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«Fermate l’aborto»: c’è un giudice anche in Argentina
NEWS 10 Giugno 2021    di Andrea Zambrano

«Fermate l’aborto»: c’è un giudice anche in Argentina

È proprio il caso di dire che c’è un giudice a Mar del Plata. Nella popolosa cittadina argentina a sud della Capitale il giudice federale Alfredo López ha ordinato di stoppare la legge sull’aborto appena approvata dal Parlamento nazionale. Il motivo è un ricorso presentato da un privato cittadino che ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale del Paese. A suo dire la legge approvata da pochi mesi e che è già entrata in vigore, vìola i diritti del bambino contemplati nella Costituzionale attraverso i patti internazionali ai quali lo Stato argentino ha aderito con la riforma del 1994.

Nel ricorso, presentato da Héctor Adolfo Seri, si richiede l’intervento del giudice «al fine di dichiarare incostituzionale la legge 27.610 in quanto, a suo parere, «il plesso normativo sarebbe contrario agli obblighi internazionali assunti dallo Stato argentino in virtù della tutela integrale del diritto alla vita fin dal concepimento».

Subito dopo il via libera della legge, molte associazioni pro vida argentine, che hanno combattuto la battaglia col fazzoletto azùl hanno intentato ricorsi contro la legge proprio insistendo sulla sua incostituzionalità.

L’intervento del giudice marplatense è il primo che va nella direzione del fermo della legge in attesa di un pronunciamento della Corte suprema argentina. Il giudice Lopez, che si è detto cattolico ma non impedito a esprimere una sentenza sull’argomento (scommettiamo che questo aspetto verrà stigmatizzato dalle truppe cammellate abortiste?) ha ritenuto che il diritto alla vita sia il primo diritto della persona umana riconosciuto e garantito dalla Costituzione nazionale. E ha aggiunto che «le autorità del Potere giudiziale dovranno definire se la legge votata al Congresso nazionale sia o no anticostituzionale e se quindi fino ad allora non dovrà essere applicata».

È una piccola battaglia vinta per il fronte pro vida del Paese, che fa ben sperare perché più segnalazioni arriveranno alla Corte maggiore sarà la probabilità di trasformare il giudizio dei magistrati argentini decisivo e di buon auspicio per la cancellazione definitiva della legge.


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