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I vescovi spagnoli condannano le nuove leggi su aborto e transizione di genere
NEWS 11 Ottobre 2022    di Redazione

I vescovi spagnoli condannano le nuove leggi su aborto e transizione di genere

Nota dei Vescovi spagnoli dinanzi alla nuova Legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull’interruzione volontaria della gravidanza e dinanzi alla Legge per la reale ed effettiva uguaglianza delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone LGBTI, leggi proposte dal governo socialista di Pedro Sanchez

La Chiesa ha la missione in questo mondo di difendere e mostrare la dignità di ogni persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e di alzare profeticamente la sua voce quando questa dignità è minacciata in modi diversi.
In questi mesi sono state avviate iniziative legislative che, lungi dal promuovere il bene della persona e la sua dignità, la ledono gravemente. Per questo vogliamo invitare i membri del Popolo di Dio e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a riflettere su questi temi.

In primo luogo, mostriamo la nostra preoccupazione e il nostro rifiuto dell’approvazione della nuova legge sull’aborto. Ci sono diversi aspetti riprovevoli di questa legge, tra i quali si possono evidenziare i seguenti: la promulgazione dell’aborto come diritto, l’attacco all’uguaglianza che prevede di consentire l’aborto per i disabili fino a cinque mesi e mezzo, la possibilità che ragazze di 16 e 17 anni possano abortire senza il consenso dei genitori, l’obbligo per i medici che rifiutano di praticare aborti di iscriversi all’albo degli obiettori di coscienza o l’eliminazione del periodo di riflessione prima dell’aborto e l’informazione sulle alternative all’aborto.

In secondo luogo, esprimiamo la nostra preoccupazione per la possibile approvazione della Legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone LGBTI, che contiene nei suoi articoli elementi davvero preoccupanti dell’imposizione della teoria queer , teoria che mette in discussione radicalmente l’identità sessuale delle persone, in tutti gli ambiti della vita personale, familiare e sociale, stabilendo e imponendo arbitrariamente un’unica concezione antropologica.

Durante il suo pontificato, papa Francesco ha parlato, in numerose occasioni e sempre con tono fortemente critico, della cosiddetta “ideologia di genere”, arrivando a considerarla uno dei più grandi attacchi dei nostri giorni contro la dignità umana e, forse, la più grande minaccia esistente contro la famiglia. Questa ideologia di genere è il fondamento di questa nuova legge della transessualità.

Di fronte a questo orizzonte di colonizzazione ideologica, vogliamo ricordare l’opportuna antropologia che ci mostra che la persona è l’unione del corpo e dell’anima, essendo il corpo un bene di creazione ed espressione della persona.

Da questa solida base esprimiamo quanto segue:

1.- Molte sono le testimonianze di famiglie, madri, giovani e adolescenti che hanno subito le conseguenze prodotte dalla cosiddetta teoria queer o teoria del genere. A tutti loro vogliamo mostrare il nostro sostegno e aiuto e tendere la nostra mano per illuminare la perversione di una legislazione ideologica.

2.- È preoccupante il coinvolgimento diretto dell’Amministrazione e dei poteri pubblici nella promozione dei postulati dell’ideologia di genere. Uno Stato democratico non può imporre una visione antropologica peculiare e ridotta in tutti i settori: educativo, giuridico, sanitario, del lavoro, nei media, nella cultura, nello sport e nel tempo libero.

3.- Colpisce il notevole aumento del numero di adolescenti che chiedono di cambiare sesso senza presentare un’autentica disforia di genere, ma piuttosto come manifestazione di instabilità affettive tipiche di quell’età. Tutti gli studi scientifici concordano sul fatto che oltre il 70% dei bambini che chiedono di cambiare sesso, quando superano l’adolescenza, non continuano a chiedere il cambiamento.

