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«Ero protestante, ma l’Eucaristia mi ha portato alla Chiesa»
NEWS 8 Aprile 2024    di Paola Belletti

«Ero protestante, ma l’Eucaristia mi ha portato alla Chiesa»

«Mi dispiace, Matt, ma il consiglio non può accettare il rinnovo del tuo contratto per il prossimo anno scolastico». Con queste parole l’istituto privato presso il quale lavorava come insegnante lo aveva congedato, dopo che aveva deciso di comunicare ai suoi superiori la sua imminente conversione alla Chiesa cattolica.  Matt D’Antuono se lo aspettava, confessa, ma non aveva nessuna forza più potente da opporre a quella irresistibile attrazione che la fede cattolica stava esercitando sulla sua intera esistenza.  Non solo sulla sua ragione, ma su tutta la sua persona. Perdere il lavoro non è cosa da poco, ma trovare Cristo è una faccenda di un ordine decisamente più grande. La conversione dal protestantesimo al cattolicesimo di questo americano del New Jersey, sposato e padre di nove figli,  risale al 2008 e da allora tutta la sua esistenza ne è stata trasformata.

Se ragioniamo secondo uno svogliato ecumenismo a buon mercato, forse, non ci rendiamo bene conto di cosa possa significare scoprire la presenza reale e intera nell’Eucarestia di quel Gesù Cristo la cui unicità rispetto ai fondatori di altre religioni, come approfondito nel nuovo numero del Timone, è indiscutibile. Per noi che siamo nati e cresciuti partecipando alla celebrazione eucaristica, inginocchiandoci magari a volte solo per obbligo davanti al tabernacolo, non è sempre chiaro cosa significhi scoprirlo “da grandi”, incontrare quella presenza dopo lunghi anni di digiuno, con il cuore colmo della Sua assenza, per parafrasare Lagerkvist. Per questo possiamo sicuramente essere grati a questi fratelli che come, Matt D’Antuono, ci raccontano il loro viaggio di conversione come un incontro e un ritorno a casa. Sulle pagine di InfoCatolica è riportata la sua testimonianza:

«Nel mio tentativo di confutare il cattolicesimo, l’avevo dimostrato solo a me stesso. Io e mia moglie eravamo membri di una chiesa evangelica “non confessionale”, e io lavoravo in un istituto protestante. Sapevo che non avrei potuto continuare a lavorare a scuola se mi fossi unito alla Chiesa cattolica. Così ricordo che una settimana ero seduto in chiesa e ho pensato: “Posso essere cattolico in teologia e continuare a frequentare questa chiesa protestante”». Un compromesso che ha potuto sostenere per poco tempo: non si può essere attratti da un altro corpo con una massa molto più grande della nostra e avvicinarcisi con una traiettoria a zig zag, magari facendo qualche sosta.

«(…) Se credevo che gli insegnamenti della Chiesa fossero veri, allora credevo che l’Eucaristia fosse veramente il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E se ci credevo, perché avrei permesso a qualcosa di allontanarmi dall’Eucaristia? Ora sono cattolico». Come può una conversione essere libera se, di fatto, non ci si può opporre alla potenza che Dio esercita su di noi? Lo è come lo è la resa volontaria dell’innamorato. Lo è perché così siamo fatti e così funzioniamo (così siamo voluti): è perdendoci che ci ritroviamo.

Se succede pallidamente quando ci si innamora di un’altra creatura, per quanto elevata e nobile sia, cosa potrà mai accadere quando l’oggetto dell’amore è l’Amore stesso incarnato? «Fu l’Eucaristia che mi attirò nella Chiesa cattolica, qualcosa che nessuna apologetica, storia, evidenza, Scrittura o qualsiasi altra cosa potrebbe fare, perché l’Eucaristia è qualcosa di fisico: Cristo crocifisso, risuscitato dai morti, che attira tutti gli uomini verso di sé. L’erudizione può convincere l’intelletto, ma ci vuole una forza fisica per muovere un corpo fisico. L’Eucaristia è un oggetto concreto che attira incessantemente tutti coloro che vedono l’Ostia per quello che è veramente».

