Caro Presidente,
è una mamma cattolica che le scrive, dopo aver ascoltato le sue parole ieri.
Una mamma separata, con tre figlie che fa fatica a finire il mese. E con il padre latitante, affettivamente e logisticamente. Se, come dice lei, la Costituzione tutela i cittadini, le ricordo, con molta semplicità, che i primi cittadini di cui deve preoccuparsi uno stato sono i minori.
La Costituzione garantisce loro istruzione, libertà e diritto a crescere in modo da poter divenire una coscienza critica libera di esprimere i suoi talenti e le sue capacità. Le scuole cadono a pezzi e molti insegnanti, alla soglia di un pensionamento tanto atteso quanto estenuante, ormai hanno "tirato i remi in barca" e se due più due fa cinque a scuola, tra gli errori dell'infanzia, non fa nulla: l'importante è prendere lo stipendio.
Noi madri facciamo ormai tutto. Dalle faccende domestiche alla correzione degli obbrobri che oggi tracimano dai banchi scolastici. Le buone maniere le insegniamo noi, così come a dire le preghierine all'angelo custode e a non odiare papà che se n'è andato e non torna più.
Caro presidente, se chiediamo aiuto agli assistenti sociali, si aprono fascicoli di idoneità genitoriale da lager, col rischio di vederti portar via i figli. Perché di lavoro per mantenerli non ne abbiamo. I nostri ragazzi sono il tesoro occulto e dimenticato da uno stato e da una società che si occupa e si preoccupa di dare stabilità e forma a paradossali esigenze di famiglia che provengono da desideri strani, francamente a me incomprensibili. E, sempre meno, comprendo uno stato che non si preoccupa più di chi è già nato, sotto cattive stelle, purtroppo, facendo suoi programmi e progetti di unioni familiari che sanno troppo di utopia umana e di presa in giro politica.
Caro presidente, ci sono migliaia di madri che, nascoste nella loro impotenza, fanno le veci del padre, dello stato e persino della Chiesa! Istruiamo al posto di pessimi docenti, insegniamo il rispetto delle regole civili e sociali nonostante lo stato getti caos nella stessa educazione del cittadino e tutto questo arrangiandoci a sbarcare un lunario che davvero, per capacità inventiva, fa a gara con quella di Archimede Pitagorico.
Caro Presidente, io ai miei figli insegno ancora che Biancaneve aspetta il Principe Azzurro per sposarsi e mettere al mondo dei figli preziosi all'umanità intera, ma non credo più a nessun presidente, perché in casa mia, anzi nelle nostre faticose case, il bene e il male lo trasmettiamo con la presenza, con la certezza dell'affettività che la coscienza di ogni bambino ha in sé come legge naturale: quella di reclamare un padre ed una madre. Saper leggere e far di conto; giocare alle bambole fatate o con i palloncini. Ed io non permetterò mai, in nome di Cristo e di quella educazione che i miei antenati sapevano dare, che le giovani coscienze di chi abbiamo partorito e che ora cresciamo, tra innumerevoli difficoltà e nella più totale invisibilità dello stato, vengano deturpate dal peggior modo di intendere la Costituzione. Dei nostri figli vi ricordate solo quando è ora di plagiarli a scuola o quando a 18 anni diventano una scheda elettorale. Ma nel frattempo, caro presidente, nessuno si pone la domanda su come abbiano fatto a diventare adulti. Come e cosa hanno mangiato e quali sane letture abbiano fatto, nonostante la scuola.
Caro presidente, per fortuna ci sono le madri a reggere l'Italia per davvero.
Ma se non sapete darci un lavoro o un sostegno educativo concreto e reale….per favore, almeno non metteteci il bastone tra le ruote, rendendoci tutto troppo faticoso. E, per concludere, chiedo anche, da mamma cattolica, al nostro papa… che fine ha fatto l'attenzione della Chiesa verso l'educazione dei nostri figli? Davvero la priorità di Dio sta nella comunione ai divorziati e alla comprensione misericordiosa delle coppie omosessuali? Che fine ha fatto quel passaggio del Vangelo sulla macina intorno al collo di chi dà scandalo agli occhi dei più piccoli?
Firmato
Una mamma che crede in Dio e Gesù Cristo.
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