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Family Day, a settembresi fa il bis contro le unioni omosessuali. A Roma, forse stavolta anche a Milano
news
3 Luglio 2015

Family Day, a settembre
si fa il bis contro le unioni omosessuali. A Roma, forse stavolta anche a Milano

di Giacomo Galeazzi

 

Un nuovo Family day a settembre. Dopo il clamoroso successo della manifestazione del 20 giugno a difesa della famiglia e della libertà educativa dei genitori, tra due mesi verrà organizzato un altro raduno a piazza San Giovanni in Laterano proprio nei giorni decisivi per l’approvazione in Parlamento del ddl Cirinnà sulle unioni civili. In discussione l’estensione per le unioni gay dell’adozione del bambino già riconosciuto come figlio di uno solo dei due.

Il capogruppo di Area popolare, Maurizio Lupi ritiene «molto difficile» un voto prima dell’autunno. No all’adozione da parte del partner e all’estensione della reversibilità («creata come sostegno alla famiglia in cui il soggetto più debole era la donna che si occupava dei figli»). Ok a regolamentare i diritti individuali delle persone anche dello stesso sesso, ma no all’equiparazione con il matrimonio tra un uomo e una donna. Compromesso non impossibile. 

Intanto Riccardo De Corato, vice presidente del Consiglio comunale di Milano propone di organizzare anche una edizione milanese del Family day, sul modello della kermesse del 20 giugno che, malgrado i soli 18 giorni di organizzazione autogestita e la convocazione affidata quasi esclusivamente al passaparola sui social ha registrato un boom di adesioni. Una partecipazione superiore persino alla mobilitazione ufficiale di diocesi e movimenti ecclesiali contro i Dico nel 2007.

La discussione attraversa trasversalmente comitati spontanei e forze politiche. Gli emendamenti al ddl Cirinnà, oltre 4mila, sono stati di fatto quasi dimezzati dopo il vaglio di ammissibilità, ma ancora non si è entrati nella fase di votazione. Se nella maggioranza non trovano l’accordo il testo non riuscirà a uscire dalla commissione. O potrebbe andare in aula senza relatore. Una ferita. Il problema sembra però più di tempi che non di numeri, anche perché il fronte dei contrari, se si irrigidisce, potrebbe in realtà aprire la strada al matrimonio omosessuale, magari con qualche intervento giudiziario. Anche con cambiamenti di giurisprudenza da parte della Corte costituzionale visto anche il contesto internazionale, a cominciare dalla storica sentenza della Corte suprema con cui sono stati legalizzati i matrimoni gay in tutti gli Stati Uniti. Alcuni tra i contrari hanno consapevolezza. Resta la spaccatura. «La riforma della scuola parla di educazione alla parità tra i sessi e di prevenzione della violenza di genere – sottolinea il segretario Udc Lorenzo Cesa, che ricorda le parole pronunciate stamane da papa Francesco – Le ideologie contro la natura non appartengono al nostro patrimonio valoriale e alla nostra identità. Non è così che si tutelano i diritti delle minoranze: siamo favorevoli alla rimozione di situazioni di discriminazione. Ci siamo opposti in Parlamento e continueremo a opporci, come nel dibattito sulle unioni civili, a chi vuole introdurre nuovi modelli culturali che non appartengono alle nostre tradizioni».

Sul fronte opposto, venerdì si svolgerà a Roma «La libertà degli uguali», manifestazione organizzata dal Psi all'Auditorium. «I socialisti di tutta Italia, in risposta al Family Day, si ritroveranno in una convention aperta a tutti coloro che condividono la lotta all'oscurantismo e ai pregiudizi e per chiedere una legge per il riconoscimento delle unioni civili e l'affermazione dei diritti di terza generazione, sui quali il Psi aveva chiesto a Pietro Grasso e Laura Boldrini una sessione straordinaria perché se ne discutesse rapidamente alla Camera e al Senato», spiegano gli organizzatori. Alla Convention del 3 luglio parteciperanno, oltre ai dirigenti del Psi e al segretario, Riccardo Nencini, parlamentari italiani e ospiti europei, tra i quali Enrique Baron Crespo.

Dalle piazze il confronto si sposta in Parlamento. Non esiste più un testo blindato, quindi. Il governo ha deciso di non esprimersi: l’esecutivo in pratica, non dà un parere, si rimette alla commissione Giustizia di Palazzo Madama, cioè al libero gioco delle posizioni politiche nei gruppi (in particolare nel Pd, dove la componente cattolica preme per alcune modifiche) e tra i gruppi, sia di maggioranza sia di opposizione. Una svolta. Questa posizione del governo, se a prima vista può sembrare che indebolisca il consenso, in realtà favorisce la convergenza di 5 Stelle e di una parte di Forza Italia. Renzi non può spingersi fino a emarginare Ncd, la componente più sensibile alle critiche, ma ha comunque almeno due serbatoi aggiuntivi di consenso. Improbabile che si faccia in tempo entro l’inizio di agosto a votare la montagna di emendamenti e sub-emendamenti depositati in commissione, 300 dei quali a sola firma del teocon Carlo Giovanardi. Quasi sicuramente non si riuscirà prima della pausa estiva a licenziare il testo per l’aula e a dedicare sedute alla discussione. E a settembre, dopo la piazza gremita di San Giovanni, tornerà appunto a riunirsi il Family Day. Adesso il terreno dello scontro è la commissione Giustizia del Senato. Sulle unioni civili si fronteggiano sensibilità diverse all’interno delle forze di maggioranza. 

 

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