Le parole incendiarie del Presidente degli Stati Uniti che nei giorni scorsi, durante l’incontro con i rifugiati ucraini a Varsavia, in Polonia, ha definito Vladimir Putin «un macellaio» arrivando perfino a caldeggiare una sorta di regime change al Cremlino («questo uomo non può restare al potere») hanno suscitato, come noto, un vespaio di polemiche. Anzitutto in ambito politico, con vari leader europei ammutoliti, con il presidente francese Macron che ha preso apertamente le distanze – «Putin macellaio? Non lo chiamerei così» -, e con gli stessi pezzi da novanta della Casa Bianca, cosa più unica che rara, corsi a rettificare le parole di Biden, fatto così quasi passare come un signore di 79 anni da ascoltare, certo, ma da non prendere troppo alla lettera. Non solo.
Joe Biden, al centro di polemiche anche per il secondogenito Hunter – con l’insospettabile New York Times che ha confermato come costui sia al centro di interessi e traffici in Ucraina quanto meno opachi -, è stato bacchettato perfino da ambienti religiosi nei quali godeva di enorme credito. Il riferimento, qui, è al direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, che al Presidente Usa ha rimproverato altre parole pronunciate sempre a Varsavia, e precisamente il «Non abbiate paura», vale a dire una palese citazione di Karol Wojtyła, pontefice santo per ovvie ragioni carissimo ai suoi conterranei polacchi.
«Il discorso di Biden a Varsavia cita Giovanni Paolo II “Non abbiate paura”», ha sottolineato su Facebook uno spazientito padre Spadaro, «ma dimentica la seconda parte di quel discorso: “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Mai torcere discorsi religiosi in discorsi politici. Questa retorica non è cristiana. Il rischio è il cortocircuito Cristo -> Libertà -> Nato. E invece Gesù dice: “Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”». «La politica usi la sua retorica, ma senza torcere per i propri scopi la religione», ha infine chiosato il gesuita, notoriamente molto vicino a Papa Francesco.
Che dire, una tirata d’orecchi assai pesante e per molti versi inedita, dal momento che si era abituati a legger le critiche di Civiltà Cattolica nei confronti di ben altri politici, di area sovranista, che avevano tirato pubblicamente in ballo dei riferimenti religiosi (Salvini, Bolsonaro, Trump), ma non certo verso il progressista Biden, che pure, attenzione, qualcosa da farsi perdonare lo avrebbe già avuto, eccome. In effetti, essendo dichiaratamente cattolico, quest’ultimo avrebbe potuto essere criticato dai gesuiti pure per parecchie altre sue posizioni in totale conflitto con la dottrina cristiana – dall’abortismo dichiarato fino al sostegno al “cambio di sesso” nei minori, per dirne solo un paio -, ma ciò non è avvenuto.
Al contrario, come si diceva poc’anzi, al successore di Trump non è stato perdonato di aver citato Wojtyła strumentalmente. Si tratta di un modo di Civiltà Cattolica e del suo direttore per continuare a criticare la strumentalizzazione politica della religione e, in particolare, del cristianesimo? Forse. Ma c’è da scommettere che a pesare, in questa specifica situazione, sia stato pure un altro fatto, e cioè l’indifferenza che le forze politiche occidentali – Usa in primis – stanno mostrando rispetto alle implorazioni quasi quotidiane per la pace che, da settimane, lancia Papa Francesco.
Il pontefice argentino, infatti, appare sempre più preoccupato per le sorti del conflitto ucraino e il fatto che un cattolico come Joe Biden, anziché gettare acqua sul fuoco, sia andato a Varsavia con dichiarazioni esplosive e, per giunta, pure incorniciate da citazioni papali, ecco, deve essere parso inaccettabile per chi ha eccellenti legami con Casa Santa Marta. Insomma, quando è troppo è troppo. Nel loro piccolo, anche i direttori di Civiltà Cattolica si… arrabbiano.
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