martedì 7 maggio 2024
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I vescovi dell’Ue: «No all’utilizzo di embrioni umani nei prodotti farmaceutici»
NEWS 15 Settembre 2023    di Manuela Antonacci

I vescovi dell’Ue: «No all’utilizzo di embrioni umani nei prodotti farmaceutici»

 La COMECE (Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea) e il Catholic Office hanno espresso la loro preoccupazione per la proposta di regolamento del Parlamento europeo presentata lo scorso 14 luglio, “Norme di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all’uso umano” – noto anche come Regolamento SOHO – il cui obiettivo è quello di facilitare la circolazione delle sostanze di origini umane (appunto SOHO) all’interno dei Paesi Membri, in quanto sarebbero alla base di terapie salvavita.

Tuttavia, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea e il Katholisches Büro di Berlino non ci stanno, per cui hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, martedì 12 settembre 2023, esprimendo le loro profonde preoccupazioni riguardo tale bozza, in quanto rappresenterà la chiave di volta per la futura gestione della vita umana prenatale, nella legislazione europea e nel campo farmaceutico e dei trapianti.

Il momento è ferale, perché i membri del Parlamento Europeo sono chiamati a votare la bozza e gli emendamenti presentati dalla Commissione ENVI, la più grande commissione del Parlamento europeo.

In particolare, il Segretariato della COMECE, in collaborazione con il Katholisches Büro di Berlino, esprimono profonda preoccupazione per le potenziali conseguenze dell’espressione “sostanza umana” che appare sempre di più come troppo generica e ampia, in quanto, si legge nel comunicato «non si riferisce solo alle cellule germinali non fecondate (sperma, ovociti e ovociti degenerati) nel campo della medicina riproduttiva, ma copre anche gli embrioni e i feti».

Continua il comunicato, facendo presagire già le conseguenze drammatiche di una eventuale, futura applicazione del Regolamento di SOHO: «Ciò vale, ad esempio, per la rimozione e l’utilizzo di embrioni e feti deceduti o uccisi, nonché per l’uso alternativo di embrioni soprannumerari prodotti in vitro che non vengono deliberatamente impiantati nell’utero e che potrebbe includere embrioni e feti umani».

«Il pericolo– si sottolinea nel comunicato- sta nella possibilità che una tale definizione possa sminuire la dignità e il valore della vita umana, creando un’equivalenza inaccettabile tra embrioni, feti e semplici cellule della pelle o plasma sanguigno», spiega padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della COMECE.

Inoltre, la dichiarazione congiunta solleva interrogativi sull’articolo 58 del progetto: se approvato, questo articolo consentirebbe e imporrebbe test genetici preliminari su embrioni e feti, aprendo potenzialmente la strada all’aborto selettivo, sollevando, peraltro, preoccupazioni sulla compatibilità con il diritto all’autodeterminazione sia dei donatori che dei riceventi.

La COMECE e il Katholisches Büro di Berlino sottolineano, infine, la necessità di una maggiore chiarezza in riferimento al punto della bozza che riguarda i diritti dei singoli Stati membri dell’Ue sulla regolamentazione di questo ambito altamente etico. La dichiarazione sottolinea che «il regolamento non dovrebbe interferire con le decisioni etiche prese dagli Stati membri riguardo all’uso o alla limitazione dell’uso di determinati tipi di “sostanze di origine umana”. Questa formulazione deve essere inclusa nel testo operativo del regolamento, preferibilmente all’articolo 1.»

«Inoltre – conclude il comunicato- deve restare possibile per ciascuno Stato membro rifiutare non solo l’autorizzazione stessa, ma anche il riconoscimento dell’autorizzazione di un preparato “SoHO” rilasciata da un altro Stato membro dell’UE quando tale preparazione o ulteriore utilizzo è stato vietato nel proprio territorio.» (Foto Imagoeconomica)

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