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Difendersi dalla superstizione: non ridurre la fede a un sentimento
NEWS 1 Febbraio 2024    di suor Anna Monia Alfieri

Difendersi dalla superstizione: non ridurre la fede a un sentimento

Innanzitutto occorre separare gli ambiti: fede e superstizione afferiscono a due ambiti completamente diversi. Sembra un’osservazione scontata e banale ma, purtroppo, non è così. Spesso, infatti, capita che chi professa una religione sia accusato di essere superstizioso. Niente di più sbagliato. La fede, infatti, si nutre di un costante rapporto con l’intelligenza: fede e ragione, fides et ratio, sono legate da un rapporto di reciproco scambio. Come non citare le straordinarie costruzioni filosofiche che hanno approfondito il rapporto tra fede e razionalità elaborate da Anselmo d’Aosta e Tommaso d’Aquino!

La fede correttamente intesa e vissuta è credere a realtà certamente invisibili ma che sono fondate e nutrite da una costante e sincera ricerca razionale che non vede contrasti nell’affidamento che l’uomo fa di se stesso ad un Essere superiore. Fede è sostanza delle cose sperate e argomento delle non parventi, scrive Dante. Del resto Benedetto XVI ha sempre affermato che la vera teologia la si fa in ginocchio, contemplando il mistero eucaristico. Adoro Te devote, latens Deitas, Ti adoro devotamente o Divinità nascosta, aveva scritto Tommaso d’Aquino in uno dei suoi inni eucaristici più belli. La superstizione, al contrario, abbraccia l’irrazionale, ha a che fare con l’ignoranza, con un concetto di fede non fondato sulla ragione ma sul sentimento, il più delle volte sulla paura che qualcosa accada e il desiderio di stornare il fatto ritenuto pernicioso.

La superstizione si pasce dell’ignoranza e della povertà e come tale va assolutamente combattuta. Quanti casi la cronaca ci presenta di vittime della superstizione in tutte le sue forme! La Chiesa ha il dovere di intervenire, con messaggi chiari, facendo capire che la fede non può prescindere dalla ragione, che la fede non si basa sull’emozione del momento, che crocifissi e altri oggetti di devozione non sono amuleti da indossare. Occorre fare tanta chiarezza, occorre che le persone si lascino educare dai messaggi positivi che le diverse autorità, in tutti i campi, diffondono proprio per scongiurare di rimanere vittima di chi vuole approfittare dell’ignoranza e dell’ingenuità delle persone che spesso, quando si trovano a vivere situazioni di difficoltà, sono in balia di chi vuole approfittare di loro. E poi occorre anche tanto senso di responsabilità e di forza morale, tutte doti di cui l’uomo di oggi, per tutta una serie di ragioni, è sempre meno provvisto.


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