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Il «folle volo» di Abu Bakr al Baghdadi: l’ideologia del califfato già sconfitta in partenza. Dai musulmani
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10 Luglio 2014

Il «folle volo» di Abu Bakr al Baghdadi: l’ideologia del califfato già sconfitta in partenza. Dai musulmani

di Samir Khalil Samir S.I.

L'annuncio dell'inaugurazione del Califfato islamico da parte di Abu Bakr al Baghdadi rivela un senso di disperazione. Il suo proclama ha una forte impronta ideologica, ma per inaugurare questa nuova epoca del califfato mondiale, ha dovuto cambiare area: non in Siria, dove l'Isis rischiava di essere eliminato dall'esercito di Bashar Assad, ma in Irak, nella parte debole, sunnita, dove il governo non aveva un esercito forte. E si sono fermati facendo questa dichiarazione presuntuosa.

Lo stesso fatto di ridefinirsi non più "Isis" in cui sono presenti i termini "Iraq e Siria", ma semplicemente ‟Stato Islamico", come qualcosa di mondiale, è ridicolo dal punto di vista pratico. Nello stesso tempo, rivela la dimensione ideologica del progetto: si tratta di restaurare il califfato di Bagdad, considerato come il periodo più brillante dell'Islam.

Ma la maggioranza dei musulmani non sogna più il califfato, né un impero senza confini. Ognuno cerca di abitare in una nazione, tanto che anche i curdi stanno lavorando da anni per far nascere la loro nazione.

Califfato, il sogno nello scompiglio del mondo musulmano

Il califfato è un sogno e fa riferimento al califfato di Baghdad, quello abbasside. Non è un caso che Abu Bakr al Baghdadi sia irakeno. Per attuare i suoi progetti egli ha provato prima con al Qaida, ma ha dovuto staccarsi da essa. Gli altri gruppi fondamentalisti si sono staccati da lui e lo hanno combattuto in Siria. Anzi, ormai tutti i governi hanno deciso di combatterlo: Algeria, Tunisia, Egitto, Siria, Iraq…  A sostenerlo rimangono i Paesi petroliferi ‒ Qatar e altri ‒ non perché condividano l'idea del califfato, ma per creare diversivi, distrazioni nel mondo arabo.

La decadenza del mondo arabo

In ogni caso la proclamazione del califfato mostra in che direzione si sta muovendo il mondo islamico. Leggendo il proclama di al-Baghdadi, emergono tre affermazioni: anzitutto, "Noi vogliamo restaurare la grandezza dell'islam"; in secondo luogo, "l'occidente ha ridotto il mondo islamico a nulla, uccidendo persone, creando vedove,… "; terzo, "riprendiamoci la nostra leadership con la forza".Questo è il tipico discorso mitico dei fondamentalisti: prima eravamo bravissimi, poi ci hanno impoverito, adesso ci riprendiamo il potere con la forza.

Lui parte da una constatazione molto condivisibile: la decadenza del mondo arabo e islamico, riconosciuta da intellettuali e persone di ogni livello sociale. Per rilevarlo, basta paragonare i Paesi musulmani con qualunque Paese occidentale su economia, politica, diritti umani, giustizia, vita sociale, attenzione ai deboli e ai poveri: siamo davvero in un periodo di decadenza. Anche dove abbiamo miliardi e siamo più ricchi di chiunque (si pensi ai Paesi arabi petroliferi), il livello culturale è molto basso e il contributo alla civilizzazione mondiale è nullo!

Di fronte a questo sfacelo nasce il sogno.  Tale sogno di rinascita non trova alcun sostegno nei Paesi musulmani ricchi, i Paesi petroliferi, disinteressati a qualunque sviluppo umano integrale. Riflettendo su questo, il mondo arabo deve riconoscerlo: abbiamo soldi, ma sono in mano ad una minoranza; abbiamo i numeri, con centinaia di milioni di persone, ma sappiamo soltanto fare guerre.

L'errore ideologico dell'islam

L'errore del mondo islamico è a livello ideologico.  Esso porta a guerre di tipo ideologico: culturale, religioso, storico, ma mai basate sulle vere esigenze della gente. La gente araba chiede soluzioni ai bisogni essenziali; uguaglianza fra uomini e donne; fra musulmani e non musulmani; ricchi e poveri (nel mondo arabo il povero non ha mai voce!). Invece di prendere il meglio della civiltà moderna e assimilarlo, noi cerchiamo la soluzione andando indietro.

A causare questo errore ideologico, vi è pure una responsabilità dell'occidente: esso deve migliorare la relazione con il mondo arabo. Fra di noi, l'occidente è visto come un luogo immorale, senza valori. E in parte è vero.  L'occidente è visto come la guida del mondo, che però attua il suo dominio anche con le armi, con la legge del più forte.  Guardando questi elementi, il mondo musulmano rifiuta il progetto occidentale, troppo "umano", e spera in un "progetto divino", che è la sharia.

In realtà la sharia non ha nulla di "divino": essa è la sedimentazione delle regole tribali e beduine del IX e X secolo, e nulla hanno a che fare con il Corano, che è del VII secolo, o con il profeta Muhammad.
Purtroppo anche se questa idea è condivisa dalla maggior parte della popolazione, i capi politici, soprattutto quelli più ricchi, continuano a mantenere viva questa idea della sharia come una cosa "santa", difendendo la cultura beduina e del deserto, essendo loro i discendenti di quell'epoca. Ma essi non sono e non potranno mai essere un modello per il mondo musulmano.

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