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Crocefissi cioè crociati. Plinio Corrêa de Oliveira medita san Luigi di Monfort per la Settimana Santa
NEWS 22 Marzo 2016    

Crocefissi cioè crociati. Plinio Corrêa de Oliveira medita san Luigi di Monfort per la Settimana Santa

 

 

Una meditazione per la Settimana Santa ispirata dalla «Lettera circolare agli Amici della Croce», scritta nel 1714 da san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) e indirizzata ai membri di un’associazione laicale di Nantes di cui era ispiratore

 

di Plinio Corrêa de Oliveira
(1908-1995)

 

«Amici della Croce! Vi siete uniti come soldati crocifissi per combattere il mondo!»
“Crocifissi”, cioè crociati. È interessante notare che S. Luigi Grignion usa la parola “Croce” come vessillo di guerra.

Nel definire gli “Amici della Croce”, S. Luigi Grignion li presenta subito come crociati. È una correlazione immediata: essere un amico della Croce vuol dire essere un crociato, vuol dire prendere la Croce come vessillo di battaglia, vuol dire prendere la Croce per andare in guerra contro i suoi nemici, interni ed esterni.

Voi ben vedete lo spirito che anima S. Luigi Grignion, già dalle prime righe della «Lettera». È caratteristico del suo spirito l’essere combattivo, egli ha qualcosa di infuocato e di aggressivo. Ci sono molti passaggi nelle sue opere dove egli sfoggia un aria nitidamente aggressiva contro l’avversario, non nel senso di attaccarlo in quanto persona, ma di combattere i suoi difetti. Questo è lo spirito di crociata che brilla già dalle prime righe della «Lettera Circolare agli Amici della Croce».

Vorrei sottolineare questo, affinché noi possiamo estirpare dalle nostre anime qualsiasi connotazione romantica nel parlare degli “amici della Croce”. Quando sentiamo discutere di un “amico della Croce”, a volte tendiamo a immaginare una povera vecchietta col piede gonfio che si trascina in chiesa per la Messa. Pensiamo: “Quella povera vecchietta sta portando una grande croce!”. Lungi da me denigrare una tale situazione, che può essere anche santa. Ma da lì a dire che questo è l’essenza dell’amore alla Croce… L’amore alla Croce consiste essenzialmente nella combattività, è uno spirito di iniziativa.

“Vi siete uniti come soldati crocifissi per combattere il mondo, non con la fuga – come i religiosi e le religiose – per timore d’essere vinti, ma come valorosi e bravi lottatori che scendono sul campo di battaglia, senza cedere terreno e senza volgere le spalle al nemico. Coraggio! Combattete da prodi!”

Ecco! Vedete? È esattamente ciò che io dicevo. Lui, fondatore di una congregazione religiosa che ha riunito persone per fuggire dal mondo, conosce pure la varietà dei doni che esistono nella Chiesa. Egli capisce che alcune persone devono rimanere nel mondo per combattere. Perché rimanere nel mondo è sinonimo di combattimento. Non si può restare nel mondo senza combattere. Bisogna restare nel mondo e combattere. Ed è per questi combattenti che egli scrive.

Come sono questi combattenti? Sono “valorosi e bravi”, che combattono “senza cedere terreno e senza volgere le spalle al nemico”. Tutto qui? No. Egli termina con un proclama: “Coraggio! Combattete da prodi!”. Cioè, non basta essere saldi, è necessario prendere l’iniziativa!

In questo brano c’è qualcosa del timbro di voce di San Luigi di Montfort, che è insostituibile! Ed è per questo che ho voluto leggere il suo stesso testo, per poi fare alcune osservazioni in seguito. Così come, guardando la fotografia di una persona si possono scorgere aspetti della sua psicologia, in questo brano si vede tutta la psicologia di San Luigi di Montfort: bruciando di amore e di entusiasmo, non avendo un solo minuto che non sia di amore superlativo, profondamente cosciente di ciò, allo stesso tempo volge lo sguardo all’ideale che lo entusiasma e all’azione guerriera.

Egli procedeva, in modo del tutto naturale, dal fuoco della contemplazione al fuoco dell’azione. Era un apostolo di fuoco, che trascinava dietro di sé molte persone, che egli poi lanciava nel fuoco del combattimento. Per lui, questa triplice azione ignea era una sola. Egli era un focolare ardente. Ecco ciò che si sente in queste parole: esse comunicano calore. Sono le parole che userebbe un generale per dare l’ordine di marcia a una colonna militare, per iniziare un’azione bellica.