Classe 1984, un viso pulito incorniciato da lunghi capelli castani, Montserrat Medina Martínez non appare in nulla diversa da tante trentenni di oggi.
Eppure, apprendiamo da Religion en Libertad, il suo curriculum dice altro, tanto da averla fatta diventare una icona della sua generazione, un’imprenditrice conosciuta e stimata a livello internazionale: Medina, dopo essersi laureata con merito in ingegneria aeronautica, ha ricevuto una borsa di studio dalla Stanford Univesity e ha quindi co-fondato nella Silicon Valley la Startup Jetlore, una società di intelligenza artificiale, e a soli 34 anni è diventata partner di Deloitte, la prima azienda di servizi di consulenza e revisione al mondo.
IN MEZZO AL SUCCESSO, LA CHIAMATA A FARE ALTRO
Una vita costellata di successi, dunque, e destinata a collezionarne molti altri. Tuttavia, più o meno in concomitanza di quello che Dante avrebbe chiamato «il mezzo del cammin di nostra vita», Medina ha deciso di mollare tutto… per andare in cerca della felicità. Quella felicità che i soldi, le gratificazioni, la carriera e tutto quanto costellava la sua vita, all’apparenza così realizzata, non sono riusciti a donarle perché, per dirla questa volta con Sant’Agostino, «il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te, Signore».
Ed è così che Medina, che anche in questo si dimostra essere una giovane fuori dal comune, ha preso il coraggio a due mani, si è fermata, ha fatto silenzio dentro di sé per ascoltarsi, e ha tratto le sue conclusioni: la sua vocazione, ha così compreso, non era tanto quella di mettere a frutto i propri talenti in mezzo ai numeri e alla tecnologia, bensì nel silenzio di un monastero agostiniano, vestendo l’abito di una suora contemplativa.
Per spiegare questa rivoluzione copernicana avvenuta nella sua vita ai suoi colleghi di lavoro, la giovane ha scritto loro una densa e commovente lettera dal titolo: La mia nuova speranza: comunicazione e confessione. Un testo edificante e utile a tutti, del quale riportiamo qui i passaggi salienti.
LA LETTERA AI COLLEGHI
«Con tutti i rischi che comporta l’apertura del tuo cuore, voglio farlo come espressione di libertà e confessione di fede. A chi legge questo scritto affido qualcosa di intimo e personale, ma che non posso tenere solo per me. Si è aperta una nuova fase nella mia vita che implica l’abbandono della mia carriera professionale. Credo che Dio mi stia chiamando a lasciare tutto per seguire più da vicino suo Figlio Gesù. La sua grazia ha rimosso il velo che mi copriva gli occhi e ho cominciato a capire quanto gli devo. Ha acceso in me un fuoco che accende un bisogno insaziabile di amarlo e servirlo.
[…] Sento che, sostenendo questa chiamata, la mia vita acquista un significato pieno di luce, che mi fa sentire beata e felice. […] Mentre rimandavo la risposta vera, quella che compromette la vita, ho usato tutti i talenti che mi aveva dato l’infinita bontà del nostro Dio, ma li ho usati per la mia gloria e per accumulare ricchezza in questo mondo. Mi sono appropriato dei doni ricevuti cercando solo il mio interesse. E mi stavo illudendo perché, lungi dal rendermi felice, quell’atteggiamento mi causava solo un vuoto sempre crescente. […] Ho realizzato il mio malinteso riguardo alla bramata “perfezione” che stavo cercando nelle cose del mondo, e più mi avvicinavo, più mi allontanavo dal vero perfezione dell’anima che consiste nel fare la volontà di Dio, vera pienezza per la quale siamo stati creati.
[…] Ho deciso, senza rimpianti, di smettere di investire nel mio futuro terreno e di iniziare a investire nel mio futuro per la vita eterna. Poiché lascio il mondo per servire e fare la Volontà di Dio, ho la certezza che il Signore misericordioso provvederà più che a provvedere alla mia mancanza con coloro che lascio per Lui. Non lascio il mondo, propriamente, ma il mondano. E voglio dare la mia vita in preghiera e offerta per tutti coloro che Dio ama».
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