Questa scoperta ricorre in tanti convertiti da confessioni protestanti: arrivano alla Chiesa cattolica perché si imbattono in una presenza reale. A questo proposito vale la pena segnalare la storia di conversione di una giovane donna svizzera, anch’ella protestante, che passò dalla fede nella quale era nata per il buio tetro della disperazione approdando infine al cattolicesimo esattamente come racconta Matt D’Antuono. Si tratta di Suor Maria della Trinità, al secolo Luisa Jacques, che dopo una dolorosa crisi esistenziale si convertì alla vera fede desiderando con una forza che non poteva mitigare di incontrare Cristo nell’Eucarestia. L’episodio più significativo risale al periodo in cui si trovava a Milano ed entrò nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie: non aveva dubbi, lì c’era Qualcuno.

Così prosegue D’Antuono con il racconto della sua rinascita: «So che la mia storia non è unica. Quasi tutti i convertiti protestanti testimoniano il potere dell’Eucaristia nelle loro storie di conversione.» Nel suo  ritorno a casa c’è il recupero del vero senso delle Scritture, soprattutto quelle che riguardano l’istituzione dell’Eucarestia. I maestri che lo hanno accompagnato, oltre all’evangelista Giovanni, sono stati San Paolo e i Padri della Chiesa: «Di solito, attraverso la lettura dei Padri della Chiesa, scopriamo che noi cristiani abbiamo sempre creduto nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, e poi desideriamo ardentemente riceverlo. In altre parole, sperimentiamo in noi stessi una rinascita eucaristica. La valanga di convertiti al cattolicesimo è una rinascita in sé, e sembra che si stia verificando da decenni».

Insieme al dolore per esserne stati separati a lungo i nostri fratelli convertiti possono aiutarci a riscoprire con gratitudine e stupore la potenza del sacrificio eucaristico e il mistero inesauribile della Sua presenza e questo lavoro non può che rimanere una sorta di apprendistato senza termine: chi infatti può pensare di esaurire la conoscenza dei misteri della nostra Redenzione? «La Chiesa cattolica è attualmente in un anno di risveglio eucaristico, e oserei dire che noi, ex protestanti, abbiamo qualche idea per esperienza di come sia un risveglio, almeno a livello del cuore. Questo non vuol dire che tutti conosciamo necessariamente in tutta la sua profondità il significato, la bellezza, la bontà, la passione e l’amore dell’Eucaristia. Penso di poter affermare senza paura di sbagliare che parte della nostra rinascita consiste nel riconoscere che non potremo mai conoscere pienamente i misteri dell’Eucaristia, perché questo sarebbe conoscere completamente il cuore di Gesù».

D’Antuono è impegnato in un costante apostolato per aiutare la vera conoscenza delle verità di fede, come speaker cattolico, come professore e dottorando in filosofia, come scrittore e saggista. Tutto questo lavoro rimane propedeutico all’incontro personale e intimo con il Signore, per questo la conoscenza filosofica e teologica è importante, ma non sufficiente: «Vogliamo essere vicini a Gesù; vogliamo essere in sua presenza; vogliamo che ci sia mostrato; vogliamo che ci veda; vogliamo l’esperienza concreta di guardarlo; vogliamo partecipare alla sua vita divina; vogliamo adorarlo direttamente; vogliamo vedere il suo amore. Tutto questo sarebbe più che sufficiente, molto più di quanto i membri di una razza caduta potrebbero anche anche osare chiedere. Ma poi, al di sopra e al di là delle nostre speranze più selvagge, Gesù vuole tutto questo anche per noi, e vuole che lo consumiamo, che mangiamo la sua Carne e beviamo il suo Sangue. […] Abbiamo riconosciuto che ciò che è troppo bello per essere vero, infatti, lo è, e, avendo trovato la perla preziosa, siamo disposti a cambiare tutto, anche per alcuni di noi il nostro lavoro, per l’Unica Cosa: Gesù». (Fonte foto: Screenshot EWTN, Youtube – Pexles.com/Pexels.com)


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