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Cattolici Usa verso il voto: si guardi alla dottrina sociale della Chiesa
NEWS 30 Settembre 2020    di Giulia Tanel

Cattolici Usa verso il voto: si guardi alla dottrina sociale della Chiesa

Manca poco più di un mese al voto che vedrà la proclamazione del nuovo presidente degli Stati Uniti e la competizione tra Donald Trump e Joe Biden si fa sempre più serrata, così come aumenta lo spazio che i media danno a questo evento così importante anche in ottica internazionale. Anche noi del Timone ci abbiamo dedicato il primo piano del numero di settembre.

Un terreno sul quale i due candidati si giocano molto è, come scrivevamo su queste colonne anche qualche giorno fa, quello che interessa il voto dell’ala cattolica: un voto affatto scontato, anche alla luce della confusione – dottrinale, morale, filosofica – che alberga nelle menti (anche) di molta gente di fede.

Forse, quindi, anche alla luce di questa constatazione, William Edward Lori (foto a sx), Arcivescovo metropolita di Baltimora, nello stato del Maryland, sull’Oceano Atlantico, ha deciso di pubblicare sul Catholic Review un articolo «sul bene del Paese», nel quale prende in esame i criteri fondamentali che dovrebbero guidare i cattolici nel voto.

Rilevato in prima battuta che «il panorama politico è come un sanguinoso campo di battaglia» e che sarebbe invece utile migliore l’ambiente politico tenendo bene a mente le Beatitudini, l’Arcivescovo pone l’accento sull’importanza innanzitutto di votare, che è un diritto ma anche un dovere, e quindi di “votare bene”, alla luce del fatto che «i nostri voti avranno conseguenze sulla vita reale di molte persone».

E in tutto questo la fede, lungi dall’essere un impiccio, risulta essere di supporto, fornisce una guida, come già peraltro sottolineato nel documento “Forming Consciences for Faithful Citizenship”, nel quale «i vescovi degli Stati Uniti esortano a considerare i principi della dottrina sociale cattolica nel valutare le nostre scelte elettorali». Principi che sono alla fine essenzialmente quattro: la dignità umana, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà.

LA DIGNITÀ UMANA

«Il principio della dignità umana è la pietra angolare della dottrina sociale cattolica. Sostiene che ogni persona ha la dignità e il valore inviolabili e conferiti da Dio dal momento del concepimento fino alla morte naturale», scrive Lori. I temi da prendere in considerazione nello scegliere chi votare sono quindi quelli dell’aborto, dell’eutanasia, del sostegno alle persone con handicap e agli anziani… tante persone cui la società non dà voce, ma che invece meritano rispetto.

IL BENE COMUNE

La domanda di fondo rispetto al secondo punto è: «Senza rinunciare alla dignità umana degli individui, cosa è meglio per la società nel suo insieme?». Infatti, salvaguardia della dignità e bene comune non possono essere disgiunte, perché il secondo discende dal primo. «Il bene comune», spiega ancora l’Arcivescovo, «non è un gioco a somma zero. Pertanto, nel discernere il nostro voto, dobbiamo andare oltre l’interesse personale e riflettere sulle politiche dichiarate dei candidati alla luce del bene comune della società nel suo insieme, preservando la dignità umana dei più vulnerabili».

LA SUSSIDIARIETÀ

Terzo aspetto: la sussidiarietà. «Ciò significa che, per quanto possibile e opportuno, i problemi devono essere affrontati e le iniziative per il bene devono essere intraprese al livello più locale». Dal piccolo, al grande: una grande attenzione va dunque posta sulla famiglia, per poi ampliare gradualmente lo spettro.

LA SOLIDARIETÀ

Infine la solidarietà, che si poggia sul principio di base per cui tutte le persone, a dispetto della razza, del colore della pelle o altro, sono portatrici di pari dignità. Un principio, questo, che invita a guardare con molta attenzione ai nascituri, nonché tutti coloro «che sono poveri, vulnerabili o oppressi e per coloro che sono vittime di razzismo, pregiudizi, brutalità o privazione delle necessità di vita, sia in patria che all’estero».

E su questo punto Lori spende qualche parola in più: «Trascurare la solidarietà», afferma infatti, «significa rischiare che il nostro Paese continui a essere smembrato e fratturato, forse irreparabilmente».


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