa perdere il senso del Natale, ma come noi ci rapportiamo ad esso, il clima, l’atmosfera che facciamo respirare ai nostri figli, l’appartenenza a una tradizione, il rapporto che noi abbiamo con Cristo vivo. Se noi non diamo troppa importanza ai regali non lo daranno neanche loro. I miei figli per esempio hanno dei limiti nelle richieste, certo può capitare che notino che all’amichetto è arrivato qualcosa di più, ma anche questo è educativo. Il valore del regalo a Natale è il frutto di quello che trasmettiamo sul valore dei regali durante tutto l’anno, è tutto all’interno dell’esperienza educativa».

La secolarizzazione ha penetrato anche le scuole, in molti istituti a Natale si parla genericamente della “festa della luce”, o “della festa della pace”. Il genitore può quindi trovarsi a dire cose diverse rispetto a quanto detto dall’insegnante, col rischio di creare confusione nel bambino…

«Non dobbiamo avere paura di dire cose diverse rispetto agli insegnanti se in ballo ci sono i nostri valori, i bambini sentono la nostra coerenza, hanno bisogno di un’appartenenza, che non è solo affettiva. Come adulti abbiamo il compito di non avere paura di dichiarare l’appartenenza alla nostra fede, alla cultura e alle nostre tradizioni. I figli allora non saranno confusi, ma fieri».


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