4.- La depatologizzazione della transessualità si identifica con il favorire un intervento medico, ma senza criteri medici, ma con criteri soggettivi del paziente. Depatologizzare significherebbe poter richiedere e applicare arbitrariamente cure mediche e anche chirurgiche, costringendo il personale sanitario a obbedire ai desideri dei pazienti, anche se ciò comporta seri rischi per la persona. Siamo di fronte a un chiaro esempio di dogmatismo ideologico irrazionale.

5.- È regolato dalla legge che la transessualità è il risultato di una scelta di identità di genere, che impedisce alla scienza, attraverso la medicina, di studiare e determina il trattamento più opportuno. Possiamo dire, quindi, che viene negata la possibilità di un trattamento psicosessuale e persino la necessità di ottenere una diagnosi di persone con disturbo dell’identità di genere, confondendo la diagnosi medica con il tentativo di annullare la personalità.

6.- Non si può dire che la riassegnazione ormonale e chirurgica del sesso risolva i problemi che comportano i disturbi di disforia. Ci sono molte testimonianze di persone che hanno subito una riassegnazione e non hanno visto la loro situazione risolta. Allo stesso modo, i trattamenti devono essere ben valutati e le loro sequele, effetti collaterali e complicanze devono essere spiegati.

7.- La comunità cristiana e, in particolare, i pastori devono sempre sviluppare sentimenti di accoglienza nei confronti delle persone con disforia di genere, che hanno il diritto di essere rispettate e curate con i mezzi legali messi a disposizione dalla medicina per raggiungere il massimo e livello più soddisfacente possibile di salute fisica, psichica e relazionale, nei limiti della propria condizione e nel pieno rispetto della verità e della dignità umana.

8.- I fedeli che si trovano in questa situazione sono figli prediletti del Padre, e come ogni altro fedele sono diventati, mediante il battesimo, eredi della vita eterna. Sono chiamati da Gesù Cristo alla santità ea compiere, animati dallo Spirito Santo, la volontà di Dio nella loro vita, unendo al sacrificio della croce le sofferenze e le difficoltà che possono vivere a causa della loro condizione.

9.- Dobbiamo alzare la voce con forza e denunciare l’uso di trattamenti prematuri e irreversibili ancor più quando non siamo sicuri dell’esistenza di un’autentica Disforia di Genere. Le azioni mediche che si svolgono nei minori, dopo una serena riflessione, non dovrebbero mai essere irreversibili vista l’incertezza sui cambiamenti che possono verificarsi nello sviluppo della personalità durante le fasi della pubertà e dell’adolescenza.

10.- La libertà di coscienza e di scienza deve essere rispettata per tutti i professionisti nei vari ambiti della vita sociale senza condizionare il rendimento professionale in libertà. Siamo preoccupati che vogliano imporre un indottrinamento che condizioni le prestazioni professionali in campo educativo, sanitario, pubblico, giudiziario, culturale, mediatico.

La Chiesa è una Madre che vuole andare incontro alle donne a rischio di aborto perché sole e senza risorse, donne che hanno abortito e subiscono le conseguenze di questa decisione. La Chiesa accoglie anche le persone che soffrono di disforia di genere e le famiglie di bambini e adolescenti che sperimentano confusione nella loro identità e hanno bisogno di accompagnamento.

Chiediamo a Santa Maria, Madre della Vita e Regina della Famiglia, di intercedere per noi affinché ci dia la creatività per stabilire la tanto necessaria cultura della vita e la carità per prendersi cura delle persone che rimangono ferite ai margini della strada.

– Mons. D. José Mazuelos Pérez, Vescovo delle Isole Canarie, Presidente della Sottocommissione Episcopale per la Famiglia e la Difesa della Vita
– Mons. D. Ángel Pérez-Pueyo, Vescovo di Barbastro-Monzón
– Mons. D. Santos Montoya Torres, Vescovo di Calahorra e La Calzada-Logroño
– Monsignor D. Francisco Gil Hellín, Arcivescovo emerito di Burgos
– Il Vescovo D. Juan Antonio Reig Pla, Vescovo emerito di Alcalá de Henares


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