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Cervellera a Tornielli e Galeazzi: vi rispiego la missione evangelizzatrice di «AsiaNews»
NEWS 19 Ottobre 2016    

Cervellera a Tornielli e Galeazzi: vi rispiego la missione evangelizzatrice di «AsiaNews»

di Bernardo Cervellera, P.I.M.E.

 

Ad AsiaNews non passa giorno senza che pubblichiamo qualcosa del papa: le omelie, i discorsi, gli incontri, i riassunti delle encicliche. Siamo fra le agenzie più veloci che offrono quanto il papa insegna in traduzioni on-line in italiano, cinese, spagnolo e inglese: molti cinesi, indiani, latinoamericani ci ringraziano per la velocità con cui la parola del papa giunge a loro, dato che i siti ufficiali sono troppo lenti. Abbiamo scelto di fare questo servizio, che ci occupa ogni giorno, anche la domenica, per aiutare le Chiese dell’Asia a ricevere al più presto la parola del pontefice. Lo abbiamo fatto con papa Wojtyla, con Benedetto XVI, con papa Francesco.

Questo servizio è utile soprattutto ai cattolici cinesi. E siccome il sito di AsiaNews è talvolta bloccato dalle autorità di Pechino, abbiamo dato l’ok perché un altro sito, più anonimo, dal titolo “Ascoltiamo Papa Francesco.net” riporti tali e quali i nostri articoli su papa Francesco in italiano e in cinese (vedere per credere), anche se i responsabili del sito firmano (senza troppa etica professionale) gli articoli scritti da noi. Ma questo fatto a noi importa poco: “purché Cristo sia annunciato” come dice san Paolo. (Filippesi 1, 18).

Data questa esperienza, siamo molto dispiaciuti – per la loro bugia, più che per noi – che due vaticanisti abbiano citato AsiaNews fra “quei cattolici contro Francesco che adorano Putin”. Perché entrambe le affermazioni, sul papa e su Putin, non sono vere. Non sto qui a procurarmi le prove: basta andare a leggersi gli articoli che scriviamo. Per noi è un punto di onore – e di professionalità – registrare non la cosa che piace di più al potente di turno, ma tutti gli aspetti, anche complessi e contraddittori di un evento. Ci sembra di fare un servizio alla verità.

Anche sulla Cina, mentre esaltiamo i suoi successi spaziali e il suo farsi strada fra le grandi potenze, non dimentichiamo i problemi dell’inquinamento o il Dalai Lama, che a noi pare sia un migrante, un esule, come quei tanti esuli e migranti che papa Francesco ha abbracciato a Lampedusa.

E così sulla Chiesa cattolica, se registriamo tutto l’entusiasmo di papa Francesco nei confronti di Xi Jinping, non possiamo non comunicare il profondo dolore che il silenzio sulla persecuzione provoca fra i cristiani sotterranei. Perché si tratta di almeno 5milioni di persone che da decenni hanno dato la vita – a volte fino al sangue – per il vangelo e ora, tutt’a un tratto, sono scomparsi dalle nostre preoccupazioni.

Nell’articolo succitato, un docente fra i più ottimisti del dialogo fra Cina e Vaticano – ricordo che già nel 2005, all’indomani della morte di Wojtyla, aveva previsto che a giorni si sarebbe firmato l’accordo diplomatico che ancora attendiamo con fede e speranza – ebbene questo “super-ottimista” dice che noi saremmo “alleati” con “ambienti [di] Hong Kong, settori Usa e destra europea” per spingere papa Francesco a privilegiare la libertà religiosa sull’unità della Chiesa in Cina. Un’opinione che a noi sembra infondata: non abbiamo mai ricevuto visite o premi da un presidente o da un segretario di Stato Usa, né europeo. Ma forse, il super-ottimista docente intendeva – alla lontana – che noi spesso pubblichiamo articoli del card. Joseph Zen, che come noi è preoccupato della sorte dei cristiani sotterranei. Se fossi papa Francesco io apprezzerei che un mio cardinale mi dica i problemi che soffrono e vivono questi cristiani così… periferici, volto del Cristo sofferente, parte del mio gregge per i quali io devo dare la vita.

Purtroppo papa Francesco ha pochi amici di questo calibro. E non li ha nemmeno fra i giornalisti vaticanisti. E infatti, il mio dolore più grande è vedere la lista di proscrizione stilata in quell’articolo: quel sito, quel giornalista, quel prete, quel vescovo, quel cardinale. Mi chiedo a cosa serva e temo che sia usata per dividere, grazie all’opera indefessa di questi corifei che si sono autoeletti “interpreti infallibili” del papa e difensori del papa.

Quando papa Francesco è salito al soglio pontificio, era chiaro che lui voleva realizzare il Concilio Vaticano II (come dice nelle sue encicliche). Per questo occorreva (e occorre) mettere insieme, far dialogare e trovare una via comune fra i cosiddetti cattolici “conservatori” e i “progressisti”, la cui divisione è fra le piaghe più brutte che ci portiamo da decenni. Se uno ascolta tutto quanto dice papa Francesco, si accorge che egli è proprio il papa della tradizione in sviluppo, superiore alle “ermeneutiche di rottura” tipiche dei conservatori e dei progressisti. Purtroppo sembra che i due partiti – grazie anche ai media secolari – si dividano e induriscano il loro fronte sempre più. Spetta al papa, come segno dell’unità della Chiesa, lavorare per la ricucitura. E spetta ai giornalisti vaticanisti mostrare come questo lavoro procede. Non mi esprimo sul voler dare le pagelle dei buoni e dei cattivi.

Il mio consiglio, se proprio vogliono aiutare papa Francesco, è quello di sostenere le posizioni di dialogo – quello che vorremmo anche tra le “anime” della Chiesa di Cina – facendo emergere quel brandello di verità che lo Spirito – come dice sempre il nostro papa – mette dentro anche a un musulmano, un ebreo, un indù… figuriamoci a un cristiano.

Questo lavoro di dialogo anche con le posizioni più lontane è tanto più urgente a causa dell’abisso di secolarizzazione e indifferenza che sta inghiottendo il mondo. Il mondo crede perché la Chiesa è unita (“che tutti siano uno perché il mondo creda”, dice il vangelo di Giovanni). Per questo dovremmo preoccuparci – destra e sinistra nella Chiesa – non di farci vedere come dei “superapostoli” esibizionisti, ma di comprendere come interessare il mondo alla fede in Gesù. Purtroppo il dibattito fra molti cristiani è ormai polarizzato su “papa sì, papa no” e non sulla missione verso il mondo. Allo stesso modo, sulla Cina tutti dibattono dei rapporti diplomatici e nessuno sul modo in cui portare la fede cristiana in questo Paese che ha sete di Dio, prima che di diplomazia.

Quanto al papa: il papa non ha bisogno di difensori d’ufficio. Anzitutto perché mi sembra alquanto “corazzato”: una Sala stampa, un centro televisivo, un giornale, una radio… Ma poi, soprattutto perché lo stesso papa Francesco ha detto che non vuole si gridi “Viva il papa!”, ma “Viva Gesù Cristo!”. E anche se capitasse che il papa venisse offeso o criticato, in questo modo egli viene reso più simile proprio a Gesù Cristo flagellato, che era colpito dai “nemici”, ma era stato tradito dagli “amici”. E si può tradire anche con i troppi applausi.