Per gentile concessione pubblichiamo l’intervento che Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha tenuto ieri all’evento per i 30 anni della Comunità Nuovi Orizzonti fondata da Chiara Amirante
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“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Un mese fa un bambino nato da poche settimane nel Regno Unito, papà italiano, mamma nigeriana, è arrivato in Italia. Quel bambino ha una grave malformazione cardiaca; in Inghilterra era stato ritenuto unfit, quindi non degno di essere curato. Per una parte del mondo medico e delle corti di giustizia inglesi, se fosse rimasto lì “nel suo miglior interesse” sarebbe stato lasciato morire.
Come governo abbiamo collaborato con le autorità inglesi, abbiamo messo in contatto l’ospedale di Bristol dove era ricoverato con il Bambin Gesù, abbiamo allestito un volo speciale sanitario e abbiamo fatto arrivare, lui e i suoi genitori, a Roma. È in vita, è in cura, c’è speranza che ce la faccia, preghiamo il Signore perché ciò accada.
Ci avevamo provato alle fine dello scorso anno con Hindi Gregory, con un consiglio dei ministri che le aveva riconosciuto la cittadinanza italiana per condurre anche lei qui e salvarla: in quell’occasione non ci siamo riusciti, ma probabilmente il lavoro svolto per lei ha posto le basi per un esito differente adesso.
Fra Nuovi orizzonti e il governo italiano ci sono ovviamente tante differenze. Ma ci sono anche dei punti in comune. Il primo è l’attenzione per i più piccoli, per i più deboli, per quelli a cui nessuno pensa: per quelli che voi incontrate e rimettete in piedi, nel corpo e nello spirito, nei luoghi dell’abbandono e nella miseria umana. Per quelle famiglie e quelle persone disagiate che, pur nella estrema difficoltà dei conti pubblici, noi proviamo a sostenere con le misure approvate nelle leggi di bilancio. Per quelle donne che aspettano un bambino, alle quali cerchiamo di offrire qualche aiuto in più per proseguire la gravidanza. Per quegli adolescenti che sono tentati dalla droga, e che cerchiamo di convincere che la droga non è mai leggera, e che è la vita che è stupefacente, senza bisogno di sostanze.
A proposito di droga, condividiamo, ciascuno per il suo, anche l’approccio di comunità. Se l’avvicinamento agli stupefacenti dipende anche dall’isolamento, la fuoriuscita e il riscatto vengono dall’aiuto fraterno e dalla condivisione del dolore. Siamo così convinti del ruolo delle comunità che – fin dall’inizio della nostra esperienza – lavoriamo per far cadere impedimenti e ostacoli burocratici, a partire da quelli riguardanti l’accreditamento. Colgo l’occasione per ricordare che, a partire dalla dichiarazione dei redditi di quest’anno, fra le destinazioni dell’8 per 1000 sotto la voce Stato i contribuenti italiani potranno scegliere la prevenzione e il recupero delle dipendenze: è una ulteriore manifestazione di fiducia e di vicinanza al vostro mondo.
Le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo, «quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me», per ciascuno di noi ha un grande valore religioso. Ma ha anche una importante ricaduta civile: la civiltà cristiana si è sviluppata nei secoli sul suo fondamento. È quel principio di solidarietà che è alla base della Costituzione della nostra Repubblica. È il pilastro sul quale costruire la pace, e non in senso metaforico.
Dall’inferno di Gaza, tra bombe, proiettili, eserciti e devastazioni, l’Italia, col lavoro svolto dalla Difesa, dall’intelligence, dagli Esteri, e dalla Salute, ha tirato fuori fino a questo momento 58 bambini gravemente feriti e 98 maggiorenni, loro familiari, e li ha condotti nei principali ospedali della nostra Penisola, per lo più pediatrici. Che cosa saranno mai 156 persone rispetto alle decine di migliaia uccise, mutilate, costrette a fuggire? È un gesto di concreta vicinanza a ciascuno di loro, ma è al tempo stesso un segnale di pace in quell’area: come abbiamo condannato l’attacco terroristico contro Israele, così soccorriamo, per quello che ci viene permesso, i piccoli che ne subiscono le conseguenze. E attraverso questo proviamo a stabilire condizioni di reciproca fiducia che permettano le interlocuzioni necessarie per comporre la crisi.
Se la pace si costruisce rivolgendo uno sguardo di amore a chi è più piccolo, voi siete operatori di pace, e indicate la strada. È la strada di Cristo. Che, lo ripeto, non ha solo un insostituibile senso religioso. Non soltanto la nostra fede, ma anche la nostra storia si fondano sul sacrificio di un bambino.
Oggi la Chiesa celebra una delle feste più importanti. Il momento storico in cui viviamo è complicato e difficile: sembrano attuali e coerenti con la festa della Pentecoste i versi di un grande artista polacco, vissuto a Cracovia fra la fine del XIX e l’inizio del XX sec., Stanisław Wyspiański:
“Ci sono tante forze nel popolo,
ci sono tanti uomini.
Entri infine il Tuo Spirito
E svegli gli addormentati”
Wyspiański scriveva questi versi nel 1902, quando uno Stato polacco non esisteva. Esisteva però una Nazione polacca, che desiderava la libertà, e che sognava di recuperarla, e poi l’ha realmente recuperata, se pur pagando un prezzo elevatissimo. Oggi questi versi valgono per l’Europa e per l’Italia. “Ci sono tante forze nel popolo, ci sono tanti uomini.” Ma ci sono anche troppi addormentati. Lavoriamo insieme, con l’aiuto di Dio, per suonare la sveglia.
(Foto screenshot canale Youtube Tg24info)
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