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12.12.2024

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Filippine, dramma silenziato. L’unica città cristiana della neoregione islamica del Bangsamoro non si arrende
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29 Luglio 2014

Filippine, dramma silenziato. L’unica città cristiana della neoregione islamica del Bangsamoro non si arrende

L'unica città cristiana della provincia a maggioranza islamica di Mindanao «vorrebbe un governo locale sotto il controllo diretto dell'esecutivo nazionale. Preferiamo rimanere fuori dal Bangsamoro, anche se sosteniamo il diritto all'auto-determinazione dei musulmani del luogo. Spero che Manila ci ascolti prima che ci siano problemi». È l'opinione di Elvino Balicao jr, sindaco di Wao – municipalità con circa 50mila abitanti nella zona di Lanao del Sur – e lui stesso cristiano. L'area in cui vive è composta dalle province islamiche che – dopo i recenti accordi di pace – hanno lanciato un governo locale ispirato ai principi musulmani.

Il Bangsamoro è una regione storica delle Filippine composta da una popolazione prevalentemente musulmana, sconquassata da decenni di guerra civile fra il governo centrale e i guerriglieri del Moro (gruppo etnico di fede islamica e primo ispiratore della guerriglia per l'indipendenza) e del Milf (Moro Islamic Liberation Front): questi hanno chiesto nel tempo prima l'indipendenza e poi una sostanziale autonomia dall'esecutivo centrale. L'accordo di pace del 2012 ha previsto la costituzione della regione come regione autonoma delle Filippine.

Wao è l'unica città a maggioranza cristiana: qui i musulmani sono soltanto il 17% della popolazione. Secondo il sindaco Balicao «rispettiamo la loro cultura e abbiamo vissuto in pace, fianco a fianco, da tempo immemorabile. Ma il mio popolo preferisce vivere e praticare la propria fede, portando avanti la propria cultura, all'esterno di un governo islamico autonomo». Il riferimento è alle restrizioni che la religione islamica impone ai suoi fedeli, e che "troppo spesso" questi estendono anche ai non musulmani.

«Voglio essere chiaro – aggiunge il politico – e dire che noi non ci opponiamo alla loro volontà. Ma come il 27 marzo 2014 [data della firma dell'accordo che ha sancito la creazione del Bangsamoro nda] abbiamo manifestato in maniera pacifica, allo stesso modo vogliamo chiedere a Manila di ascoltare la nostra voce».

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