di Federico Cenci
Settanta premi individuali tra cui due Palloni d’oro e un Fifa World Player, una ridda di trofei alzati con le maglie di Sporting Lisbona, Manchester United e Real Madrid. E ancora, una sfilza di record da richiedere una buona dose di pazienza a chi vuole leggerli tutti, nonché due alte onorificenze assegnate dallo Stato del Portogallo. Ebbene, un piccolo grande merito per questi riconoscimenti lo si deve a un ignoto medico portoghese. Piccolo come il corpicino ancora fragile e indifeso che cresce giorno per giorno nel ventre di una donna, grande come il gesto nobile di chi adempie con professionalità e fede il proprio lavoro e riesce così a salvare una vita umana dall’aborto.
Nell’ormai lontano 1984 la vita che quest’uomo salvò fu quella di Cristiano Ronaldo, uno dei calciatori più forti e prolifici in termini di reti realizzate degli ultimi anni. È stata la stessa madre dell’asso di Real Madrid e Nazionale portoghese a rivelare il retroscena nella sua autobiografia Madre coraggio, uscita venerdì scorso in Portogallo. La donna, che si chiama Dolores Aveiro, racconta in uno dei passaggi più toccanti del libro la sua situazione quando scoprì di essere incinta di quel bambino che sarebbe poi diventato il celebre Cristiano Ronaldo.
“All’epoca avevo già 30 anni e tre figli, non mi sembrava il caso di affrontare un nuovo parto e di allargare la famiglia così mi rivolsi a un dottore, che però mi rifiutò l’intervento”, spiega. Era un periodo tutt’altro che roseo in casa sua, dare da mangiare ai figli Hugo, Elma e Cátia Liliana diventava ogni giorno una sfida più ardua con un marito, José Dinis, disoccupato (è morto nel 2005 a causa dell’alcol) e con i risparmi ridotti al lumicino.
Ma la riluttanza e il tentativo di scoraggiarla dall’aborto da parte di quel medico, non arrestarono i propositi della donna, la quale provò ugualmente ad interrompere la gravidanza. Con un “rimedio casalingo” suggeritole da un’amica: “Mi disse di bere birra scura e calda. Così il bambino sarebbe morto”.
La birra tuttavia non riuscì a fermare l’energia vitale di quel cuore battente nel ventre di Dolores. Dopo alcune ore dall’assunzione di quella bevanda potenzialmente assassina, nella parte bassa dell’addome continuava a regnare la tranquillità. Segno dell’inefficacia del “rimedio casalingo”. Poco a poco la donna – già avvezza ad allattamenti, pannolini e pianti notturni – decise di tenere anche il quarto figlio. “Se la volontà di Dio è che questo bimbo nasca, così sia”, fu il suo intimo pensiero.
Il 5 febbraio 1985, in una città delle Isole Selvagge, un piccolo arcipelago dell’Oceano Atlantico più vicino alle coste africane che non a quelle portoghesi, nacque Cristiano Ronaldo. Un bambino forte e sano, venuto alla luce in un’anonima località e che sarebbe diventato famoso in tutto il pianeta grazie al suo eccezionale talento calcistico.
Un retroscena assai delicato, che la madre ha deciso di pubblicare previa autorizzazione di suo figlio Cristiano. Il quale, oggi, ha anche la forza di scherzarci su: “Visto mamma, tu volevi abortire e adesso sono io che tengo i cordoni della borsa in casa”. E pensare che la tentazione di interrompere la gravidanza scaturiva proprio da difficoltà economiche. Se quel medico non fosse rimasto fedele al suo giuramento e dunque fermo nella sua opposizione all’aborto, oggi il mondo del calcio avrebbe una luminosissima stella in meno nel suo firmamento. E il firmamento – si sa – per guardarlo dobbiamo rivolgere lo sguardo all’insù. Ecco perché l’obiezione di coscienza è sempre un gesto rivolto verso l’alto.
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