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Contrordine. L’uomo delle caverne era caritatevole anche con «poco cervello» (gli altri animali mai)
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24 Febbraio 2015

Contrordine. L’uomo delle caverne era caritatevole anche con «poco cervello» (gli altri animali mai)

Ammesso e non concesso che tutto ciò che ci raccontano (col senno di poi) sull'evoluzione umana sia vero, che tutto ciò che ci dicono (ricercatori che non possono testare i risultati in laboratorio) sullo sviluppo della sensibilità e del raziocinio umani siano veri e che l'essere umano si sia sviluppato "a pezzi", non è una notizia da poco quella presentata nel libro How Compassion Made Us Human ("Come la compassione ci ha resi umani") della professoressa Penny Spikins, docente nell'Università di York in Inghilterra, che la Pen and Sword Books di Barnsley manderà in libreria a fine marzo.

L'uomo, infatti, ancora prima di aver sviluppato un efficiente intelligenza e capacità comunicativa, mostrava evidenti segni di compassione e di tenerezza verso il prossimo. È un ritratto inedito del cosiddetto uomo delle caverne, ritratto nei film e nei libri come un bruto che andava in giro a fracassare la testa del prossimo con una clava.

Quando ancora il cervello umano era sviluppato al 60% delle dimensioni odierne, i nostri predecessori, spiega la docente, avevano già imparato a prendersi cura dei malati e dei disabili. Il senso di una intelligenza compiuta e la capacità di comunicare sono emersi nell'uno circa mezzo milione di anni fa, secondo alcuni studi solo 150mila anni fa. "L'evoluzione umana" dice la Spikins "è normalmente associata all'intelligenza, mentre l'empatia e le emozioni profonde ne sono una conseguenza, ma invece l'evidenza suggerisce che potrebbe essere esattamente l'opposto". Per provare ciò, la docente ha esaminato a fondo delle incisioni che si trovano su una roccia in una grotta in Sud Africa risalente a circa tre milioni di anni fa. Nella grotta resti di australopitechi normalmente descritti come "scimmie assassine". Il sasso è stato portato parecchi chilometri dentro alla grotta perché probabilmente ricordava loro il volto di un bambino, dice. "L'evoluzione ci ha resi socievoli, vivendo in gruppi e avendo cura l'un l'altro, anche prima di aver imparato a comunicare.  La nostra evoluzione compresa quella dell'intelligenza, ha avuto inizio da questo" dice ancora la docente.

Superfluo aggiungere che tutte le fantasie darwiniane e darwiniste (e marxiste) sulla lotta senza quartiere per la sopravvivenza del più adatto nello scenario parainfernale di un mondo senza Dio, misericordia, bontà e grazia svaniscono così come neve al sole…

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