Stamattina molti giornalisti sono stati buttati giù dal letto da una sveglia inaspettata. Dai titoli sembrerebbe che sia stata particolarmente assordante: «Clamorosa sentenza in Alabama», su Huffpost, «Sentenza choc in Alabama», su Corriere. «Gli embrioni congelati sono bambini», questo è quanto stabilito dalla Corte suprema dell’Alabama. Prima di chiederci come mai dovrebbe essere una notizia – e non un dato di fatto – partiamo dalla vicenda.
Gli embrioni congelati, secondo la Corte suprema dell’Alabama, sono bambini. Come? Sì, «a tutti gli effetti», ci tiene a specificare Fanpage. La Corte ha infatti stabilito che gli embrioni formati attraverso la fecondazione in vitro sono equiparabili ai neonati, estendendo ai primi l’applicazione delle pene previste per l’omicidio di minori. La decisione è arrivata, con una maggioranza netta 7-2, a partire da una causa intentata da un gruppo di genitori contro una clinica di fertilità in Alabama.
Quest’ultima è stata dichiarata colpevole di negligenza dopo che un intruso ha avuto il permesso di accedere all’interno dei laboratori facendo cadere alcuni vassoi contenenti degli embrioni congelati e conservati in vitro. Il tribunale statale ha autorizzato i genitori a richiedere il risarcimento al centro per morte accidentale. Nella sentenza della Corte si legge: «[È, ndr] politica pubblica di questo Stato riconoscere e sostenere la santità della vita non nata e i diritti dei bambini non nati, compreso il diritto alla vita», facendo riferimento all’emendamento sulla santità della vita della Costituzione dell’Alabama, ratificato nel 2018.
Con questo pronunciamento, la Corte non ha espressamente vietato la pratica del congelamento di embrioni e ovuli fecondati, ma ha riconosciuto loro lo status di esseri umani a prescindere dal fatto che gli embrioni siano stati già impiantati nell’utero o meno. «I bambini non ancora nati sono “bambini” ai sensi della legge [Alabama Wrongful Death of Minor Act, ndr], senza eccezione sulla base dello stadio di sviluppo, del collocamento fisico, o di qualsiasi altra caratteristica accessoria», afferma il parere di maggioranza.
Tom Parker, il presidente della Corte, ha poi citato anche un versetto biblico: «Crediamo che ogni essere umano, dal momento del concepimento, sia fatto a immagine di Dio, creato da Lui per riflettere la Sua somiglianza. È come se il popolo dell’Alabama avesse preso le parole del profeta Geremia e le avesse applicate a ogni persona non ancora nata in questo Stato: Prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto, prima che tu nascessi ti ho santificato».
Saremmo d’accordo dunque se il mainstream avesse definito «choc» la citazione biblica – decisamente vintage per i nostri tempi -, stiamo pur certi che se fosse stato citato in una sentenza un qualsiasi filosofo ateo nessuno si sarebbe scomposto. Ma qui stiamo parlando dell’ovvietà, dello scalpore che ha suscitato l’affermazione che sì, gli embrioni sono bambini. Come ha giustamente commentato la bioeticista Giulia Bovassi: «Non ho capito da cosa deriva questo sconcerto: che cosa si pensava fossero? Cuccioli di cane? Anzi no, perché in quel caso avrebbero ricevuto tutte le migliori tutele». E prosegue: «Come insegnano i maestri della bioetica personalista: il distinguo tra persona e non persona associato alla teoria del pre-embrione è pura convenzione giuridica, senza alcun fondamento scientifico, solo un fatto ideologico».
Ora, dire che il lupo si traveste da agnello sembrerà banale – e neanche tanto vista la piega che stanno facendo prendere alle fiabe -, ma è evidente che utilizzano il legittimo dolore delle coppie che non riescono ad avere figli per nascondere la silenziosa schiera di bambini sacrificati. «Siamo rattristati dal fatto che ciò avrà un impatto sui nostri pazienti che stanno cercando di avere un bambino attraverso la fecondazione in vitro», ha affermato l’università di Birmingham in una nota, un’università dell’Alabama ha infatti sospeso temporaneamente la fecondazione in vitro (Ivf) dopo la sentenza della Corte suprema. Rispondendo alla Bbc, la direttrice della politica statale presso il Center for reproductive rights, Elisabeth Smith, ha affermato: «Promulgare una legislazione che garantisca la personalità giuridica agli embrioni potrebbe avere conseguenze disastrose per l’uso della fecondazione in vitro, una scienza su cui molte persone fanno affidamento per costruire le loro famiglie».
Sempre la Bovassi commenta: «Implicazioni per la fecondazione assistita? È già molto tardi. Oltre agli embrioni sacrificati nei diversi tentativi, nessuno sa che fare con le cosiddette “vite sospese”, cioè intere popolazioni di embrioni la cui vita è stoppata nell’azoto liquido, in attesa che qualcuno si ricordi che il loro diritto alla vita dovrebbe prevalere su ogni interesse del singolo, della società». Ecco perché a noi non è servita alcuna sveglia, e se questa notizia ci ha trovati assopiti vediamo di tirarci su alla svelta.
Quello che avviene tramite la fecondazione in vitro è un processo tecnico di “controllo qualità” tra i bambini che verrano giudicati degni di proseguire la propria vita e quelli che verranno eliminati se “difettosi”. Tra il lodevole sforzo della scienza di superare l’infertilità e l’intera industria che ne deriva con regolamentazioni dubbie o assenti, ce ne passa. Non sappiamo se questa sentenza porterà alla fine della fecondazione in vitro in Alabama, ma quello che ci auguriamo è che possa quantomeno interrogare sulle modalità di esecuzioni di tale pratica e aumentare la consapevolezza di chi ignora le implicazioni morali ed etiche in virtù di un bene – quello di creare una famiglia – ragionevole, ma non superiore alla sacralità della vita umana. Siamo collaboratori alla procreazione, il Creatore è Uno solo. Questo deve bastarci.
(Fonte foto: Screenshot, Get Animated Medical, Youtube/Imagoeconomica)
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