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«Dio mi dà la forza» dice il prete che in Ucraina resta coi fedeli
NEWS 4 Aprile 2022    di Federica Di Vito

«Dio mi dà la forza» dice il prete che in Ucraina resta coi fedeli

La terra di missione è diventata terra di appartenenza per padre Pedro Zafra, sacerdote di 31 anni di Córdoba, in Spagna, che ha deciso di rimanere laddove nel 2011 è arrivato per la formazione sacerdotale, a Kiev. Ordinato sacerdote lo scorso giugno fa parte del Cammino Neocatecumenale a servizio della parrocchia dell’Assunzione della Vergine nella capitale ucraina.

Nonostante lo scoppio della guerra, il sacerdote è rimasto accanto ai suoi parrocchiani e non ha lasciato il Paese, decisione frutto dello Spirito Santo. «È stata una battaglia interiore», ha detto, aggiungendo di aver trovato la risposta nella preghiera con un brano del Vangelo che «parlava della missione e del sostegno della grazia di Dio per portarla avanti».

Dall’inizio dell’invasione russa la parrocchia è diventata un centro di accoglienza, «abbiamo diversi anziani in sedia a rotelle, famiglie con i loro bambini piccoli e adolescenti e alcuni giovani missionari», afferma padre Zafra sottolineando che vivere questa situazione in comunità «ci aiuta molto ad affrontarla». Racconta poi il turbamento interiore di non capire «l’insensatezza della ragione umana», ma di aver trovato la forza «attraverso la preghiera e i sacramenti, che mi danno la grazia di non fuggire e di perseverare con coloro che stanno soffrendo».

Questa comunità vive la le sue giornate iniziando alle 7.30 con la colazione e la preghiera per poi passare a svolgere diversi compiti in mattinata. Padre Zafra di solito fa visita ai malati e agli anziani che non posso uscire, portando loro la Comunione e ciò di cui necessitano. La parrocchia della Vergine è diventata un centro di distribuzione di aiuti umanitari, dove molte persone, anche non credenti, vi si recano ogni giorno per chiedere aiuto e conforto. Da fare ce n’è per tutti.

Anche la parrocchia continua le sue attività con relativa normalità, anche se l’orario della messa è stato anticipato in modo che i fedeli possano tornare alle loro case prima del coprifuoco. A volte poi, per il rischio di bombardamenti, la celebrazione è avvenuta nei sotterranei. Nelle ultime settimane hanno avuto il dono di celebrare due Prime Comunioni e tre matrimoni. Il sacerdote ha osservato inoltre che nell’ultimo mese è cresciuto il numero di persone che partecipano alla messa, «le persone vengono in cerca di una risposta alla sofferenza. Prima avevano il loro lavoro, il loro progetto di vita e ora tutto ciò che è scomparso, non hanno più alcuna sicurezza e cercano una risposta da Dio. C’è molta tensione, preoccupazione per la sicurezza, per la vita stessa. L’incertezza creata dal non sapere cosa accadrà, vivendo alla giornata. Non sappiamo se saremo vivi domani o no».


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