La disperazione è una tentazione costante, ma pericolosissima. Di fronte al male che sembra trionfare, e in alcuni frangenti storici più che mai, si potrebbe essere tentati di lasciare perdere tutto, di fare finta di nulla, di lasciare le cose come stanno. Ma è un’illusione e una fuga. La fede in Dio che ha vinto il male sin dal principio è l’antidoto più sicuro alla disperazione, ma anche il dare per acquisito una volta per tutte, e quindi per scontato, questo pensiero è uno degli aspetti più pervicaci e insidiosi della tentazione tentazione. La fede in Dio che salva e che ha vinto il male all’inizio e per sempre va irrorata, nutrita, ricercata e coltivata. Lo sapeva bene Simone il Nuovo Teologo (949-1022), nativo della Galazia e abate del monastero di San Mamante a Costantinopoli, autore di meditazioni e di preghiere straordinarie che, come tutto l’insegnamento dei Padri della Chiesa, non perdono mai di attualità.
Per gentile concessione dell’editore Città Nuova di Roma, ne proponiamo un esempio corroborante ed edificante, oltre che appunto attualissimo, tratto dal volume Inni, tradotto, introdotto e commentato da Francesco Trisoglio, appena pubblicato nella splendida collana “Testi patristici”, diretta da Claudio Moreschini. Si tratta, nello specifico, dell’Inno XVII.
Quelli dunque che sono separati dal corpo divino e cioè dalla Chiesa e dal coro degli eletti, dimmi, dove se ne andranno, in quale regno, spiegamelo, sperano di abitare? Infatti inevitabilmente il paradiso, il seno di Abramo e qualsiasi altro luogo di riposo sono proprii di coloro che sono salvi e, in maniera assoluta, i salvi sono tutti santi come lo testimonia tutta la Scrittura divina e ce lo insegna. Sono infatti molte le dimore, ma all’interno della sala nuziale; come anche c’à un cielo solo e in esso delle stelle che differiscono tra di loro in onore e in gloria così una sola è la sala nuziale e uno solo e il regno; anzi, anche il paradiso, la Città santa e qualsiasi luogo di riposo e soltanto Dio.
Come infatti l’uomo non ha riposo in questa vita se non rimane in Dio e Dio in lui, cosi anche dopo la morte, a mio giudizio, non ci sarà riposo al di fuori di Dio solo, non ci sarà luogo senza dolore, completamente esente da gemiti e da afflizione. Affrettiamoci dunque, fratelli, a stringerci intimamente, prima della fine, a Dio, creatore dell’universo, che e disceso sulla terra per noi, poveracci, che ha piegato i cieli ed e nascosto agli angeli, che ha abitato nel ventre della santa Vergine, che da lei ha preso carne, senza subire nessun cambiamento, in una maniera inesprimibile, e da lei e provenuto per la salvezza di noi tutti. La nostra salvezza poi consiste assolutamente in questo, come abbiamo detto sovente e ora ci proponiamo di ripeterlo; noi non parliamo di nostra iniziativa, ma e la bocca di Dio che ha mostrato la grande luce del secolo futuro: [Messaggio] il regno dei cieli è disceso sulla terra, o meglio, il re universale delle entità che stanno in alto e di quelle che stanno in basso e venuto, ha voluto diventare simile a noi, affinché noi tutti, attingendo da lui come da una luce, assumiamo l’aspetto di luci seconde, simili alla prima, allo scopo che noi diventiamo partecipi del regno dei cieli e insieme condividiamo il possesso della gloria e diventiamo eredi dei beni eterni, che nessuno ha mai veduti.
Questi beni, come ne sono convinto, credo e dichiaro, sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la santa Trinità; questa e la fonte dei beni, questa e la vita delle cose che esistono, questa e la splendida soddisfazione e il riposo, questo e il manto e la gloria, questa e la gioia inesprimibile e la salvezza di tutti coloro che prendono parte alla sua illuminazione indicibile e hanno la consapevolezza di essere in comunione con lei.
Ascoltate: Egli viene chiamato Salvatore per questo motivo, perché a tutti coloro ai quali egli si unisce procura la salvezza e la salvezza e precisamente l’essere sciolto da tutti i mali e, in contemporanea, il trovare tutti i beni per sempre; la vita in sostituzione della morte, la luce in sostituzione della tenebra; in sostituzione della schiavitù delle passioni e delle azioni vergognose la liberta completa data in dono a tutti coloro che si sono uniti a Cristo, Salvatore di tutti; essi allora posseggono ogni gioia, che non può loro venire strappata, ogni esultanza, ogni contentezza; invece quelli che sono totalmente separati da lui, che non l’hanno cercato o non si sono uniti a lui né si sono tratti fuori dalla schiavitù delle passioni e della morte, anche se sono re, anche se sono governanti, anche se sono maggiorenti, anche se credono di vivere in un lusso sfarzoso, di essere nella soddisfazione e nel godimento e giudicano di essere in mezzo ai beni, non possederanno mai una letizia tale quale l’hanno i servi di Cristo, i quali sono liberi da tutte le brame aberranti dei piaceri e della gloria, hanno una felicita inesprimibile, indicibile sotto ogni riguardo, che nessuno mai conoscerà né imparerà né vedrà tra quelli che non aderiscono genuinamente e fervidamente a Cristo, e non si sono mescolati a lui in un’unione indicibile, a lui, al quale si addicono gloria, onore, lode e ogni inno intonato da tutta la creazione e da tutti quelli che respirano, per tutti i secoli. Amen
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