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Hasta la tenda siempre
NEWS 13 Maggio 2023    di Valerio Pece

Hasta la tenda siempre

Addebitare al ministro Valditara una situazione, quella del caro affitti, che esiste praticamente da sempre, è operazione talmente strumentale da risultare comica. Chi non ci trova nulla da ridere è il senatore Claudio Borghi: «Si tratta dell’ennesimo caso di spudorato tentativo di far dimenticare che la situazione attuale dipende da dieci anni di governo – quasi ininterrotto – del Pd». Al politico leghista fa eco il ministro per l’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini, che commentando lo sblocco dei 660 milioni per gli alloggi universitari, rilancia: «Noi siamo arrivati qualche mese fa e abbiamo già messo sul tavolo 400 milioni sugli alloggi per gli studenti e 500 milioni per le borse di studio: è quasi un miliardo sulla legge di bilancio. Poi passeremo anche ai fondi del Pnrr. Questo è già velocizzare, ma vogliamo andare avanti».

«LA SOCIETÁ DELLA STANCHEZZA»

Al di là delle sacrosante risposte del governo, il dibattito intorno al tema giovani-affitti-studio-stanchezza, evidenzia aspetti inediti, specie dopo il discorso della Premier Meloni, che ieri, su un piano e su un tema più alto, quello della natalità legata alla Speranza, alla presenza di Papa Francesco ha parlato dello «stato d’animo di una società non generativa, che anestetizza i grandi desideri e caratterizza la nostra società come società della stanchezza». Si dà il caso, per esempio, che le “pasionarie” e “ribelli” che montano le tende davanti alle università non arrivino dal lontano Sud, bensì dall’hinterland delle città universitarie, solo che trovano sommamente scomodo prendere i mezzi. Due testimonianze dicono tutto. La prima (di gruppo) la mette in fila Francesco Giubilei: «C’è Alice, 20 anni, che dichiara: “Abito a Seregno, ho cercato una casa in città (Milano), ma non mi conveniva per tempi e costi”. Seregno dista 20 km da Milano. Poi c’è Mirko che dice: “Sono un pendolare, abito a Ronciglione in provincia di Viterbo che è a circa 50 km da Roma”. E aggiunge: “Viaggiare è fisicamente estenuante”. 50 km in treno per un ventenne sono fisicamente estenuanti. […] C’è il ragazzo fuori sede che si lamenta perché casa sua è a Roma sud e dista troppo dalla Sapienza: “A maggio ha avuto la prima notizia di un altro alloggio, ma si trova a Laurentina, molto più vicina a Roma Tre: per arrivare alla Sapienza con i mezzi pubblici impiega più di un’ora”».

A questo florilegio di stacanovisti si aggiunge chi si lamenta perché legge in treno, e perché, non volendo aspettare i week-end, non sempre riesce a bere una birra nei giorni feriali. È Valentina Dardari che raccoglie la testimonianza di Stefano: «Dobbiamo studiare sui treni, durante il viaggio di andata e ritorno. In settimana siamo costretti ad alzarci alle 5.30 per poter arrivare in tempo alle lezioni. Quando arriviamo a casa la sera siamo troppo stanchi per uscire con gli amici, anche solo per bere qualcosa in loro compagnia».

MANCA LA “CAZZIMMA

Per l’Espresso, solo raccontare solo raccontare queste cose significa – come da titolo appena strillato – che «Gli studenti in tenda sono il nuovo nemico della Destra». Non solo, per il settimanale qualsiasi critica alla protesta sarebbe il «simbolo dell’insofferenza verso i giovani e il futuro». Addirittura. Scrostate dall’ideologia, la  riflessione – è evidente – dovrebbe essere spostata su quello che i giovani cercano, su quanto sono disposti a lottare per riuscire, sulla loro determinazione, sull’adrenalina che hanno in corpo, su quella che a Napoli è la cazzimma. E invece ecco arrivare le visite ai campeggiatori del solito Fratoianni, insieme a tutta la demagogia di quei media a cui non pare vero di poter cavalcare la protesta “gggiovanile” in chiave anti-Meloni.

Qualcuno non ha perso tempo e ha già equiparato il caro affitti alla negazione del diritto allo studio; peccato che a sostenere l’equazione siano gli stessi che hanno esaltato, nell’ordine, DAD, lockdown e Green Pass. E così, è successo di nuovo che per l’apertura de “L’aria che tira”, Myrta Merlino si è letteralmente accucciata in una tenda fatta montare negli studi di La7, «simbolo della protesta di migliaia di ragazzi in tutta Italia» (un assist perfetto per lo spietato Max del Papa: «Arriva il Covid? No, lei si strafoca d’involtini primavera. Arriva il Black lives matter? Eccola inginocchiarsi […] Tocca alla tenda: e Myrta s’inginocchia nella canadese in un tripudio di qualunquismo di sinistra»).

DIMOSTRARE DI ESSERE “MERITEVOLI”

Il prezzo lo fa il mercato. Punto. Detto questo, ogni aiuto agli studenti (davvero) fuori sede è assolutamente gradito. Ahinoi, come capita sempre più spesso, qualcuno nella Chiesa ha sentito l’urgenza di trattare l’argomento (lontano anni luce dal suo Magistero). Ecco allora che per mons. Francesco Savino «col pagare una stanza 800-900 euro [in verità da nessuna inchiesta è venuto fuori che cifre siano queste, ndr], il rischio è creare le condizioni per una rivolta sociale». Tanto che, ha aggiunto il vescovo di Cassano, «la questione sarà al centro dell’assemblea Cei di fine maggio». I margini per rimanere perplessi ci sarebbe tutti: passi il tema della “sinodalità del Sinodo”, ma i cattolici vorrebbero almeno risparmiarsi quello sul “bilocale equo e solidale”. Speriamo solo di non vedere, tra chiesa progressista e progressisti tout court, una saldatura tale da far crollare quel totem della Rerum Novarum (e del pensiero di Chesterton) che è la proprietà privata.

Sul fronte laico un pensierino andrebbe fatto anche sull’articolo 34 della Costituzione, in questi giorni citatissimo: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Capaci e meritevoli. Se il tragitto Seregno-Milano è “troppo faticoso”, dalla categoria costituzionale dei meritevoli si potrebbe almeno escludere qualche svogliato pigrone? (Foto: Imagoeconomica)

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