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I radicali non mollano. Dopo Fabio, è morto Federico
NEWS 17 Giugno 2022    di Raffaella Frullone

I radicali non mollano. Dopo Fabio, è morto Federico

É ancora fresca la notizia della morte di Fabio Ridolfi, 46enne marchigiano tetraplegico allettato da 18 anni. Assistito dalla associazione Luca Coscioni aveva chiesto l’accesso al suicidio assistito appellandosi, guarda caso, alla sentenza Dj Fabo/Cappato della Corte Costituzionale. Aveva da poco ottenuto il via libera dal Comitato etico, ma una serie di lungaggini burocratici – così ha spiegato la Associazione Coscioni stessa – lo aveva portato ad optare, diciamo così, per la revoca dei sostegni vitali attraverso cui si alimentava e idratava, appellandosi invece alla legge del 2017 sulle Disposizioni Anticipate di trattamento.

A Fabio è stata quindi somministrata una sedazione profonda e dopo poche ore dal distacco dei sostegni vitali è morto. «Continueremo a batterci affinché non si ripetano simili ostruzionismi e violazione della volontà dei malati – si era affrettata a spiegare la Associazione Coscioni – Continueremo in ogni caso a fornire aiuto diretto alle persone che si rivolgeranno a noi per far valere il loro diritto di decidere sulla propria vita».

Ebbene, l’eco di questa vicenda ancora non si era spenta quando c’è stata la riprova del fatto che i Radicali sono di parola, non si fermano. Alle 9.31 di ieri l’Ansa ha battuto questa agenzia : «Mario (nome di fantasia), 44enne marchigiano tetraplegico da 12 anni, dopo un incidente stradale, prima persona in Italia che può legalmente scegliere il suicidio medicalmente assistito, dopo una battaglia legale, ha ricevuto la strumentazione e il farmaco per eseguirlo. Sono stati consegnati dall’Associazione Luca Coscioni che, grazie a una “straordinaria mobilitazione”, ha raccolto in poche ore 5mila euro per aiutare Mario a reperire la strumentazione. “In assenza di una legge – spiega l’Ass. Coscioni – lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’ erogazione del farmaco».

Come da copione, immediatamente la notizia è rimbalzata sui principali siti di informazioni, nelle redazioni evidentemente la Associazione Coscioni è considerata fonte autorevole a cui dare il dovuto spazio. Poco dopo, alle 11.57, l’Ansa ha battuto una seconda notizia: «Alle 11.05 di oggi è morto ‘Mario’ la cui identità, rimasta nascosta finora, è Federico Carboni. A comunicare il decesso del 44enne tetraplegico di Senigallia (Ancona) il quale aveva ottenuto il via libera per il suicidio medicalmente assistito, procedura avvenuta oggi per la prima volta in Italia, è stata l’Associazione Luca Coscioni che lo ha affiancato anche nella battaglia legale successiva alla sentenza della Corte Costituzionale sulla vicenda Cappato/djFabo e che ha raccolto fondi per la strumentazione necessaria».

Meno di tre ore per morire. La procedura di suicidio è avvenuta sotto il controllo di Mario Riccio, medico impegnato nella battaglia per l’eutanasia dai tempi di Piergiorgio Welby:«Io credo nel dovere morale del medico di portare a morte un paziente – aveva detto – Perché è la medicina a creare situazioni che non esistevano in passato». Peccato non abbia considerato che in passato la medicina non avrebbe nemmeno potuto apparecchiare con questa dovizia di particolari e tanta celerità la morte di un disabile come avvenuto oggi con Federico Carboni.

Queste le sue ultime parole: «Non nego che mi dispiaccia congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora – ha concluso – finalmente sono libero di volare dove voglio».

Con questa dolorosa illusione si è ucciso Federico, mentre la Associazione Coscioni candidamente dichiara :«Noi sostituiamo lo Stato». In realtà sembra più si vogliano sostituire a Dio, pensando di poter davvero decidere quando si debba vivere e quando morire. Di certo, come già detto, sono di parola, il loro impegno in favore della morte continua. E noi cattolici? Forse non è più tempo di stare a guardare. I Mario di tutta Italia aspettano una parola di vita, di senso sul dolore, una compagnia vera e una mobilitazione di segno diverso di chi vuole condurli alla morte. É tempo di invertire la rotta.


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