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«Cessate lo spargimento di sangue fratricida», l’appello della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca
NEWS 2 Marzo 2022    di Federica Di Vito

«Cessate lo spargimento di sangue fratricida», l’appello della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca

Sembrerebbe un “cessate il fuoco” quello espresso lunedì dalla Chiesa ortodossa ucraina (UOK) del Patriarcato di Mosca. In una dichiarazione del Santo Sinodo si inviterebbe il patriarca Kirill a rivolgersi alla leadership della Federazione Russa (vale a dire al presidente Putin) per fermare immediatamente le ostilità. Finora però non sono arrivate risposte concrete.

Se facciamo un passo indietro osserveremo che l’Ucraina è sede di divisioni interne che sfociano in grosse difficoltà di dialogo. Da una parte, abbiamo Roma con la chiesa greco-cattolica. Dall’altra, la scissione tra patriarcato di Kiev e patriarcato di Mosca, fortemente peggiorata quando nel 2018 una parte della chiesa ortodossa in Ucraina ha dichiarato l’indipendenza dal Patriarcato di Mosca. La Chiesa ortodossa di Costantinopoli ha così riconosciuto la Chiesa ortodossa ucraina indipendente, ma gli ortodossi russi continuano a rifiutarla. Oggi, quindi, se è vero che circa il 60% degli oltre 41 milioni di ucraini professa il cristianesimo ortodosso, è anche vero che sono due le chiese di appartenenza: la UOK “autonoma”, che appartiene al Patriarcato di Mosca ed è guidata dal metropolita Onufri e la “Chiesa ortodossa ucraina” indipendente (OKU), guidata dal suo metropolita Epifanio, che è soggetta al Patriarcato di Costantinopoli e non è riconosciuta dal Patriarcato di Mosca. Il rischio che si corre quindi è che le tensioni religiose alimentino lo scontro.

«In una situazione così difficile, chiediamo a tutti di essere coraggiosi, di rafforzare la preghiera e di unirsi per la difesa della nostra Patria», questo l’appello del Santo Sinodo. «Da parte nostra, confermiamo ancora una volta che la Chiesa ortodossa ucraina ha sempre sostenuto e continua a sostenere la sovranità statale e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Condividiamo pienamente il dolore e la sofferenza della nostra gente. In questi tempi difficili, in tutte le chiese e i monasteri della nostra Chiesa vengono offerte ferventi preghiere per la fine della guerra e il ripristino della pace in Ucraina», prosegue.

L’appello diretto al patriarca di Mosca viene espresso con queste parole: «Realizzando la nostra speciale responsabilità spirituale, oggi ci rivolgiamo a Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. Vostra Santità! Vi chiediamo di intensificare la vostra preghiera per il popolo ucraino longanime, di pronunciare la Parola del vostro Primo Gerarca sulla cessazione dello spargimento di sangue fratricida in terra ucraina e di invitare la leadership della Federazione Russa a fermare immediatamente le ostilità che già minacciano di trasformarsi in una guerra mondiale».

L’attuale inoperosità del patriarca Kirill è stata certamente notata dall’UOK. È stato riferito che alcune diocesi hanno già ordinato che il Patriarca Kirill non sia più commemorato nella Divina Liturgia. L’arciprete Nikolai Danilevich, che insieme al metropolita Anthony di Boryspil è il principale portavoce della Chiesa ortodossa ucraina, ha affrontato la questione sul suo canale Telegram: «Molti dei nostri sacerdoti hanno smesso di commemorare il Patriarca di Mosca durante i servizi divini questa domenica. Da Sumy, dove stanno già guidando carri armati russi, a Volyn, dove in molte parrocchie il Patriarca non viene commemorato da molto tempo. Molti sacerdoti mi chiamano e me ne parlano. Tale è la realtà. E il motivo è ovvio. La perfida aperta invasione dell’Ucraina è un enorme errore della Russia. Perfido, perché abbiamo sentito in precedenza assicurazioni da alti funzionari russi che “non c’è invasione e non è pianificata” […]. Oggi la Russia è in guerra non con il nostro governo, ma con il popolo. È così che lo percepiamo. Ciò significa che è impossibile per l’aggressore vincere una simile guerra. Inoltre, la gente non ha sentito dal Patriarca una chiara valutazione di questa guerra e il suo appello a fermare questa follia».

Se la posta in gioco nelle dinamiche del potere umano sembra molto alta, ricordarci che risponderemo a Dio delle nostre azioni, ma anche dei nostri silenzi, è ora più urgente che mai.


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