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Ci sono ancora uomini che salvano i bambini. Alla faccia del caso
NEWS 29 Agosto 2023    di Manuela Antonacci

Ci sono ancora uomini che salvano i bambini. Alla faccia del caso

«Ero lì sotto e speravo solo di riuscire a prenderla. Credo anche di aver chiuso gli occhi, ma è andata davvero bene». Ha commentato con questa semplicità, il suo eroico gesto, Mattia Aguzzi, impiegato di 37 anni che lo scorso 26 agosto, ha afferrato al volo, una bambina che stava precipitando dal quinto piano di un edificio a Torino, mentre camminava per strada con la sua fidanzata.

Un vero miracolo per la piccola e i suoi genitori. Infatti è davvero difficile definire un semplice “caso” questo insieme di circostanze che hanno portato la piccola ad avere salva la vita. Viene piuttosto da pensare ad un vero e proprio intervento della Provvidenza. E proprio sul senso di quello che è accaduto e sul concetto di Provvidenza che abbiamo voluto riflettere, chiamando in causa don Nicola Bux docente alla facoltà teologica pugliese, già collaboratore di Benedetto XVI, durante il suo pontificato, come consultore della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, della Congregazione per la Dottrina della Fede, della Congregazione per le cause dei santi nonché dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.

 Il bambino salvato a Torino ci interroga a suo modo sul caso e il miracolo, lei cosa ne pensa?

«Dipende dal modo di pensare umano: soprattutto da noi in occidente, si pensa che sia un caso. Non si pensa così, invece, negli altri continenti dove c’è ancora il senso religioso, in cui si pensa che non ci sia il caso ma che tutto abbia una causa e quindi questo porta a immaginare come possibile che Dio intervenga in maniera provvidenziale, onde evitare, come in questo caso, la tragedia. Si dice normalmente che la circostanza è sempre un punto in cui l’incidenza dell’azione divina si coniuga con l’azione o la libertà dell’uomo. Qualcuno parla di “dio incidenza”. È chiaro che però dipende dal presupposto se sia un caso o una causa. In questo caso c’è una causa prima, per cui quello che doveva essere fatale non lo è più. Il termine “fatale” indica un destino cieco che dominerebbe l’uomo, mentre nella visione che ha Gesù e che quindi è alla base dell’esperienza cristiana, tutto quello che accade ha un senso. Gesù stesso arriva a dire con un’iperbole che tutti i capelli del nostro capo sono contati, come dire che non è nemmeno casuale che i capelli cadano. Naturalmente è un’iperbole per indicare che nella vita dell’uomo nulla avviene per caso».

Come dobbiamo intendere bene la Provvidenza di Dio?

«La Provvidenza di Dio, dice Dante Alighieri, sistema tutte le cose una ad una, secondo modi e tempi che spesso all’essere umano sfuggono, ma che poi si rivelano appunto essere delle coincidenze che nemmeno a volerle provocare accadrebbero. Al punto che persino avvenimenti tragici diventano provvidenziali, anche perché l’idea di Provvidenza è che Dio volge al bene anche le cose cattive o che Dio scrive dritto sulle righe storte. Cioè la Provvidenza fa sì che si incontri la domanda dell’uomo con la risposta di Dio. Ecco perché Gesù dice che bisogna pregare insistentemente, perché possa avvenire l’incontro tra la volontà di Dio e la domanda dell’uomo. Diciamo che il pensiero dei grandi santi è che l’uomo vuole qualcosa, però per ottenerlo, quanto più si abbandona a Dio tanto più ottiene quello che vuole. La Provvidenza richiede che ci si abbandoni fiduciosamente all’ idea che Dio “vede e provvede”. Ma se l’uomo non si abbandona a Dio, anzi, se presume che solo se si dà lui da fare raggiunge il risultato, non sperimenterà mai che cos’è la Provvidenza. Sant’Ignazio di Loyola nella sua percezione della Provvidenza dice una cosa che mi ha spesso colpito, lui dice: “Agisci come se tutto dipendesse da te e niente da Dio, dopo che hai agito, pensa che niente dipende da te e tutto da Dio”.  Consapevole che tutto dipende da Dio tu agisci con la tua libertà, facendo quello che è possibile per te abbandonandoti alla volontà di Dio. Più ti abbandoni a lui, più Dio fa quello che tu vuoi».

L’abbandono filiale in Dio che è sotteso al concetto di Provvidenza, come si concilia col concetto di libero arbitrio che ci responsabilizza di fronte alle nostre scelte?

«Nel primo caso, tu fai tutto ciò che è in tuo potere fare, ben sapendo che non tutto dipende da te. E quindi devi anche, nello stesso tempo, vivere come se tutto dipendesse da Dio, perché da noi non dipende tutto. L’uomo sarebbe un folle a credere il contrario. È vero anche che oggi, nella società occidentale, l’uomo vuole oltrepassare i limiti. Purtroppo, nella storia dell’umanità, la presunzione dell’uomo di costruire la torre ed arrivare al cielo, sempre ci è stata e sempre ci sarà, però poi arriva il momento che l’uomo si accorge che non riesce ad arrivarci. Mentre diventa molto più fruttuoso un atteggiamento umile e fiducioso che ti porta a fare tutto quello che si può fare, dipendendo da te ma, allo stesso tempo, rimettendoti alla volontà di Dio.

Questo è il contrario dell’idea di fato che considera inutile l’azione umana perché quando accade qualcosa bisogna semplicemente accettare, in quanto l’azione umana non serve annulla: quello che deve accadere accadrà. Ma questo è diverso dal concetto di Provvidenza che presuppone una commistione tra libertà dell’uomo e azione di Dio. Un esempio che possiamo fare è quello che portò Giovanni Paolo II che spiegò cosa accadde durante il suo attentato. Lui disse che il corpo della pallottola doveva necessariamente portare alla morte del Papa ma una mano materna deviò la traiettoria del proiettile. È stato un modo in cui si è manifestato visibilmente l’intervento di Dio. Tuttavia se Dio fosse evidente, come è evidente che le foglie sono verdi, l’uomo non sarebbe più libero perché dovrebbe per forza ammettere che esiste la sua opera. Invece il fatto che Dio non è evidente, fa sì che l’uomo sia libero di operare». (Fonte foto: Pexels/ Imagoeconomica)

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