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«I massoni sono in stato di peccato grave. Per loro niente comunione»
NEWS 14 Febbraio 2023    di Redazione

«I massoni sono in stato di peccato grave. Per loro niente comunione»

Tira un’aria di scontro d’altri tempi, a Chieti, tra Chiesa e massoneria. Uno scontro peraltro aperto, fatto a suon di dichiarazioni al vetriolo. Ma andiamo con ordine, ripercorrendo i fatti. Anzitutto, c’è da dire che nel capoluogo teatino, da un paio di anni, una loggia ha sede a pochi passi dal centro commerciale Megalò. Si tratta della Sovrana Loggia Araba fenice, che conta una cinquantina di affiliati e che, nelle scorse settimane, ha fatto parlare di sé per un convegno organizzato all’hotel Iacone dal titolo “Francesco d’Assisi: misticismo o esoterismo?”.

Un incontro che, quando è stato organizzato, ha attirato tra le altre le ire degli attivisti di Forza Nuova, alcuni dei quali hanno contestato l’iniziativa all’esterno della location scelta, appunto, per il convegno. Il fatto è che quel convengo non è stato contestato solo dall’estrema destra. Anche l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, è intervenuto dichiarando che, «poiché sono state prese iniziative pubbliche da parte di circoli massonici nel territorio dell’arcidiocesi» è «opportuno ricordare la posizione della Chiesa nei riguardi della massoneria».

Forte ha pertanto richiamato il canone 1374 del Codice di Diritto Canonico e l’interpretazione dello stesso data dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in data 26 novembre 1983. Non l’avesse mai fatto. Ora la Loggia Araba Fenice fa sapere di volersi rivolgere nientemeno che al Santo Padre: «Ci rivolgeremo a Papa Francesco per chiedere un suo rapido e fattivo intervento in questa diatriba, che lede la nostra onorabilità e che, a conti fatti, minaccia la nostra sicurezza». Dunque la faccenda pare proprio non esser finita qui.

Anche se non si vede, francamente, in qualche modo il Papa potrebbe mai intervenire, con riferimento a quanto fin qui riportato, prendendo le parti di una Loggia massonica dal momento che quanto semplicemente ricordato da monsignor Forte – un arcivescovo e teologo che, oltretutto, non può certo essere tacciato di oscurantismo conservatore – pare dottrinalmente non solo limpido e condivisibile, ma inattaccabile.

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