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I 200 anni di «Stille Nacht», la carola che porta il Natale asburgico in tutto il mondo
NEWS 29 Novembre 2016    

I 200 anni di «Stille Nacht», la carola che porta il Natale asburgico in tutto il mondo

di Maria Teresa Pontara Rederiva

Avvento e tempo di Natale, un periodo in cui da secoli si sono andate intrecciando le tradizioni del ciclo invernale con le celebrazioni liturgiche e dove i canti a tema (i «Christmas Carols») hanno spesso rappresentato una parte integrante dei preparativi a livello familiare o comunitario. Canti che ormai appartengono alla tradizione popolare e conferiscono al periodo quell’atmosfera suggestiva che respiriamo ancora oggi nelle zone rurali come nelle grandi metropoli, dalle feste scolastiche dei nostri bambini ai gruppi di cantori in piazza fino alle celebrazioni nelle chiese. 

E a Salisburgo – la cittadina austriaca che ha dato i natali al compositore Mozart – quest’anno c’è un motivo in più per curare la preparazione dei canti natalizi: l’anniversario dei 200 anni del testo del famosissimo «Stille Nacht». 

Aveva solo 24 anni Joseph Mohr, vicario parrocchiale nel piccolo paese di Mariapfarr im Lungau nel Salisburghese dal 1815 al 1817, quando per il Natale 1816 ha composto il testo di quella che viene definita una «poesia di pace». Due anni più tardi don Mohr, trasferito alla parrocchia di San Nikolaus ad Oberndorf ad una ventina di chilometri a nord di Salisburgo, sottopose il testo all’organista Franz Gruber, insegnante nella scuola della vicina Arnsdorf pregandolo di comporre una melodia adatta per essere cantata a due voci con accompagnamento di coro e chitarra. A raccontarlo è lo stesso Gruber nel 1854 («nascita di un canto di Natale»): Mohr approvò in pieno la partitura e durante la Messa di Natale il vicario cantò da tenore accompagnando con la chitarra e Gruber intonò da basso. Il canto incontrò subito il favore dei fedeli di Oberndorf che gremivano la chiesa per la Messa di Mezzanotte, mentre restano ancora avvolte da leggenda le motivazioni di uno spartito per chitarra composto da un organista diplomato. Alcuni ritengono che in quelle settimane l’organo della chiesa fosse guasto (c’è chi parla del mantice rosicchiato dai topi), e non si volesse privare la popolazione di una melodia natalizia. 

La versione originale del testo (unica copia) firmata da Mohr con la scritta «Testo di Joseph Mohr coadiutore 1816» venne ritrovata solo nel 1995: dalle analisi risulta precedente al 1830 e riporta anche la partitura con la scritta «melodia di Franz Xaver Gruber 1818», assicurando così a ciascuno la paternità dell’opera finale. 

Più difficile risalire invece alle motivazioni che hanno ispirato il testo. La poesia è stata scritta in un periodo di grande difficoltà in Austria: alla conclusione della parabola napoleonica l’Europa intera aveva subito la restaurazione dettata dal Congresso di Vienna. A seguito di decisioni dall’alto il principato vescovile di Salisburgo aveva perduto definitivamente la sua indipendenza venendo addirittura smembrato in due: una parte di esso passava proprio nel 1816 al regno di Baviera, mentre l’altra confluiva nell’Impero d’Austria. 

La località di Oberndorf bei Salzburg divenne terra di confine e il fiume Salzach, che per secoli aveva costituito l’unica fonte di reddito per numerose famiglie di costruttori di imbarcazioni per il commercio del sale, finì per rappresentare perlopiù l’insicurezza del futuro. Le parole di pace di un testo, velato in più parti da una profonda tristezza, sembrano mettere in versi i sentimenti della popolazione nei confronti di un’incertezza del lavoro e delle possibilità di sostentamento familiare. 

La melodia di Gruber (il cui nome è certamente più ricordato rispetto a quello del vicario Mohr) è stata ripresa successivamente e adattata ad altri testi di contenuto comunque natalizio (si parla di più di 140 lingue nel mondo): il celebre canto italiano che ha per titolo «Astro del ciel» ne è un classico esempio accanto all’inglese «Silent Night», tuttavia le parole del testo italiano – scritto dal prete bergamasco Angelo Meli e pubblicato nel 1937 – non rappresentano una traduzione dell’originale tedesco, ma sono frutto della creatività di Meli. 

Sulle note di Stille Nacht il ricordo ogni anno a Mariapfarr (dal 2011 una piazza è stata intitolata a Mohr raffigurato in un busto) e ancor più a Oberndorf (che oggi conta più di 5 mila abitanti e ha ottenuto lo status di città nel 2001) dove nel 1937 venne costruita la «Stille Nacht Kapelle», sul luogo dove sorgeva l’antica chiesa di San Nikolaus, danneggiata dall’alluvione del 1897-98 (la chiesa parrocchiale venne ricostruita nel 1903 in altro luogo). Poco distante è stato istituito lo «Stille Nacht Museum» con informazioni sulla storia e la diffusione di testo e melodia (postazioni in cuffia per ascoltare diverse versioni in varie lingue) con annessa una sezione dedicata a Leopold Kohr (1909-1994), giurista ed economista nativo di Oberndorf poi rifugiato negli Stati Uniti, padre del motto “small is beautiful”, poi ripreso da Ernst Friedrich Schumacher.  

Venerdì 25 novembre a Mariapfarr è stata presentata un’emissione filatelica (4 francobolli da 0,68 €) delle Poste austriache per celebrare la ricorrenza dei 200 anni del testo di Joseph Mohr. 

Per singolare coincidenza, proprio in occasione delle stesse festività del 1816, faceva il suo ingresso alla Hofburg, la residenza imperiale nel cuore di Vienna, il primo albero di Natale austriaco.