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Decanonizzare Giovanni Paolo II. Appello del femminismo “cattolico”
NEWS 15 Marzo 2019    di Giulia Tanel

Decanonizzare Giovanni Paolo II. Appello del femminismo “cattolico”

Dall’essere esaltati all’essere detratti il passo è breve e nessuno ne è esente, neanche un Papa, per giunta santo. A dimostrazione di questo, lo scorso 11 marzo le fondatrici del Comité de la jupe (Comitato della gonna), Anne Soupa e Cristine Pedotti, hanno lanciato un appello su Le Monde: «Chiediamo la decanonizzazione di Giovanni Paolo II».

Gli attacchi – di esponenti del mondo femminile, ma non solo – a una presunta misoginia presente nella Chiesa non sono cosa nuova, ma come mai ora a essere preso di mira è Papa Karol Wojtyla? Quali sarebbero le sue colpe?

Innanzitutto, paradossalmente, il fatto di aver promosso la figura della Vergine Maria: per le due studiose il fatto che il Papa dell’Est abbia esaltato la figura della Madre di Dio rimanderebbe infatti a una sua precisa concezione della donna, quale persona che deve stare in silenzio e obbedire. Peccato però che la realtà sia differente. Ignorano, forse, le due femministe che la figura femminile, nella storia, è stata sollevata dal suo stato di inferiorità proprio da quella Chiesa contro cui si scagliano con tanta veemenza? Il cristianesimo è infatti stata la prima religione ad aver sostenuto con forza la dignità della donna che, fin dall’Antico Testamento, si afferma avere la stessa origine dell’uomo: «Dio creò l’uomo a Sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen, 1,27). L’antropologia cristiana non può prescindere da questo punto fondamentale.

Eppure le due signore che vogliono far scendere dagli altari il papa polacco sono cattoliche. La Soupa, biblista, viene ospitata perfino sulle colonne dell’Osservatore romano, e insieme alla collega ha ideato il Comité de la Jupe per lottare contro la discriminazione delle donne nella chiesa cattolica.

Ma le due “esperte” non esitano a trovare un’altra colpa a Papa Wojtyla, quella di aver «condotto» un altro Papa, santo anche lui, cioè Paolo VI, «a condannare la contraccezione» (enciclica Humane vitae). Insomma, dopo aver promosso la Vergine il papa polacco, secondo le cattolicissime femministe francesi, ha perfino fatto una specie di mobbing su un collega in santità.

Tutto ciò culmina nella colpa di aver coperto numerosi casi di abuso commessi da uomini di Chiesa che, specificano Soupa e Pedotti, «non sono meri abusi isolati perpetrati da alcuni pervertiti. È chiaro che emergono da questa “cultura dell’abuso”, denunciata da Papa Francesco nella sua lettera del 20 agosto 2018 indirizzata al “popolo di Dio” sull’abuso di minori». Ma Giovanni Paolo II, si spingono addirittura a sostenere le due, non solo era a conoscenza di questa situazione di degrado, ma ne sarebbe addirittura stato «[…] l’artigiano, con il suo concetto degradante della Donna nella Chiesa».

Naturalmente i casi di abuso sono fatti gravi su cui sarebbe bene esser chiari e portare prove, prima di sparare generiche accuse di copertura ideologica. Comunque, affermare che il pontefice polacco avesse una concezione negativa del femminile va contro l’evidenza. Nella lettera apostolica Mulieris dignitatem del 1988 scriveva infatti che «[…] le risorse personali della femminilità non sono certamente minori delle risorse della mascolinità, ma sono solamente diverse». E la diversità è una ricchezza per l’umanità al punto che, proseguiva il Papa, «la Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il “mistero della donna”», nonché «per tutte le manifestazioni del “genio” femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni».

Oltre a questo, nella Lettera alle donne del 1995 Wojtyla lanciava un monito che le femministe in primis dovrebbero apprezzare. Sottolineando la necessità di un sempre maggior rispetto dell’identità femminile scriveva che questo «[…] non passa solo per la denuncia, pur necessaria, delle discriminazioni e delle ingiustizie, ma anche e soprattutto per un fattivo quanto illuminato progetto di promozione, che riguardi tutti gli ambiti della vita femminile, a partire da una rinnovata e universale presa di coscienza della dignità della donna».

Così, nell’anno domini 2019, appare su Le Monde questo appello di due “cattoliche” impegnate che sostanzialmente accusano un papa santo di avere elaborato una teologia della donna a partire dalla Vergine Maria, che poi sarebbe la Madre di Dio.


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