Finalmente qualcuno lo dice: i social sono un problema per bambini e adolescenti. Quarantuno Stati americani, infatti, hanno citato in giudizio Meta, il gigante tech di Mark Zuckerberg che comprende Facebook e Instagram, accusandolo di creare dipendenza negli utenti più giovani. Si tratta di un’azione bipartisan, portata avanti da democratici e repubblicani, che, citiamo testualmente, è arrivata “ad un’importante conclusione: Meta sta mettendo in pericolo i nostri bambini e adolescenti, rendendoli dipendenti per aumentare i propri profitti”. Il re è nudo, insomma.
Non che ci volesse molto per comprenderlo. Basta infatti guardarsi intorno per notare come i più giovani (ma non solo loro) siano completamente assorbiti dai social network. Non solo in modo attivo, pubblicando fotografie e video per raccontare la loro giornata, ma anche, e soprattutto, in modo passivo, guardando ciò che fanno gli altri, i loro amici virtuali, e gli influencer, sempre più considerati modelli da seguire. Il problema, troppo spesso sottovalutato, è che tutto questo ha un costo.
Il primo è fisico: bambini e adolescenti si stanno abituando a guardare solamente a venti centimetri dal proprio naso. Non alzano la testa. Non fissano più l’orizzonte e, quindi, non sono più in grado di avere una visione globale su ciò che accade attorno a loro. E se per un momento staccano lo sguardo dal telefono passano al televisore, in una catena che li collega da uno schermo all’altro. Il secondo prezzo da pagare, anzi: che stiamo già pagando, riguarda la loro salute, che non ha solo a che fare con la sedentarietà che i social impongono, ma anche con alcune devianze e malattie come l’anoressia per le ragazze, imposta da modelle troppe magre, o l’uso di sostanze dopanti per i ragazzi, che cercano sempre di più di assomigliare ai body builder.
I social, inoltre, ci spingono a rimanere sempre in rete per non perdere alcun aggiornamento, scollegandoci dal mondo reale. Dalla vita. Una cosa a lungo insostenibile per i giovani che, infatti, si trovano oggi più soli e incapaci di veri rapporti umani che si possono giocare unicamente faccia a faccia, senza la mediazione di uno schermo. E tutto questo perché? Perché quando siamo sui social non siamo solamente utenti, ma siamo innanzitutto fruitori di prodotti che devono essere venduti, in modo più o meno esplicito. L’importante per Meta è tenerci attaccati agli schermi e farci vedere quanti più stati possibili. Siamo schiavi per il profitto altrui. E siamo sempre più tristi e più soli. Sempre più virtuali, a discapito del reale (Fonte foto: Pexels.com)
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