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Cos’e una «fake news»? La tecnica spudorata per colpire chi è contro l’aborto
NEWS 17 Novembre 2017    

Cos’e una «fake news»? La tecnica spudorata per colpire chi è contro l’aborto

di Riccardo Cascioli
su «La nuova Bussola Quotidiana»

 

Anti-abortisti, critici della teoria del riscaldamento globale antropogenico, contrari alle vaccinazioni, insomma tutti coloro che non seguono il politicamente corretto: sono questi il vero obiettivo del furore anti-fake news (notizie false che popolano la rete). E a svelarcelo è il New York Times, ovvero il giornale americano punto di riferimento per il mondo liberal, che da tempo combatte una battaglia contro le fake news. Obiettivo immediato da un anno a questa parte è il presidente Donald Trump, che il New York Times cerca sistematicamente di delegittimare soprattutto attribuendo la sua vittoria nelle presidenziali alle presunte fake news, organizzate dai servizi russi, che avrebbero invaso la rete influenzando il voto a favore del candidato repubblicano.

Sull’onda di questa campagna anti-Trump (certamente un campione di scorrettezza politica) si è cominciato a porre il problema più ampio di come bloccare sui social network la circolazione delle fake news, che metterebbero a rischio la democrazia. Sia ben chiaro, il problema di false notizie esiste – soprattutto quando danneggiano la rispettabilità e l’onore delle persone -, ma visto il pulpito da cui proviene, la campagna risulta essere molto sospetta.

Ed ecco infatti ora un articolo del New York Times che ci lascia intravedere il reale obiettivo: eliminare ogni voce di opposizione alla dittatura del politicamente corretto. A cominciare da chi si oppone all’aborto. «Facebook sta ignorando le fake news anti-aborto», titolava allarmato il New York Times lo scorso 10 novembre. E inizia, ancora una volta, dall’ultima campagna elettorale per la Casa Bianca (la sconfitta evidentemente non è stata ancora digerita), prendendosela con un articolo di Mad World News che esponeva la realtà drammatica dell’aborto a nascita parziale – per cui la Clinton è favorevole – e affermava che è praticamente impossibile la situazione in cui ci sia davvero da scegliere tra la vita della madre e la vita del figlio. Altro sito nel mirino del New York Times è LifeNews.com, che ha centinaia di migliaia di lettori, e ancora il sito dell’organizzazione Live Action, accusata di aver pubblicato un articolo in cui si spiega la relazione che c’è fra aborto procurato e l’insorgere di tumori al seno. Tutte fake news, secondo il giornale americano.

Ma a procurare il maggiore allarme per il New York Times è il fatto che mentre LifeNews e siti affini vedono questi singoli articoli essere letti da milioni di persone, altrettanto non accade per gli articoli del New York Times e del Washington Post: «Articoli credibili sull’aborto, basati sull’evidenza, da fonti autorevoli come il New York Times e il Washington Post, non risultano tra quelli più condivisi su Facebook. Ma quelli di LifeNews sì». Visto che il popolo lasciato a se stesso trova più interessante seguire i siti pro-life e pro-family, ecco dunque che al “regime” si chiede di far tacere queste voci. Soprattutto pensando al referendum sull’aborto che ci sarà l’anno prossimo in Irlanda.

Normalmente già adesso la neutralizzazione di certe posizioni scorrette – ad esempio sui canali You Tube – avviene attraverso l’impedimento di far fruttare commercialmente i milioni di click. Ma l’autrice dell’articolo, Rossalyn Warren, militante per i diritti delle donne, riconosce in questo caso una difficoltà: i siti pro-life, infatti, non hanno interessi economici sui loro post, quindi l’arma economica per fermarli è spuntata. L’invito pressante è dunque ai giganti dei social – Facebook, Twitter, Google – perché trovino la soluzione per bloccare tutti quei contenuti che mettono in pericolo i cosiddetti diritti riproduttivi (leggi: contraccezione e aborto).
L’articolo peraltro, pur soffermandosi sull’aborto, allarga i propri orizzonti e mette nel calderone delle categorie a cui togliere la parola, anche quelli che contestano la tesi del riscaldamento globale antropogenico e quanti sono contrari alle vaccinazioni.

Già così la posizione del New York Times risulta più che inquietante, ma il giornale americano ha voluto andare oltre. Così il 13 novembre ha pubblicato un articolo che riguarda l’aborto in Italia sostenendo che è «un diritto negato». E ovviamente sarebbe tutta colpa della grande percentuale di medici obiettori di coscienza, e anche della Chiesa cattolica che sostiene questa posizione. Questa sì che è una fake news: abbiamo più volte dimostrato, dati alla mano, che in Italia qualsiasi donna lo voglia può abortire, che quello dei medici obiettori è un falso problema. Eppure si insiste su questo tasto.

La strategia è chiara: la necessità di eliminare le fake news non si baserà sulla verifica dei contenuti effettivi, ma sull’autorevolezza delle fonti, ovviamente stabilita da chi detiene il potere. Così il New York Times, per auto-definizione, offre notizie vere (anche quando, come abbiamo visto per Italia e obiezione di coscienza, sono palesemente delle fake news) quindi meritevoli di pubblicazione e massima diffusione; mentre siti e pagine che non si piegano alla logica del politicamente corretto, devono essere spazzati via.