di Sandro Magister
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“Con questo non si risolve nulla", ha detto papa Francesco riguardo all'idea di dare la comunione ai divorziati risposati. Tanto meno se loro la "vogliono", la pretendono. Perché la comunione non è "una coccarda, una onorificenza. No".
Nella sua ultima grande intervista Jorge Mario Bergoglio ha gelato le aspettative di sostanziale cambiamento nella dottrina e nella cura pastorale del matrimonio cattolico che lui stesso aveva indirettamente alimentato: "Aspettative smisurate", le ha definite. Senza più fare un cenno alle tesi innovative del cardinale Walter Kasper, da lui in passato più volte magnificato, ma dal quale sembra ora aver preso le distanze.
Viceversa, da qualche tempo papa Francesco guarda con crescente attenzione e stima a un altro cardinale teologo, che sul "Vangelo del matrimonio" sostiene tesi perfettamente in linea con la tradizione: l'italiano Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.
Da professore di teologia morale, Caffarra era specialista del matrimonio, della famiglia, della procreazione. E per questo Giovanni Paolo II lo volle alla presidenza del pontificio istituto per studi su matrimonio e famiglia da lui creato nel 1981 nell'università del Laterano, a seguito del sinodo del 1980 dedicato proprio questi temi.
Fece quindi sensazione l'esclusione, lo scorso ottobre, di qualsiasi esponente del detto istituto – che nel frattempo si è esteso in tutto il mondo – dalla prima sessione del sinodo sulla famiglia.
Ma ora questo vuoto è stato colmato, perché lo scorso 14 marzo papa Francesco ha nominato tra i consultori della segreteria generale della seconda e ultima sessione del sinodo, in programma nell'ottobre di quest'anno, proprio il vicepreside del pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, il professor José Granados.
Quanto a Caffarra, se non sarà la conferenza episcopale italiana, nel maggio prossimo, ad eleggerlo tra i propri quattro delegati al sinodo, sicuramente provvederà il papa ad includerlo tra i padri sinodali, come già aveva fatto per la precedente sessione.
L'arcivescovo di Bologna è uno dei cinque cardinali anti-Kasper che hanno raccolto le loro tesi nel libro "Permanere nella verità di Cristo" pubblicato in Italia da Cantagalli alla vigilia del sinodo scorso e ora tradotto in dieci lingue. E fu da subito uno dei critici più decisi e argomentati della relazione bomba letta da Kasper al concistoro del febbraio 2014. […]
Intanto, il papa continua a mantenere alla testa della congregazione per la dottrina della fede il cardinale Gerhard L. Müller, il più autorevole dei cinque porporati del libro anti-Kasper, fermissimo nel mettere in guardia da quella "sottile eresia cristologica" che consiste nel dividere la dottrina dalla prassi pastorale, nell'illusione che si possa cambiare la seconda senza intaccare la prima e quindi benedire le seconde nozze tenendo ferma l'indissolubilità del matrimonio:
In secondo luogo papa Francesco, in una delle poche nomine importanti da lui fatte recentemente in curia, ha messo alla testa della congregazione per il culto divino il cardinale guineano Robert Sarah, autore di un libro-intervista, "Dieu ou rien. Entretien sur la foi", edito in Francia da Fayard, nel quale respinge alla radice l'idea di dare la comunione ai divorziati risposati, che a suo giudizio è "l’ossessione di certe Chiese occidentali che vogliono imporre soluzioni, cosiddette 'teologicamente responsabili e pastoralmente appropriate', che contraddicono radicalmente l’insegnamento di Gesù e del magistero della Chiesa".
Dando pienamente ragione a Müller, il cardinale Sarah dice inoltre: "L’idea che consisterebbe nel piazzare il magistero in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale, la quale potrebbe evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica".
E dopo aver rilevato che la questione dei divorziati risposati "non è una sfida urgente per le chiese d’Africa e d’Asia", dichiara: "Affermo dunque solennemente che la Chiesa d’Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’insegnamento di Gesù e del magistero".
In effetti i cardinali e vescovi africani finora eletti come rappresentanti nel prossimo sinodo dalle rispettive Chiese nazionali sono tutti sulle posizioni intransigenti di Sarah, con l'unica eccezione dell'arcivescovo ghanese di Accra Charles Palmer-Buckle, che si è detto favorevole non solo alla comunione ai risposati ma anche – in ipotesi – al divorzio, grazie ai poteri del papa di "legare e sciogliere" ogni cosa sulla terra.
Va aggiunto che sono attestati su posizioni intransigenti anche i vescovi dell'Europa orientale, con in prima fila i polacchi.
Così come i quattro padri sinodali eletti dalla conferenza episcopale degli Stati Uniti: Joseph Kurtz, Charles Chaput, Daniel DiNardo, José H. Gómez. Il più "moderato" dei quattro, Kurtz, non ha mancato nemmeno lui di rimarcare – sulla scia del cardinale Müller – che "è molto importante che non vi sia nessuno stacco tra il modo in cui preghiamo e crediamo e il modo in cui provvediamo la cura pastorale. C’è una giusta preoccupazione che rimaniamo fedeli al vero magistero della Chiesa, e questa è l’attitudine che adotterò nel sinodo".
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