Non tutte le violenze contro le donne a livello globale sono uguali: di alcune ci si può pure permettere pure di non parlare, nonostante siano gravissime e oltretutto in forte aumento. Ci sarebbe da commentare così il grave silenzio con cui, a livello mediatico, si è finora ignorato Same Faith, Different Persecution, il nuovo report di una dozzina di pagine diffuso da Open Doors International – un’agenzia missionaria attiva da oltre mezzo secolo nel campo del sostegno ai cristiani perseguitati – da cui emerge un dato molto grave, e cioè l’aumento della violenza contro le donne cristiane.
Per forza, sarà tentato di ribattere qualcuno, con tutto il patriarcato di cui sono impregnati gli uomini cristiani: sbagliato. Con questo nuovo documento, diffuso volutamente in prossimità della Giornata per la Donna, Open Doors ci racconta di altri tipi di violenze ai danni della parte femminile della società: tratte, abusi, matrimoni forzati. Tutte crudeltà che le cristiane non subiscono certo dai loro mariti – tutt’altro – e che, secondo quest’analisi che considera la situazione di oltre 50 Paesi le mondo, sono in aumento.
Più precisamente, nell’ultimo anno i matrimoni forzati a danno delle cristiane sono aumentati del 16%, i casi di violenza fisica addirittura del 31%, facendo segnare un drammatico balzo in avanti. Same Faith, Different Persecution riferisce inoltre di come le donne cristiane spesso vengano violentate da fanatici ed estremisti davanti ai mariti, ai figli e alle loro famiglie, proprio come segno di spregio e dominio sulla comunità dei credenti cristiani.
Helene Fisher, specialista globale della persecuzione di genere nonché una delle autrici del rapporto, evidenzia come ad esporre le donne cristiane a maggiori e crescenti tassi di violenza sia proprio il fatto che esse hanno pochi diritti – in quanto donne – nei Paesi dove si trovano come minoranza religiosa. Fisher e gli altri altri autori del rapporto – che sono le studiose Eva Brown, Elizabeth Lane Miller e Rachel Morley – sottolineano quindi che ad esporre le donne cristiane a più elevati tassi di violenza sia la loro appartenenza religiosa combinata a quella di genere.
In sintesi, le donne cristiane sono perseguitate e abusate sia in quanto donne sia in quanto cristiane. Per questo la loro condizione non solo è particolarmente grave, ma è sempre più penalizzata dato che le persecuzioni contro i cristiani sono in aumento a livello globale. Ora, a questo punto non può non sorgere un dubbio: per quale motivo della condizione allarmante delle donne cristiane nel mondo non si parla? Sentiamo spesso affrontare – giustamente, ci mancherebbe – il tema del rispetto della donna, ma ciò viene fatto quasi in esclusivo riferimento al mondo occidentale.
Come mai della situazione di altri Paesi, dove le violenze contro le donne aumentano più che altrove, non si parla? La sensazione è che, alla base di tale grave carenza informativa e di sensibilizzazione, ci siano due motivi. Il primo è che la gran parte dei Paesi dove le donne cristiane subiscono violenze crescenti sono a maggioranza musulmana: e nell’ottica del politicamente corretto, si sa, l’islam è solo religione di pace, se non addirittura la religione di pace per eccellenza; non come il cristianesimo che ha fatto le crociate, bruciava le streghe e via stereotipizzando.
Un secondo motivo per cui la condizione delle donne cristiane non pare stare molto a cuore ai grandi media è che esse si tratta di donne, appunto, cristiane. E si sa quanto una certa cristianofobia, ormai, alligni nel mondo dell’informazione, delle università e della cultura occidentale. Si consuma così l’ennesimo atto di ipocrisia di un Occidente che a parole è molto attento a denunciare il patriarcato e gli abusi contro le donne, ma rispetto alle donne cristiane rapite e stuprate il giro per il globo, in fondo, si può pure sorvolare.
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