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10.12.2024

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Ci voleva Barbie per scoprire di «meritare di meglio»
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7 Agosto 2023

Ci voleva Barbie per scoprire di «meritare di meglio»

Per calmare l’insostenibile eco-ansia e ammazzare l’attesa – anche quella insostenibile – dell’uscita di Oppenheimer, molti sono andati al cinema a vedersi Barbie. Superati i 21 milioni di euro di incasso in Italia e più di 775 milioni di dollari a livello globale, sembra essere il miglior incasso italiano del 2023, secondo per ora solo ad Avatar (Fonte Cinetel). E se qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un semplice film è perché non ne ha colto la portata, a detta dei media mainstream. Se poi a capire che la fashion doll più famosa abbia segnato un’epoca possiamo arrivarci più o meno tutti, risulta invece difficile comprendere come una bionda perfettamente in linea con i canoni di bellezza che le nuove femministe vorrebbero vedere annientati possa elevarsi a paladina del pink power. Di pink in effetti ce n’è parecchio, ma qual è questo “power” che affascina le ragazze?

La visione di Barbie sembra un’esperienza che lascia il segno, ci sarebbe un “prima” e un “dopo” a tal punto da spingere tante coppie a lasciarsi. Sarebbe nato così un vero e proprio fenomeno, l’hanno chiamato Barbie break up. «Grazie, Barbie, per avermi dato potere», scrive una ragazza su Twitter, «per avermi dato la fiducia necessaria, per avermi fatto capire che merito di meglio». E poi ancora, Theresa Arzate, ventisettenne di Dallas, ha raccontato su Twitter che sarebbe stata la reazione del suo ex fidanzato dopo la visione del film ad averla spinta a rompere con lui. I ragazzi mollati sembrano essere colpevoli di non empatizzare per esempio con la critica cinematografica Zoë Rose Bryant che si rilegge il monologo di Barbie «tutte le sere come se fosse la mia Bibbia». Intanto su TikTok qualcuno suggerisce di mettere alla prova il partner dopo i primi appuntamenti proprio con la visione del film. Il prototipo di “ragazzo perfetto” dovrebbe sentirsi a suo agio vestito di rosa a ridere degli stereotipi senza sminuire le sensazioni di disagio che la donna prova nella società odierna. E poi ci sono tutti gli altri, quelli che una ricerca del King’s College di Londra ha rivelato avere affermato che il femminismo faccia più male che bene, e cioè un terzo degli intervistati. Se il ragazzo in questione non fa mea culpa sugli errori di Ken, allora meglio sbarazzarsene.

Eccolo il potere che Barbie sembra conferire alle ragazze. Di scoprire se stesse, i propri bisogni e ciò che si meritano. Finalmente. «Greta Gerwig sta cercando di salvarci tutte, attraverso Barbie!», sostiene la Tiktoker Megan Gotham, e anche l’Huffpost riporta il pensiero di un’utente dell’app dating Hinge: «Penso che se un ragazzo ha una forte reazione negativa solo all’idea di vedere il film allora questa è un segnale d’allarme». Analizzare il fenomeno non è complicato, basti guardare quanta fiducia venga affidata oggi ai social. È frustrante però pensare alle tante ragazze che affidano a un singolo film la capacità di discernere se la persona che si frequenta sia quella giusta o meno. E che solo lasciando il proprio ragazzo pensano di combattere l’ingiustizia sociale che sentono. Tanto più se poi allo stesso tempo si guarda il mezzo milione di giovani della Gmg che tremanti e felici hanno affidato la loro vocazione all’unica Fonte che può saziare qualsiasi fame di fiducia, potere, affermazione, empowerment o dir si voglia. In fin dei conti, di amore.

Allora Barbie potrà anche illuderti che «puoi essere tutto ciò che desideri», ma il segnale vero che l’uomo che hai accanto è il meglio per te – si tappino le orecchie le femministe – lo vedrai quando ti dirà la verità. Ovvero che no, non puoi essere tutto. Puoi scegliere in virtù del tuo essere donna e saranno quelle scelte definitive a dare ordine a tutti i tuoi desideri. Sarà la risposta a una vocazione a darti la possibilità di brillare, unica e irripetibile, come Dio ti ha pensata. Altrimenti puoi accontentarti dei tanti Ken prodotti in serie e del pink power che dura quanto una passata di lipgloss.

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