«Sono nato e cresciuto tra persone per le quali la libertà era il valore più prezioso. In Polonia siamo così legati alla libertà perché sappiamo cosa si prova quando qualcuno cerca di limitarcela. Per quasi 50 anni, abbiamo vissuto in un Paese dove c’era la censura; un Paese dove il Grande Fratello ci ha detto come vivere, cosa pensare e sentire. Ecco perché guardiamo a tutti i tentativi di limitare la libertà con tanta ansia». Il primo ministro Mateusz Morawiecki proprio attraverso un post su Facebook e fa direttamente riferimento alla chiusura definitiva dell’account Twitter di Donald Trump, seguita a quella di Facebook, e proseguita con Apple e Google che hanno ostacolato in ogni modo le comunicazioni del presidente americano. Il dibattito sulla libertà d’espressione è più che mai acceso, al punto che anche da pulpiti non certo sospettabili di simpatia nei confronti di Trump, come il Governo tedesco e quello francese, sono state sollevate perplessità sul potere e sul ruolo di piattaforme che di fatto agiscono come editori, ma al di sopra della legge.
Nessuno tuttavia si è espresso con la fermezza del primo ministro polacco: «La mancanza di una regolamentazione su Internet ha molti effetti positivi, ma ci sono anche i negativi: la Rrete è stata gradualmente dominata da grandi corporazioni sovranazionali, più ricche e potenti di molti Paesi. Queste aziende hanno iniziato a trattare la nostra attività online come fonte di profitto, a valorizzare la globalità, a proteggere la correttezza politica come preferiscono. E a combattere chiunque si opponga alla loro visione. […] La censura della libertà di parola, il dominio dei regimi totalitari e autoritari, torna oggi come nuovo meccanismo commerciale per combattere il pensiero altrui. La discussione dovrebbe essere sulla condivisione di opinioni, non sul bavaglio. Non dobbiamo concordare con quanto viene scritto dai nostri avversari, ma non possiamo proibire a nessuno di esprimere una visione legittima. Ciò che non è proibito è consentito. Anche su internet. Non si può in alcun modo appoggiare la censura .
Ma Mateusz Morawiecki va oltre la denuncia, spiegando che la Polonia «sarà sempre a guardia dei valori democratici e monitorerà i proprietari delle piattaforme social che non possono operare al di sopra della legge. Ecco perché – assicura il premier – faremo di tutto per definire il quadro di riferimento per Facebook, Twitter, Instagram e altri social. In Polonia, discipliniamo questo aspetto con la legislazione nazionale pertinente. Proporremo anche che in tutta l’Unione Europea entrino in vigore norme simili. I social media devono servire la società, non gli interessi dei loro potenti padroni. Tutti hanno diritto alla libertà di parola».
Forse da quella terra che è stata occupata prima dai nazisti e poi dai comunisti prende vita il primo passo concreto per contrastare l’egemonia dei Big Tech della Silicon Valley, che solo per aver messo in connessione il mondo intero non possono pensare di dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato. Forse la censura nei confronti di Trump è stato il primo passo falso di un impero destinato a perdere almeno in parte la sua forza?
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