Con un testo pubblicato oggi il dicastero per la Dottrina della fede prova a mettere chiarezza sulla Dichiarazione Fiducia supplicans, pubblicata in dicembre, che ha aperto alla benedizione delle coppie “irregolari” e dello stesso sesso. Le reazioni arrivate da intere conferenze episcopali, soprattutto dalle “perifierie” africane, hanno evidentemente provocato una risposta al prefetto cardinale Victor “Tucho” Fernandez che con un «comunicato stampa» ha sostanzialmente rimandato al mittente ogni dubbio.
Dopo aver ribadito che «la dottrina non cambia» e che «il documento è chiaro e classico sul matrimonio e sulla sessualità», Fernandez fa notare che «i documenti del Dicastero per la Dottrina della Fede come Fiducia supplicans possono richiedere, nei loro aspetti pratici, più o meno tempo per la loro applicazione a seconda dei contesti locali e del discernimento di ogni Vescovo diocesano con la sua Diocesi». Ma, per esser chiari, occorre «il dovuto rispetto per un testo firmato e approvato dallo stesso Sommo Pontefice, cercando in qualche modo di accogliere la riflessione in esso contenuta». Nessuna marcia indietro quindi, semmai un ulteriore rafforzativo a un testo che deve essere accolto.
«L’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale», scrive il prefetto della Dottrina della fede, «potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti».
Senza mai nominarla il cardinale tuttavia si riferisce certamente all’Africa quando scrive che «il caso di alcune Conferenze episcopali deve essere compreso nel proprio contesto. In diversi Paesi ci sono forti questioni culturali e perfino legali che richiedono tempo e strategie pastorali che vanno oltre il breve termine». Quindi rimanda anche a un contesto legale in cui vige una condanna penale per l’omosessualità e ricorda che in queste realtà ci vuole sì prudenza, ma anche vi «è un compito pastorale grande e di largo respiro che include formazione, difesa della dignità umana, insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa e diverse strategie che non ammettono fretta». In sostanza quindi, va bene prudenza, ma occorre lavorare per superare i problemi sociali e d’altra parte tenere le indicazioni di Fiducia supplicans.
Quindi il passaggio finale sul senso della Dichiarazione che allarga e innova il concetto di benedizione. Queste nuove benedizioni «pastorali», della durata – citiamo testualmente – «di 10 o 15 secondi» , non pretendono «di giustificare qualcosa che non sia moralmente accettabile», ovviamente «non è un matrimonio, ma non è neanche un’“approvazione” né la ratifica di qualcosa. È unicamente la risposta di un pastore a due persone che chiedono l’aiuto di Dio».
Queste nuove benedizioni, scrive Fernandez, «sono semplici espressioni di vicinanza pastorale che non pongono le medesime esigenze di un sacramento né di un rito formale. Dovremo abituarci tutti ad accettare il fatto che, se un sacerdote dà questo tipo di benedizioni semplici, non è un eretico, non ratifica nulla, non sta negando la dottrina cattolica».
Il testo pubblicato oggi è quindi una conferma della Dichiarazione Fiducia supplicans, un richiamo più o meno diretto alle conferenze episcopali africane affinché si concentrino sul loro contesto e non vadano oltre. Se però l’obiettivo era semplicemente sottolineare il cuore misericordioso dei pastori, vien da chiedersi perché tante parole, visto che da sempre la chiesa va incontro al peccatore senza fare troppe domande, ma anche senza creare questa confusione.
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