Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

10.12.2024

/
/
C’è già il miracolo per Benedetto XVI?
news
10 Gennaio 2023

C’è già il miracolo per Benedetto XVI?

L’afflusso di fedeli nelle Grotte Vaticane, dove è stato sepolto Joseph Ratzinger, è continuo: in tanti, di tutte le età, si mettono in fila per poter dare un ultimo, veloce saluto a papa Benedetto XVI. Dopo la morte, l’esposizione della salma del pontefice tedesco in Basilica e i funerali solenni dello scorso 5 gennaio, l’affetto dei fedeli continua a manifestarsi. E in maniera molto più consistente rispetto ai pronostici, a conferma che quel Papa così diverso dal predecessore Giovanni Paolo II, così poco elogiato dai media, forse asciutto a livello comunicativo ma così preciso e acuto nelle sue affermazioni, è stato molto amato. È stato un vero pastore, per molti.

In tutto questo, accanto ai rumors che parlano di un pressing su papa Francesco affinché a sua volta presenti le dimissioni, vi è anche chi già parla di un presunto miracolo da attribuire a Benedetto XVI. Miracolo che aprirebbe per lui la strada per essere elevato alla gloria degli altari, così come vorrebbe l’affetto popolare dei fedeli radunati in piazza San Pietro in occasione dei suoi funerali, che ha fatto risuonare il grido: «Santo subito!».

La vicenda risale al giugno del 2012, durante un’udienza generale con Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro in Vaticano e il protagonista e il giovane sacerdote – ad oggi neanche trentenne, all’epoca dei fatti di soli 17 anni – padre Peter Srsich, dell’arcidiocesi di Denver (Stati Uniti).

Peter, nato in una famiglia di confessione mista, da padre cattolico e madre metodista, già durante l’adolescenza decise di ricevere il Santo Battesimo. Poco dopo, cominciò a sentire la chiamata al sacerdozio. Tuttavia, ad appena 16 anni, succede l’inaspettato: durante degli accertamenti medici resisi necessari per capire il motivo di una persistente tosse, i medici scoprono che il ragazzo ha un tumore al quarto stadio. «Avevo un tumore delle dimensioni di una palla da softball, hanno detto», ha raccontato ancora nel 2021 il novello sacerdote al Denver Catholic, «collocato nel mio petto tra la mia gabbia toracica e i polmoni, e in realtà mi aveva già fatto collassare il polmone sinistro e stava spingendo sul cuore». La diagnosi è grave: linfoma non Hodgkin al quarto stadio, ossia il tumore si era ormai diffuso oltre i linfonodi e aveva coinvolto altri organi.

Peter non si lasciò abbattere: «Avevo la mia fede, quindi sono partito con una buona mentalità, con la voglia di soffrire bene». Tuttavia, la realtà lo prova duramente: se il tumore in sé non era “altro” che una tosse fastidiosa, i sette cicli di chemioterapia e i 21 giorni di radiazioni gettano il giovane nello sconforto più totale. E sopraggiunge anche un periodo di forte aridità spirituale: «è stato allora», afferma ancora al Denver Catholic, «che ho deciso che Dio non esisteva e che tutto ciò che avevo imparato e creduto non aveva senso».

Eppure, Dio non molla la sua pecorella e si manifesta tramite uno dei suoi compagni di classe di Mullen, che gli portò in ospedale la comunione. Nel momento in cui il ragazzo sollevò davanti a lui l’ostia dicendo «Ecco l’agnello di Dio», «Nostro Signore si è mostrato davvero, si è rivelato in modo potente e ha parlato al mio cuore. […] Ha detto: “Peter, so che è difficile. Non ti toglierò la sofferenza, ma ti accompagnerò attraverso di essa”. Era una specie di uno di quei momenti in cui nulla era cambiato e tutto era cambiato».

La malattia dunque rimase, ma lo spirito fu da subito diverso e anche l’anelito vocazionale ricominciò a farsi sentire in Peter. Fu così che quando la Fondazione Make a Wish gli offrì l’opportunità di esaudire un suo desiderio, il giovane diciassettenne americano chiese, con semplicità, di poter incontrare papa Benedetto XVI.

E l’incontro avvenne veramente, appunto nel giugno del 2012 in piazza San Pietro. È ancora Peter a raccontare: «Avevo circa 30 secondi o un minuto per parlargli, quindi gli ho raccontato le basi della mia storia: “Ho il cancro, voglio diventare prete. Puoi darmi la tua benedizione?”».

Benedetto XVI, ed è a questo gesto che si riferisce chi parla di un miracolo dovuto all’intercessione del papa emerito, nel caos della piazza gremita di fedeli, ha benedetto il giovane ponendo la mano destra sul suo petto, esattamente dove si trovava il tumore della grandezza di una palla da softball. In seguito, grato per quell’incontro che lo aveva innanzitutto confermato nella sua vocazione sacerdotale, Peter, ormai guarito, è entrato in seminario e dal 15 maggio 2021 è sacerdote. (Fonte foto in evidenza: Denver Catholic)

ABBONATI ALLA RIVISTA!

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista