di Antonio Giuliano
Pino Mango è stato un artista lucano di cui andar fieri. Nato a Lagonegro (Potenza) il 6 novembre di 60 anni fa, ha sempre rivendicato con orgoglio le origini umili della sua terra, la mia Basilicata. Per un doloroso ma significativo scherzo del destino ci ha lasciato proprio mentre si trovava su un palco lucano (a Policoro vicino Matera) per esprimere ancora una volta quella passione che l’ha proiettato ben oltre i confini regionali: la musica e il canto.
Continueranno però a farci viaggiare le perle che ha disseminato in quasi 40 anni di singolare carriera: da Bella d’estate e Nella mia città ad Australia e Oro, da Come Monna Lisa e La rosa dell’inverno a Lei verrà solo per citarne alcune. Nell’epica degli mp3 custodisco gelosamente quei cd che rimandano inevitabilmente agli anni d’oro dell’infanzia.
«Se Mango fosse stato straniero – ha fatto notare un bravo giornalista musicale come Andrea Pedrinelli – avrebbe avuto anche maggior considerazione da critica e pubblico nostrani». Non si può però negare la voce unica e l’abilità nel miscelare gli echi delle radici con i suoni moderni, il folk e la melodia, il rock e il Mediterraneo. Un cantante, un poeta, che aveva davvero qualcosa da dire: «L’artista ha un dovere – diceva – far riscoprire la bellezza del mondo a quanta più gente possibile, tramite quanto sa esprimere».
Controcorrente sempre, come nel pezzo La sposa di qualche anno fa, una vera provocazione per chi non crede più nel matrimonio: «Scrivendo quasi tutto io – spiegò – sono più diretto: in particolare nel far risaltare valori che il mondo di oggi non esalta quasi più. La sposa è un esempio: però non è solo il canto della fedeltà di una scelta d’amore. È anche una canzone sulla coerenza con noi stessi, sulla necessità di rispettare anzitutto la nostra stessa persona».
Nel 2004 ha sposato Laura Valente (che è stata voce e solista dei Matia Bazar) con cui scelse di duettare nel 2007 a Sanremo e da cui ha avuto due figli che sembrano vogliano ripercorrere le orme del padre e compaiono anche nei suoi ultimi lavori: Filippo (batteria) e Angelina (voce). «Se vorranno far musica bene – ha detto Mango – L’importante è non mandarli in Tv. Ai talent non li manderò mai. Lì si creano inconsistenze artistiche e illusioni pericolose. Il talento non si insegna, specie lì. Non si può fare della musica, un mestiere, senza sacrifici o gavetta».
Nel suo ultimo album, L’amore invisibile, accanto a tre inediti compaiono non delle cover, ma delle personalissime riscritture di pezzi di successo. Colpisce come nel brano L’immenso di Minghi abbia voluto aggiungere il verso «L’immenso è Dio». Mango non ha avuto esitazioni: «Andava rimarcata quella riflessione, a mio avviso. Non è vero che oltre il mondo fisico non c’è nulla, ed è bello cantarlo».
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