giovedì 3 ottobre 2024
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Il dibattito Trump vs Harris e le false smentite sull’aborto al nono mese
NEWS 11 Settembre 2024    di Paola Belletti

Il dibattito Trump vs Harris e le false smentite sull’aborto al nono mese

Il 10 settembre 2024, ieri dunque, è stato il giorno del primo dibattito televisivo tra i due candidati alle presidenziali americane, una data importante per un evento che non pare sia stato così memorabile. Durato poco più di un’ora e mezza, lo scontro ha visto prevalere nella prima parte l’ex presidente repubblicano che invece si è innervosito e ha perso mordente e lucidità nella seconda, dove la candidata democratica si è comportata meglio. Così ha sintetizzato lo stesso Mentana sul suo profilo Instagram: «Nella prima parte più efficace Trump, nella seconda Harris. Nessuna frase memorabile, in positivo. Sarà battaglia fino all’ultimo voto». Come riporta Insideover  «il dibattito, […] ha toccato vari temi, dall’economia ai migranti, passando per l’Ucraina e l’aborto. […] è andato in scena a Filadelfia, al National Constitution Center, ed è stato ospitato dalla ABC, la cui conduzione è stata poi contrastatissima dai repubblicani. Quella della location è una scelta casuale, naturalmente. Entrambi i candidati hanno fatto ripetutamente tappa quest’estate in Pennsylvania, che, insieme a Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada, probabilmente determinerà chi vincerà la Casa Bianca.»

Il tema aborto è stato tra quelli più critici, ma per i lettori italiani si aggiunge l’aggravante della distorsione operata dalla stampa nazionale. Persino l’Ansa – che una volta rilasciava note di agenzia in tono neutro – un minuto dopo la chiusura dell’evento televisivo ha titolato con un piuttosto spudorato “Harris mette Trump all’angolo” , il che semplicemente non è vero. Il titolo di Repubblica, ad esempio, fa credere che Trump abbia subito un inequivocabile fact-checking sul tema aborto al nono mese. Mentre l’ex presidente ha dichiarato – senza essere contestato né da Harris né dalla giornalista – che negli Stati governati dai dem sono state approvate leggi che consentono di abortire fino al nono mese e ha aggiunto che, se andassero alla Casa Bianca, sarebbero pronti ad estendere la legge a livello federale. Nè la conduttrice né Kamala Harris hanno contestato questa dichiarazione, ma piuttosto il riferimento all’aborto post-nascita (cosa ci tocca sentire e scrivere. Per non dire la verità, ovvero infanticidio, si usa l’espressione aborto post-nascita. E la soppressione dei malati terminali diventerà accompagnamento pre-morte al decesso? Perché suicidio assistito è ancora troppo triviale nei termini).

La confusione, dunque, tra due orribili pratiche, l’aborto al nono mese e quello cosiddetto post-nascita è stata presumibilmente voluta: i democratici tendono infatti ad evitare dichiarazioni troppo cristalline sul tema, insistendo invece sulla salute delle donne, sulla libertà negata dalle limitazioni nell’accesso all’aborto e sulla nuova frontiera dei malintesi e mal-detti “diritti riproduttivi”, perché la realtà dell’aborto senza limiti di tempo è indifendibile; o meglio è stata già ampiamente teorizzata anche in ambito accademico ma, accidenti alla realtà e al senso naturale di repulsione per l’uccisione dei più piccoli, resta ancora troppo impresentabile. Lo è, a rigor di logica e di diritto naturale, anche l’aborto tout court e su questo, purtroppo, anche il candidato presidente repubblicano e il suo vice hanno fatto concessioni. Trump non ha difeso a spada tratta la legge della Florida che pone il limite alle 6 settimane di gravidanza, mentre il suo vice Vance si è espresso a favore della pillola abortiva e della sua disponibilità senza restrizioni. Trump aveva solo ribadito la piena autonomia dei singoli stati a legiferare in materia.

In questa libertà legislativa, peraltro, sono molti gli stati nei quali è possibile abortire legalmente fino al termine della gravidanza: non solo New York – il cui «Reproductive Health Act» aveva suscitato tanto scalpore – ma anche nel Minnesota di Tim Walz e in Oregon, Vermont, Alaska, Colorado, District of Columbia, Maryland, Michigan, New Jersey e New Mexico. In questa stessa cornice, però, molti di più, cioè venti, sono gli stati che hanno legiferato in direzione opposta, quella di limitare l’accesso indiscriminato all’aborto. Come non rammaricarsi allora per il taglio (che in questo caso suona come una vera e propria censura) scelto dai media italiani e dai social che hanno dato risalto all’espressione di Trump sui cani di cui si nutrirebbero gli immigrati omettendo invece l’intenzione dichiarata della Harris di estendere l’aborto fino al nono mese in tutti 50 gli stati americani. (Foto: Screenshot PBS News Hour, YouTube)

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