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11.12.2024

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Il «Los von Rom» della Chiesa basca e un vescovo che non si lascia intimorire: Josè Ignacio Munilla
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1 Agosto 2014

Il «Los von Rom» della Chiesa basca e un vescovo che non si lascia intimorire: Josè Ignacio Munilla

Come tradurre il luterano “Los von Rom” in lingua euskara? Poco se ne parla della gravissima crisi del cattolicesimo basco, un tempo vibrante e fecondo e oggi non solo spolpato da una secolarizzazione brutale, ma attraversato da fortissime tensioni antiromane e intorbidato dalla confusione dottrinale.

Per cercare di porre rimedio a una situazione che a molti sembrava ormai irrecuperabile, nel 2009 Benedetto XVI nominò come vescovo di San Sebastián José Ignacio Munilla, uno dei più giovani e promettenti vescovi spagnoli, classe 1961, già pastore della diocesi di Palencia. Di magistero solidissimo, dal tratto pastorale moderato ma deciso, portato al lavoro con i giovani, dinamico e orientato alla Nuove evangelizzazione, Munilla è oltretutto nativo di San Sebastián, la sua lingua madre è l’euskara, il basco.

Quando fece il suo ingresso in diocesi, come benvenuto ricevette una lettera firmata da 131 sacerdoti, tra cui tutti gli arcipreti e 85 dei 110 parroci della diocesi, che lamentavano come il nuovo vescovo «non fosse in alcun modo la persona adatta per svolgere il ministero episcopale nella nostra diocesi». Oltre a un seguito di dimissioni di preti e laici da consigli pastorali e da incarichi di curia. L’accusa verso di lui era in sostanza di essere troppo conservatore e troppo nazionalista, un agente del Vaticano mandato per normalizzazione la Chiesa “indipendentista” basca. Munilla però non si è lasciato intimorire e, affrontando di petto anche i settori ecclesiali ultrà, ha affermato la sua autorità con numerosi successi, anche se non è riuscito a placare la rivolta.

E’ di pochi giorni fa la notizia di una nuova lettera aperta firmata da ben 96 sacerdoti, che tornano ad accusarlo di comportamenti autoritari – ovvero in linea con Roma – tra cui l’aver dato troppo spazio alla lingua spagnola rispetto all’euskara (sic) e di attuare una pastorale non al passo con i tempi, ovvero di conservare uno stile cattolico nel ministero e di essere troppo ligio alla tradizione della Chiesa.

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