Mille preghiere non fanno un solo atto di abbandono, diceva. E oggi è il giorno giusto per chiedere a lui la grazia dell’abbandono vero. Don Dolindo (1882-1970), sacerdote, esorcista, ora servo di Dio di cui è in corso la causa di beatificazione, fin da giovane ha intessuto colloqui con il Cielo, in particolare con il Signore Gesù, la Madonna, ma anche con l’angelo custode e Santa Gemma Galgani. Era dotato di carismi straordinari: leggeva nei cuori delle persone, per sua intercessione gli ammalati guarivano ed era soggetto a fenomeni di bilocazione.
La sua figura è collegata a quella di Padre Pio, che lo chiamava «il santo apostolo di Napoli» e ai fedeli napoletani in pellegrinaggio da lui chiedeva: «Perché venite qui, se avete don Dolindo a Napoli? Andate da lui, egli è un santo». I doni soprannaturali di Don Dolindo erano il frutto dell’adorazione, della preghiera contemplativa, delle mortificazioni con le quali il mistico si preparava all’incontro con i fedeli che lo circondavano per ascoltare le sue prediche, confessarsi e chiedere consigli e intercessioni.
Scherzosamente, da buon partenopeo, egli si definiva uno “sciosciammocca” cioè una nullità di fronte alla grandezza di Dio Padre, di Gesù e dello Spirito Santo. Innamorato della Madonna, sosteneva di aver ricevuto tramite Sua intercessione i doni dell’intelletto e della sapienza quando ne aveva bisogno al ginnasio, in seminario, dopo le continue bocciature che aveva subito.
Viene ricordato anche per un messaggio profetico circa l’elezione di Giovanni Paolo II riportato sul retro di un’immagine della Madonna, e indirizzato al polacco Vitold Laskowski. Il documento, autenticato dal vescovo Pavel Hnilica, riguarda anche la fine del comunismo: «Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di Sobieski, per la devozione che ha al mio cuore, sarà oggi come i 20.000 che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca. Ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi. Il povero don Dolindo Ruotolo – Via Salvator Rosa, 58, Napoli».
Il suo primo insegnamento è stato di vivere guardando sempre a Gesù, nella certezza che in ogni circostanza, anche la più complicata e dolorosa, se ci affidiamo a Lui, la nostra vita volgerà al bene. Ripeteva sempre «Mille preghiere non valgono un atto solo di abbandono. Ricordatelo bene. Non c’è novena più efficace di questa: o Gesù, mi abbandono in te, pensaci Tu!». Padre Dolindo ha lasciato una mole incalcolabile di scritti di mistica, di ascetica, e altri scritti, frasi e pensieri. Ma la sua opera più grande è il suo immenso commento alla Sacra Scrittura, dettagliando ogni libro della Scrittura fin nei minimi particolari.
Morì il 19 novembre 1970, dopo una broncopolmonite con febbre altissima che lo consumò in solo tre giorni. Fu sepolto, all’inizio, nel cimitero di Poggioreale ma, dietro richiesta di più di ventimila fedeli, il cardinale arcivescovo di Napoli, mons. Corrado Ursi, concesse la traslazione della salma nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe dei Vecchi, in via Salvatore Tommasi 20, dove si trova tuttora.
A Don Dolindo la Ares ha dedicato un volume dal titolo “Gesù, pensaci tu – Vita, opere, scritti & eredità spirituale di don Dolindo Ruotolo nel ricordo della nipote“, scritto da Luciano Regolo e dalla nipote Grazia Ruotolo.
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