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E adesso va in scena pure un commissario Montalbano omosessualisticamente corretto
NEWS 15 Marzo 2017    

E adesso va in scena pure un commissario Montalbano omosessualisticamente corretto

di Mauro Bazzi

 

Sono uno a cui sono sempre piaciuti i gialli al cinema e alla TV anche se a causa del poco tempo a disposizione li vedo saltuariamente.

Ultimamente a casa di amici mi sono imbattuto nei gialli televisivi del commissario Montalbano, che non mi hanno mai entusiasmato molto per via della lentezza con cui sempre si sono svolgono le storie e per una sorta di artificiosità che si vede nelle trame, molto lunghe e complicate e qualche volta anche un po’ farraginose.
Ma mi sono sempre piaciuti i personaggi della serie (e forse è questo il vero segreto del successo di Montalbano), in primis lui, il commissario. Per questo mi sono detto che questa volta mi sarei guardato bene con calma gli ultimi due nuovi episodi e, che hanno tra l’altro, avuto un alto share, praticamente un “cult” per molti italiani.

Questa volta però sono rimasto amareggiato in ognuna delle due puntate per le “furbate” che colui che ha scritto la sceneggiatura, probabilmente Camilleri stesso, ha inserito nei due ottimi episodi, “Un nido di vipere” e “Come voleva la prassi”.
La frase finale della prima puntata: “Giovanna aveva ucciso per amore”, aveva ucciso per il meglio… Giovanna aveva ucciso per amore. Faccio fatica a usare questa parola, ma se riesci a superare l’orrore e arrivi alla sostanza, forse si può parlare di amore, un amore mostruoso, inconcepibile, degenerato, ma pur sempre una forma di amore, un amore nato e cresciuto in quel covo di vipere”. Sarà amore quello di una figlia che viveva sin da bambina l’incesto con il padre e da cui ha un figlio. E alla fine il padre viene ucciso dalla figlia stessa non per vendetta ma per gelosia perché suo padre andava a letto con tutte le ragazze giovani che incontrava? Cosa ci vuole dire Montalbano-Camilleri con quella frase? Che ci può anche essere “sostanza” in un amore malato, perverso e pervaso di male, basta che sia amore? Ma allora cosa vuol dire amare una persona? Basta provare un sentimento e un affetto al punto che anche un incesto possa persino essere giustificato? “Love is love” e questo giustifica tutto?

Anche nel secondo episodio andato in onda lunedì 6 marzo, in cui si parte dalla orribile morte e tortura di una giovane prostituta, oltre alla nobile denuncia per lo sfruttamento della donna nella prostituzione, è contenuto anche un altro messaggio di sospetto per chi crede ancora nella famiglia tradizionale,

Infatti in una scena, molto breve ma significativa, Montalbano e i suoi colleghi, si ritrovano per caso al ristorante e vedono l’intervista TV del sindaco, e politico, di un paese vicino, il quale dice: "Non è ammissibile che lo Stato italiano possa giustificare e ammettere il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Noi siamo per una famiglia sana, tradizionale e che ha comune unico obiettivo la procreazione". E chi è questo sindaco? Guarda caso è uno dei colpevoli eccellenti che sta in cima allo sfruttamento della prostituzione. Infatti dopo più di un’ora l’episodio si conclude con il baldo Montalbano che risolve la sua indagine: l’assassino della prostituta è, appunto, il sindaco che si batte per la famiglia tradizionale e contro i matrimoni gay. Ovverosia: chi non vuole i matrimoni gay e si batte per la famiglia naturale chissà che scheletri negli armadi ha!
Cambiare la mentalità della gente, in bene ma più spesso in male si fa in molti modi: con le leggi, l’arte, con la letteratura, con l’educazione con il cinema e la TV, con un festival della canzone, con i media… Il caso Montalbano mi sembra proprio un esempio da manuale su come si voglia far passare surrettiziamente, attraverso una fiction di successo, un messaggio viscido (e ovviamente politicamente corretto) pere instillare il dubbio che ogni forma di amore è comunque amore e che chi crede nella famiglia tradizionale è sicuramente un ipocrita, magari un assassino.