Steven Ertelt – presidente del “Colorado Citizens for Life” e membro del consiglio direttivo del “National Right to Life Committee” (“Comitato nazionale per il diritto alla vita”) -, ha pubblicato sulla piattaforma prolife LifeNews.com, di cui è fondatore ed editore, l’articolo “La Regola D’oro può aiutarci a riconoscere la dignità del bambino non nato”[1], che qui di seguito riportiamo rielaborandolo un po’.
La “regola d’oro” è quel principio della legge morale naturale, cioè universalmente riconosciuto, che dice “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, valido anche nella sua accezione positiva “fai agli altri quello che vuoi sia fatto a te”. La “regola d’oro” è un pezzo di saggezza morale espressa in numerose tradizioni etiche e religiose che risalgono sin dall’antichità. Essa è presente in tutte le religioni; Confucio, per esempio, ha detto: “Ciò che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri”; Gesù ha insegnato: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
La “regola d’oro ci può aiutare a vedere con più chiarezza, orientando il nostro pensiero morale facendoci mettere nei panni di qualcun altro. Essa indirizza la nostra considerazione nei confronti degli altri, i quali contano esattamente come noi. Verifica la coerenza delle nostre azioni per far sì che non nuociamo agli altri.
Ora, venendo al bambino non nato, perché dovremmo preoccuparci del destino dei bambini non nati a rischio di morte per aborto? Perché ci importa di loro? Molte persone non si curano di loro, dopotutto i bambini non nati sono così minuscoli e nascosti alla vista, appaiono così tanto diversi da noi ai primi stadi del loro sviluppo nel grembo materno, non hanno le sofisticate funzioni cognitive che abbiamo noi e non possono parlare per se stessi. Peggio ancora, molti pensano che l’aborto possa essere la soluzione a una gravidanza indesiderata, a condizioni sociali, di salute ed economiche problematiche. L’aborto, pensa la gente, rende la vita più facile, ecco perché avviene. Ovviamente, come si sa, questa cecità morale, foriera di gravi ingiustizie, non riguarda solo il bambino non nato, ma tutte le forme di abuso, sfruttamento e uccisione del prossimo che conosciamo.
Per applicare la “regola d’oro” dobbiamo immaginarci al posto di qualcun altro, tuttavia, nel caso del bambino non nato, abbiamo bisogno di una comprensione minima dello sviluppo biologico umano, infatti ciascuno di noi è stato una volta un figlio non nato. Il professore di filosofia Christopher Kaczor scrive: “La verità è che tu sei lo stesso essere vivente di quel feto da cui sei sviluppato, è una questione di osservazione e di dati scientifici. Tu adesso, tu a dieci anni, tu dieci giorni dopo la nascita, tu dieci giorni dopo il concepimento e sempre tu in tutti gli stadi della tua vita, durante la tua continuità corporea”. Una volta ero un adolescente, e prima di questo un bambino, e prima ancora un neonato, un feto, un embrione. Aver ucciso l’embrione che fui vorrebbe dire aver ucciso me.
Ecco come si applica la “regola d’oro” al caso dell’aborto:
Alcune persone pensano che non avevano effettivo valore quando erano bambini non nati, visto che non disponevano ancora delle abilità o delle caratteristiche che secondo loro conferiscono importanza e diritto alla vita, ma questa è un’idea falsa e pericolosa del valore della vita umana. Il valore della vita, infatti, non è legato all’età, o all’intelligenza, o al grado di indipendenza o all’aspetto. Non conto di meno se sono, o divento, disabile e bisognoso di assistenza. Non valgo di più quando imparo la matematica. Non perdo il mio diritto a vivere se mi colpisce la demenza e perdo la coscienza di me e la capacità di giudizio. Ogni persona ha un valore fondamentale perché semplicemente è quella persona unica e irripetibile. Per questo motivo, la mia vita ha un valore in ogni suo momento, e aveva valore quando ero un bambino non nato perché quel figlio non nato sono io.
La cosa bella della “regola d’oro” è che prende il nostro interesse personale e lo estende a tutti gli altri. Proprio come non voglio essere giudicato, per esempio, per il mio aspetto, così non devo giudicare gli altri per il loro aspetto. Proprio come non voglio essere intenzionalmente ucciso, così non devo intenzionalmente uccidere qualcun altro. Proprio come mi merito che la società tuteli la mia vita, così dovrei agire per tutelare la vita degli altri.
In conclusione, perché dovremmo prenderci cura dei bambini non nati? Perché ci prendiamo cura di noi stessi. Perché i bambini non nati contano? Contano perché noi contiamo.
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[1] Steven Ertelt, “The Golden Rule Ought to Help Us Recognize the Dignity of Unborn Children”, www.lifenews.com, 19 luglio 2017.
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