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Il cane come un bambino. E i bambini?
NEWS 8 Settembre 2020    di Raffaella Frullone

Il cane come un bambino. E i bambini?

Tra i mai più senza della settimana come non menzionare l’articolo apparso su Vanity Fair online a firma di Francesca Favotto dal titolo: «Come comunicare al nostro cane l’arrivo di un bebé».

L’attacco dice tutto: «Aspettate un bambino e vi state interrogando su come tante cose all’interno della famiglia cambieranno: il rapporto con vostro marito, l’accoglienza da parte del fratellino o sorellina maggiore, il diventare mamma, che è un’esperienza totalizzante. E per il vostro cagnolino? Spesso ce ne si dimentica, ignorando invece che anche per Fido potrebbe essere un’esperienza traumatizzante. Del resto, voi eravate la sua mamma umana, sempre (o quasi) a sua disposizione per giretti, pappe e coccole… e ora che non potrete più guardarlo come prima, come si sentirà? Perché anche Fido ha emozioni e sentimenti, di cui spesso non teniamo conto».

L’articolo è in realtà un’intervista «ai medici esperti di MyLav, laboratorio di analisi veterinarie che offre un servizio di consulenza “all inclusive” ai colleghi: di seguito, ecco alcuni suggerimenti fondamentali su come preparare il proprio cane all’arrivo di un bambino in famiglia». Tra i consigli alle future mamme c’è quello di predisporre in casa un cancelletto di plexiglass «trasparente per permettere al cane di avere tutto sotto controllo, cosicché possa rispettare gli spazi senza ansie o nervosismo» e anche uno spazio riservato unicamente a Fido «così potrà rilassarsi e allontanarsi dal rumore in eccesso ogni volta che vorrà». Si passa al momento del primo incontro: «Presentate fisicamente il piccolo in un territorio neutro, che potrebbero essere gli spazi esterni dell’ospedale o la strada adiacente la propria casa. Quando la mamma uscirà dall’ospedale, accarezzerà prima il cane». Infine le dritte per il post nascita che vanno dal coinvolgimento di Fido «chiamandolo a osservare o accogliendo la sua curiosità, invitarlo a rilassarsi accanto alla mamma che allatta», all’insegnare al neonato (!) «a rispettare l’animale, a non disturbarlo quando sta riposando o mangiando».

Ma alla fine, a ben pensarci, a parte un sorriso amaro, è un articolo che non fa notizia. Nelle nostre città già da tempo ci sono più cani che bambini. Lo scriveva nel 2015 Luca Cifoni sul Messaggero spiegando che in Italia c’erano sette milioni di cani contro sei milioni di bambini. Quattro anni dopo, sulla stessa linea, Vittorio Coletti su Repubblica evidenziava come nel nostro Paese i nati fossero «diminuiti nel 2017 di 15.000 unità rispetto al 2016» mentre i cani avevano raggiunto quota dieci milioni, uno ogni sei abitanti. Non si tratta solo di numeri ma di un vero e proprio processo di “umanizzazione” dell’amico a quattro zampe: dai passeggini per cani, ai cani in borsetta, alle pasticcerie per cani, ormai sempre più diffuse, fino agli psicologi per cani. Che poi non sono altro che addestratori che sanno vendersi meglio a chi è convinto che il cane sia davvero un essere umano.

Sarebbe tutto liquidabile, appunto, con un sorriso amaro se a questo processo non corrispondesse uno svilimento progressivo dei bambini, relegati a essere oggetti di desiderio, da avere solo e quando lo si desidera, possibilmente in numero non eccessivo per non sovrappopolare il pianeta. Il piano è inclinato da tempo, e infatti stiamo mandando i bambini a scuola con la mascherina mentre nessuno multerà chi porta il cane a spasso senza avere in dotazione la museruola, prevista per legge, perché nell’immaginario collettivo la museruola è considerata una tortura inaccettabile. Per il cane…


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