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Dreher spiega che l’Europa sta morendo perché rinnega la sua storia (cristiana)
NEWS 5 Dicembre 2018    di Ermes Dovico

Dreher spiega che l’Europa sta morendo perché rinnega la sua storia (cristiana)

L’Europa sta morendo, a livello demografico e prima ancora culturale, perché rinnega la sua storia cristiana ed è incapace di trasmettere un senso ai suoi abitanti, immersi in una società sempre più invasa dalla cultura del nulla. Davanti a questo quadro disperante solo la proposta di un cristianesimo autentico, che non si metta a inseguire il mondo ma cerchi Dio, può ricostruire pian piano una cultura e fornire la via d’uscita. È questa in sintesi l’analisi che lo scrittore statunitense Rod Dreher fa sul Vecchio Continente, prendendo spunto dalla lettura di un libro del giornalista britannico Douglas Murray, The strange death of Europe. Immigration, identity, islam, e di un articolo di Sandro Magister sulla crisi demografica in Italia ribadita dagli ultimi dati dell’Istat.

Dreher cita uno dei passaggi più crudi del resoconto di Magister: «Il crollo della natalità ha qui toccato nel 2017 il suo livello più basso di sempre. In un paese di 60,5 milioni di abitanti sono nati lo scorso anno appena 458.151 bambini, e ancor meno, circa 440 mila, sono i nuovi nati previsti per il 2018, poco più di 7 ogni 1.000 abitanti, un 30 per cento sotto la media dell’Unione europea, che è già la regione del mondo con il record della denatalità». Il tasso di fecondità, che per garantire il ricambio generazionale dovrebbe essere pari ad almeno 2.1 figli per donna, è crollato a 1.32, sull’onda di una crisi iniziata negli anni Settanta (quando furono approvate le leggi su divorzio e aborto). «Già questi sono numeri che attestano un’inesorabile marcia verso l’estinzione di un popolo», commenta il vaticanista italiano.

MENO MATRIMONI RELIGIOSI, MENO FIGLI

Si fanno sempre meno figli, dunque, e allo stesso tempo diminuiscono i matrimoni religiosi, che tra il 2016 e il 2017 hanno segnato un notevole calo: -10.5%. Meno matrimoni in Chiesa, meno nascite. Una tendenza che pure il demografo non cattolico Roberto Volpi, di cui Dreher rilancia la citazione, indica come drammatica: «Il motivo per cui questo arretramento del matrimonio religioso è ancor più preoccupante di tutto il resto, è presto detto. Ancora oggi il 70 per cento delle nascite avviene in Italia dentro il matrimonio, ma è il matrimonio con rito religioso quello che assicura nettamente più nascite rispetto al matrimonio con rito civile. Quest’ultimo è infatti soprattutto il matrimonio a cui ricorrono divorziati, vedovi e coppie miste di italiani e stranieri, diversamente dal matrimonio religioso che resta di gran lunga il preferito da celibi e nubili, di età più giovane e con una più alta propensione ai figli».

IL DOVERE DELLA CHIESA

Commenta Dreher: «Per renderlo cristallino: le persone religiose hanno più bambini». Interessante è ancora il richiamo di Volpi, il quale spiega che «sono i matrimoni a dirci quanto siamo sani o ammalati. Attualmente siamo a uno stadio pressappoco terminale. Non sarebbe male se la Chiesa, la prima a pagare pegno, lo capisse e si desse una mossa». L’autore del libro L’Opzione Benedetto cita di nuovo Magister che a proposito della Chiesa ricorda l’occasione persa del doppio sinodo sulla famiglia (2014-2015), dove una frangia di padri sinodali ha cercato nei fatti di minare la dottrina sulle condizioni per l’accesso alla Comunione da parte dei divorziati risposati civilmente: «Una disputa che ha lasciato libero il campo all’offensiva del matrimonio vero». In questo suicidio sospinto dalla secolarizzazione, la stessa Chiesa non riesce quindi ad annunciare in modo chiaro la verità, nonostante proprio da questo annuncio – che dà senso alla nostra vita – dipenda la possibilità di far rifiorire il matrimonio, aprirsi al dono dei figli e ricreare una cultura cristiana che combatta l’imperante nichilismo.

LA CULTURA DEL NULLA E IL MESSAGGIO CRISTIANO

Dreher nota che un segno di questa decadenza è la pervasività del pensiero gay, come nel Regno Unito dove un’organizzazione Lgbt finanziata dal governo distribuisce indumenti per opprimere e appiattire il seno di ragazzine di 13-14 anni, confuse sulla loro identità sessuale. Cita poi il libro di Douglas Murray, un ateo con tendenze omosessuali che però si definisce «un cristiano culturale». Murray riconosce infatti che solo il cristianesimo può ridare un senso a questa Europa, le cui élite spingono invece per l’immigrazione di massa e il multiculturalismo, e in cui diversi giovani – cresciuti nel più vuoto relativismo – finiscono per sentirsi attratti dalla proposta forte dell’islam, anche perché il messaggio cristiano viene oggi perlopiù proposto in una forma annacquata. «Il messaggio della religione», lamenta Murray a proposito di alcune delle maggiori chiese protestanti ma anche di altri rami della cristianità europea, «è diventato una forma di politica della sinistra, azione sulla diversità e progetti di welfare sociale».

Il problema, in breve, è che ci si è appiattiti sulla dimensione terrena scordandosi di quella eterna, aprendo le porte al nulla e mettendo da parte Gesù Cristo. Conseguenza del nichilismo, riassume Dreher, è che «non c’è ragione di fare figli in un mondo privo di significato». La strada per recuperare il significato perduto – premessa indispensabile per una cultura capace di ricostruire l’Europa – è cercare Dio.


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