«Un attacco frontale alle fondamenta della nostra democrazia», così ha commentato l’approvazione della legge che ha fissato delle zone cuscinetto intorno alle cliniche che eseguono aborti e ai consultori la presidente di Action Right to Life for All, Cornelia Kaminski. Significa che dal 5 luglio chi sarà sorpreso a pregare per le donne in gravidanza entro i 100 metri dalla struttura dove si effettuano aborti, sarà multato per 5.000 euro. «Un giorno nero per la democrazia», ha commentato ancora Kaminski in merito alla nuova legge del governo federale. «La nuova versione della legge sui conflitti di gravidanza, approvata venerdì al Bundestag, segna il punto più basso di questa politica guidata dall’ideologia. (…) Si tratta di un attacco frontale alle fondamenta della nostra democrazia: i diritti alla libertà di espressione, alla libertà di riunione e alla libertà di religione sono incostituzionalmente limitati per un gruppo selezionato di persone».
Da quali attacchi e molestie dovrebbero essere protette le donne che stanno valutando di abortire e sono in difficoltà per la gravidanza? Solo una vera emergenza sociale di questo tipo, dove gli episodi di molestie fossero numerosi e documentati, potrebbe giustificare, forse, restrizioni tanto dure: non esiste invece un solo caso di denuncia o segnalazione a riguardo, spiega ancora la presidente di Alfa: «la direttrice di Donum Vitae (circa 88.000 consultazioni all’anno in tutta la Germania) non ha saputo citare un solo caso di “molestie” – anche se è stata appositamente invitata all’audizione del governo federale sul progetto di legge».
Se dunque da un lato questo atto oppressivo di libertà fondamentali depone in modo distorto a favore della percezione del potere della preghiera (se fossero solo vuote parole o pensieri effimeri senza alcuna efficacia, perché vietarli e addirittura sanzionarli? solo per il fastidio di vedere persone innocue che parlano a bassa voce rivolgendosi a Dio, un Dio che secondo la visione ideologica che ha prodotto la legge probabilmente è a sua volta pura convezione o delirio di pochi?); dall’altro mostra con note drammatiche quanto la persecuzione feroce ancorché “urbanizzata” dell’Occidente nei confronti dei cristiani si stia facendo sempre meno timida e dissimulata.
Ne abbiamo parlato nel numero di luglio e agosto della nostra rivista, qui per abbonarsi e leggere gli approfondimenti: «l’ultima frontiera della cristianofobia, nel mondo occidentale, è senza dubbio quella rappresentata dalle buffer zone, ossia dalle “zone cuscinetto”, aree cioè nelle immediate vicinanze – 150 metri, solitamente – di cliniche o ospedali dove si effettuano aborti, all’interno delle quali sono vietate manifestazioni. Il problema è che sono vietate perfino le preghiere silenziose, come provano le norme introdotte in Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord, Australia e in una quindicina di Stati americani».
A questa rosa di campioni di odio anti cristiano e contro la vita, quindi, va aggiunta la Germania. Tra le voci autorevoli che abbiamo raccolto, quella dell’avvocato Lois McLatchie Miller, membro di Adf Uk, associazione di difesa legale che nel Regno Unito si fa carico di cittadini accusati “di aver pregato dove non dovevano”; e dall’altra l’intervento esclusivo dell’arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles, André-Joseph Leonard che legge queste vicende e le sfide che impongono ai cristiani secondo lo spirito del Vangelo: sono discriminazioni animate da odio anti cristiano e come tali vanno vissute, «per amore di Gesù».
Quando Gesù parla delle persecuzioni che attendono i suoi discepoli è preciso nell’indicare il comportamento di chi le esercita e il premio che spetta a quanti lo seguono, siamo nel brano delle beatitudini: Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi. (Mt 5, 11-12) Mentono spudoratamente infatti in Germania i detrattori delle associazioni pro life e i sostenitori di questa legge draconiana quando, come riferisce Alexandra Linder, presidente della Federal Association for the Right to Life, a Tagespost, raccontano di terribili azioni persecutorie nei confronti delle donne prossime all’aborto, inventando fatti inesistenti e producendo false testimonianze video.
Nel paese dove l’ecologismo, anche nella sua versione più estrema e ideologizzata, ha una solida tradizione, anche i Medici tedeschi per la vita hanno contestato duramente la legge affermando che le libertà di espressione, opinione e riunione, oltre che di professare la propria fede, dovrebbero essere tutelate almeno quanto lo è quella di chi difende – spesso trascendendo – ambiente e clima. Ma quelli, si sa, per i clericali del progressismo sono saliti al rango di dogma indiscutibili, e a ben guardare, ne abbiamo prove anche nel Bel paese.
Nessuna prova e nessuna base giuridica sono mai state individuate, spiegano i Medici per la Vita, come riporta Catholic news agency, a sostegno delle accuse contro i volontari pro life. Eppure le accuse persistono, incuranti della loro inconsistenza: «L’affermazione secondo cui le persone che sostengono pacificamente il diritto alla vita impediscano al personale medico nelle strutture per l’aborto di esercitare la propria professione è inverosimile». Ogni legge ha la propria ratio. Quella della legge appena varata sui “conflitti in gravidanza” è una sola, secondo Alexandra Linder, presidente della Federal Association for the Right to Life: «stabilire l’aborto come “normale assistenza sanitaria”». (Fonte Foto: Imagoeconomica/Pexels.com)
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